di Rita Piccolini
“Credo che l’immersione della psicoanalisi nel contesto sociale sia utile per portare avanti la ricerca psicoanalitica in modo che questa possa, in maniera tangibile, agire sulla collettività. L’interesse per i problemi della società mi sembra, perciò, un innesto molto proficuo sia per la psicoanalisi che per la società”. Sono le parole di Paolo Perrotti, dello Spazio Psicoanalitico di Roma, che così si esprimeva in una lontana intervista del 1974 alla rivista Quadrangolo. Soltanto molti anni dopo, nel 1991, questa idea si concretizzò nella nascita del Laboratorio Psicoanalitico di San Lorenzo. A distanza di 20 anni, in un convegno a Roma, i primi collaboratori di Perrotti e i più giovani che negli anni successivi ne hanno raccolto l’eredità delineano un quadro preciso della loro attività, fanno un bilancio di questo importante impegno nel sociale e elaborano strategie per il futuro.
I Laboratori psicoanalitici ora sono sei e sono distribuiti in realtà sociali molto diverse della capitale. Ne è nato uno nel quartiere Prati, un altro a San Giovanni. Poi si è aggiunto quello del quartiere Ostiense che, una volta trasferitosi in viale Aventino per ragioni logistiche, ha visto in parte cambiare le caratteristiche sociali dei pazienti, poi il Laboratorio di via Tiburtina e ultimo quello di Centocelle, il più periferico, che raccoglie soprattutto le richieste di una classe più popolare, a conferma che la cura del dolore della psiche non è solo un’esigenza da “ricchi” sofisticati e colti, ma un diritto e un’opportunità di cura a cui ognuno possa avere la possibilità di accedere.
E’ infatti proprio questa la sfida che Perrotti, morto nel 2005 mentre ottantenne ancora lavorava, ha lanciato. Sfida che ha trovato terreno fertile in un gruppo di psicoanalisti che ora continuano il suo lavoro arricchendolo della loro esperienza e preparazione. E’ stata un’idea importante e vincente perché ha coinvolto, entusiasmato, contagiato operatori e pazienti, e ha fatto superare loro mille difficoltà gettando il cuore oltre l’ostacolo.
Il progetto “Laboratorio” crea uno spazio fisico dove coltivare, mantenere e diffondere il pensiero psicoanalitico, ponendo sempre un’attenzione specifica ai fenomeni di gruppo. Uno dei suoi punti cardine consiste in una politica di costi contenuti che permettano a una fascia sempre più ampia di persone di usufruire di un trattamento psicoanalitico. La condivisione dell’esperienza tra colleghi attraverso il lavoro di gruppo, di studio e supervisione rappresenta la peculiarità dell’idea “Laboratorio”.
Orgogliosamente nella celebrazione dei 20 anni di attività organizzata dagli analisti dei Laboratori nella prima sede di San Lorenzo vengono ripercorse le tappe di questo impegno . Le raccontano nei loro interventi la dottoressa Avvisati e il dottor Cruciani che ne sono un po’ la memoria storica. Poi gli psicoanalisti che ora svolgono l’attività nelle diverse sedi descrivono l’evoluzione di questa esperienza. Importante è il passaggio del testimone ai più giovani che rappresentano la continuazione della storia. Quello che più colpisce in tutti gli interventi è la commozione e l’immediatezza, che coinvolge tutti i presenti, anche in non addetti ai lavori. Si percepisce nel gruppo coesione e affettività anche se in molti sottolineano che i problemi ci sono stati tra loro, eccome! Ma già ammetterli e raccontarli significa che sono stati e vengono costantemente superati.
A completare il racconto delle interessanti esperienze personali nel gruppo di lavoro, la testimonianza importante dei dottori Angelini, Kreidler e Parisi sulla storia della Psicoanalisi nel sociale. L’esigenza di estendere l’esperienza psicoanalitica alle classi sociali più povere era stata indicata dallo stesso Freud in un appello del 1918. Adesso, a distanza di quasi un secolo, le persone che hanno un disagio, un dolore psicologico da risolvere, possono trovare un “Laboratorio” ad accoglierle.
Un lavoro difficile portato avanti con coraggio e caparbietà che ora dà molti frutti e la certezza che la strada intrapresa era giusta. E allora ecco un’altra sfida affacciarsi all’orizzonte, quella di allargare sempre più l’attività, diffonderla nel territorio, farla conoscere ai cittadini, fare in modo che si sviluppi in altre zone del Paese. Qualche tentativo coraggioso già viene fatto a Pescara, in Sicilia, in Calabria. Passi ancora timidi ma che gettano un seme importante.