L'intesa di Durban sul clima


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'Accordo debole, pianeta a rischio'

Intervista a Maria Grazia Midulla, responsabile energia e clima del Wwf d

di Mariaceleste de Martino
mceleste.demartino@rai.it

“Non è un accordo, ma un mandato a un accordo”. Così esordisce Maria Grazia Midulla, responsabile energia e clima dell’Associazione ambientalista Wwf, commentando l’intesa raggiunta dopo due settimane di trattative dai governi di tutto il mondo, piccole isole e Paesi del Terzo Mondo compresi, su un futuro accordo globale sul clima, entro il 2015 ma in vigore solo dal 2020.

Un accordo definito “timido” dal Wwf.
“L’intesa è di una certa portata, ma ancora una volta è solo un percorso. E sui cambiamenti climatici è da parecchio tempo che noi segniamo dei percorsi. Adesso vogliamo che vengano intrapresi e anche rapidamente”, afferma Midulla che ha partecipato alla 17esima Conferenza mondiale sul clima a Durban, in Sudafrica.

Ognuno vive nel proprio orticello e non capisce l’importanza del pianeta che è un’eredità preziosa da tramandare?
“Siamo la generazione che ha la possibilità di mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale al di sotto dei due gradi”, spiega Midulla. “Gli scienziati in realtà ci dicono che dovremmo stare su un grado e mezzo per salvare le piccole isole e risolvere tanti problemi di centinaia di milioni di persone”.

E invece si parla già di un futuro con 4 gradi. In attesa di una “risposta globale” cosa dovrebbe fare ogni singolo governo in pratica da domani?
“I problemi ambientali vanno affrontati con delle regole certe e con una grossa spinta dal basso. I cittadini, le Istituzioni locali, le aziende, hanno il compito di cominciare da subito ad attuare l’economia a basso tenore. Per fare un esempio: se uno ristruttura la propria casa dovrebbe avere delle facilitazioni ed è molto importante che le sfrutti per risparmiare molto in futuro, non solo sui costi ma anche sull’anidride carbonica. La coscienza di tanti importanti gesti di ognuno di noi deve crescere perché non si può fare sempre tutto con le regole”.

L’Italia, culturalmente, che tipo di popolo è ? Inquinante?
“Il risultato del referendum sul nucleare ha mostrato che la coscienza è diffusa. I cittadini italiani credono nel rinnovabile e nel risparmio energetico. Non bisogna prendere esempio dai governi. Ognuno ha una sua responsabilità. Il cittadino deve anche fare attenzione ai suoi comportamenti quotidiani. Con le sole tecnologie non riusciremo a vincere la sfida. E’ anche un modo di vita e di comportamento. E questo non vuol dire che bisogna rinunciare al benessere, che non vuol dire consumare sprecando”.

È più un accordo “politico”?
“L’altra responsabilità del cittadino è nella scelta dei governanti. In quanto elettori devono votare i politici anche in base al loro impegno. L’Italia come governo purtroppo non è messa molto bene. Forse riusciremo a raggiungere gli obiettivi di Kyoto solo per la crisi economica. Dobbiamo prendere dei provvedimenti strutturali. E ridurre le emissioni vuol dire anche sviluppo economico”. Alla Conferenza è stato trovato anche un accordo per il “Kyoto 2”, che regolerà i flussi delle emissioni di gas serra nel periodo 2012-2015.

Tra i Paesi europei o mondiali a quale modello potremmo far riferimento per migliorare la nostra condizione in Italia e far crescere la collaborazione per risanare il pianeta?
“Campioni assoluti non ce ne sono. Dovremmo copiarci a vicenda e prendere gli aspetti positivi di ogni governo. Noi ora siamo su un aumento globale della temperatura intorno allo 0.7/0,8 gradi e già ne vediamo le conseguenze. In tutto il mondo si percepisce che c’è qualcosa che non va. Qui a Durban ho assistito a una vera e propria alluvione e la gente qui parlava di una cosa mai vista. Lo stesso è successo in Kenya, anche in Italia sono avvenute delle catastrofi dovute forse anche alla mancata messa in sicurezza del territorio ma anche causate dal cambiamento del clima, sempre più spesso e con maggiore intensità”.

Ma se arriviamo ai temuti 4 gradi cosa potrebbe succedere?
“Si parla di innalzamento dei mari, di grandi siccità e del fatto che già oggi abbiamo i Tropici che si sono estesi di 120 chilometri da una parte e dall’altra, spostando tutto con conseguente cambiamento climatico. Vedere la fioritura sulla terrazza del Wwf a novembre non è un fatto normale”.

È ingenuo dire che il mondo è sempre cambiato nei millenni?
“Non c’è mai stata da circa un milione di anni a questa parte una concentrazione così alta di anidride carbonica nell’atmosfera. E questo è il risultato di carotaggi e studi scientifici seri e approfonditi”.

Un aspetto positivo della Conferenza di Durban?
“Se vinciamo questa sfida non solo vinceremo la sfida dei cambiamenti climatici ma avremo un mondo che userà bene le risorse che ha e che gli sono rimaste e avremo un mondo fondato sul benessere vero, che nutre più la mente e farà stare meglio le persone”.