I maltrattamenti subiti nell'infanzia cambiano per sempre il cervello: la materia grigia si restringe, e i centri-sentinella che hanno il compito di reagire alle situazioni di pericolo entrano in uno stato di allarme costante. Una sorta di 'sindrome del soldato' in guerra contro un nemico invincibile. Parola di scienziati, gli abusi lasciano ferite indelebili nell'anima nei bimbi vittime di violenze familiari, aumentando il rischio futuro di ansia e depressione. E anche quando l'esperienza drammatica vissuta da piccoli non si traduce in malattia psichiatrica conclamata, l"impronta cerebrale' del maltrattamento e' comunque presente e visibile con le moderne tecniche di imaging.
A indagare sul fenomeno sono due studi scientifici, uno inglese e uno americano, pubblicati rispettivamente su 'Current Biology' e sugli 'Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine' (rivista del gruppo Jama). La prima ricerca e' firmata da Eamon McCrory dell'University College di Londra, mentre la seconda - accompagnata da un editoriale di Philip A. Fisher e Jennifer H. Pfeifer (Universita' dell'Oregon di Eugene) - e' guidata da Erin E. Edmiston, che ai tempi dello studio lavorava alla Yale University di New Haven in Connecticut, mentre ora e' in forze alla Vanderbilt University di Nashville, Tennessee.
Gli studiosi inglesi hanno concluso che il cervello dei bambini maltrattati diventa piu' sensibile ai segnali di pericolo. A questi piccoli basta vedere un'espressione di rabbia sul viso di qualcuno, perche' nel loro cervello si 'accendano' particolari aree a livello dell'insula anteriore e dell'amigdala. "La stessa reazione gia' evidenziata nei soldati in combattimento", spiegano gli autori. Tecnicamente, precisano, questo meccanismo rappresenta "una risposta adattativa messa in atto dal cervello per uscire da una situazione percepita come pericolosa, ma in realta' costituisce anche un fattore di rischio neurobiologico che li rende piu' vulnerabili a futuri problemi mentali, soprattutto all'ansia". La ricerca americana ha concluso invece che i maltrattamenti subiti nell'infanzia provocano una perdita di materia grigia nel cervello, che aumenta il rischio di disturbi comportamentali. La ricerca ha coinvolto adolescenti dai 12 ai 17 anni senza una malattia psichiatrica diagnosticata, ma le cui condizioni socio-familiari avevano fatto presupporre fin dalla nascita la possibilita' di subire un maltrattamento nell'infanzia. I partecipanti hanno risposto a un questionario in cui si indagava su 5 possibili tipi di maltrattamento (fisico, psicologico o di abuso sessuale). "Benche' preliminari - riassumono gli autori - i risultati indicano una netta riduzione del volume della corteccia prefrontale del cervello nei soggetti con una storia di abusi fisici e trascuratezza, come pure perdite di materia grigia in altre regioni cerebrali, associate al controllo delle emozioni nelle femmine e al controllo degli impulsi nei maschi".
"L'ampia letteratura scientifica sui maltrattamenti nell'infanzia - commentano Fisher e Pfeifer nell'editoriale - ha prodotto solide evidenze degli effetti globalmente negativi dell'abuso, della mancanza di cura e dei maltrattamenti anche psicologici su uno sviluppo sano" del bambino.