Le residenze per anziani han cambiato volto


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Case di riposo, un'altra realtà

Oggi sono sempre più luoghi dove il benessere dell'anziano è al primo posto c

di Maurizio Righetti

Le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) hanno cambiato volto e oggi sono sempre più luoghi dove il benessere dell'anziano è al primo posto, al punto che nel 50% delle strutture, grazie ai comfort e alle attività di supporto, la metà degli ospiti migliora il suo stato di salute, anche con effetti positivi sulla pressione arteriosa e sul ritmo cardiaco. Dalla prima indagine sulle Case di Riposo per anziani realizzata in Italia dalla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), presentata in occasione del Congresso Nazionale a Firenze, che le RSA sono circa 2800 e ospitano 300.000 anziani. Vi si trovano sempre più spesso comfort e trattamenti sperimentali alternativi. Almeno una su due offre camere doppie, ampi spazi comuni al chiuso e all'aperto, è dotata di palestra per favorire la mobilità e la riabilitazione degli ospiti. Sono inoltre in continua crescita le case per anziani che offrono tecniche alternative di cura che si stanno dimostrando estremamente efficaci sullo stato di benessere globale: programmi di arte, danza, musicoterapia o pet therapy migliorano l'equilibrio psichico e l'umore degli anziani in oltre il 90 per cento dei casi, oltre ai parametri di salute fisica.

Cure sempre più mirate e stimolo alla socializzazione
La normativa nazionale stabilisce che nelle strutture protette si debba garantire, oltre naturalmente a un'assistenza medica, infermieristica e riabilitativa adeguata, anche una sistemazione residenziale con impronta quanto più possibile personalizzata, organizzata per rispettare la privacy e stimolare al tempo stesso la socializzazione, consentendo agli ospiti di mantenere il più possibile a lungo interessi personali e residua autonomia – spiega Niccolò Marchionni, presidente SIGG -. Purtroppo sappiamo che, in passato, non sempre gli standard hanno raggiunto livelli adeguati: le nostre indagini su un numero rappresentativo di RSA italiane dimostrano però che il loro profilo è molto cambiato e oggi l'anziano non più autosufficiente può affidarsi a queste strutture, certo di essere seguito al meglio”.

Rsa più attrezzate per anziani con molte patologie
Le RSA, come chiede il ministero, devono essere inserite preferibilmente all'interno del tessuto urbano e facilmente raggiungibili con mezzi pubblici, per ridurre l'isolamento degli ospiti; in genere, accolgono dai 20 ai 120 anziani, ma oggi anche le strutture più grandi vengono organizzate in piccoli “sottogruppi” per accentuare la dimensione familiare dell'ospitalità. Molte sono dotate di un Nucleo Alzheimer, un'area dedicata a soggetti con demenze e disturbi del comportamento dove l'ambiente è costruito in modo da facilitare l'orientamento e la permanenza di anziani particolarmente fragili. Gli standard assistenziali sono molto variabili fra le diverse regioni, ma in media i minuti di assistenza sono compresi fra 90 e 150 al giorno per ogni paziente. “A fronte di un miglioramento generale delle RSA, è anche cambiata negli anni la tipologia dei pazienti che vi sono ospitati – commenta Marchionni -. Con l'invecchiamento della popolazione e l'aumento del numero di anziani affetti da diverse malattie, gli ospiti delle RSA sono oggi più fragili rispetto al passato: in media, ciascuno presenta oltre quattro patologie croniche e assume almeno cinque farmaci al giorno, quattro su dieci hanno un deficit cognitivo moderatamente grave e il 35 per cento è ormai costretto a letto. L'età media si aggira attorno agli 83 anni; e l'ospite è donna in tre quarti dei casi”.

L’importanza dei percorsi alternativi. Trabucchi: “L’arte è positiva per gli anziani”
Per venire incontro alle esigenze degli ospiti, sempre più RSA propongono percorsi alternativi per migliorare benessere e salute. Molte sono esperienze legate in qualche modo alle arti: la musicoterapia, ad esempio, che ha dimostrato di migliorare disturbi comportamentali, tono dell'umore, capacità di attenzione e scambi interpersonali nei pazienti con malattia di Alzheimer. “Diverse forme di arte sono molto positive per gli anziani, anche per chi soffre di demenze, perché la comunicazione non verbale è uno dei migliori strumenti per instaurare relazioni quando un paziente ha perso la memoria o non è più in grado di parlare – spiega Marco Trabucchi, presidente dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria (AIP) –. Anche l'espressione attraverso la pittura, offerta da molte RSA, è benefica perché consente di stimolare la creatività e ritrovare una sensazione di maggiore autosufficienza. Molte sono poi le esperienze mirate a far “uscire” gli anziani ospiti dalle RSA, ad esempio per assistere a spettacoli teatrali o per escursioni all'aperto in cui vengono coinvolte anche le famiglie: così i pazienti, anche quelli con compromissione cognitiva, sono molto stimolati, con attenuazione di sintomi quali tendenza all'isolamento, ridotta autostima, sensazione di inutilità, depressione”. Vanno in questa direzione anche i corsi di cucina, il counseling filosofico per stimolare gli anziani al dialogo, il tai chi per ridurre il rischio di cadute, tecniche utilizzate nei meno compromessi sul piano cognitivo, mentre la musicoterapia e la pet therapy possono essere impiegate anche in presenza di compromissione cognitiva.

Straordinariamente efficace la compagnia dei cani
Nelle RSA si ricorre spesso alla compagnia dei cani, attraverso “sessioni” di contatto con l'animale – osserva Trabucchi –. Nelle ore di pet therapy gli anziani accudiscono l'animale, ci giocano, lo accompagnano attraverso percorsi di agilità. Dove viene praticata, l'adesione alla pet therapy è elevatissima; inoltre, circa il 95 per cento dei partecipanti mostra un miglioramento del tono dell'umore e poco meno della metà ottiene anche un certo miglioramento cognitivo. E ci sono effetti positivi sulla salute: fino al 50 per cento degli anziani che seguono pet therapy ha riduzione di pressione arteriosa e frequenza cardiaca.

L’estrema utilità di una corretta terapia farmacologica
Nel corso del congresso SIGG, si è parlato anche dell'indagine Salute e Benessere nell'Anziano su circa 600mila italiani over 65, frutto della collaborazione tra SIGG e Fondazione Sanofi-Aventis. Lo studio dimostra che la terapia farmacologica dei principali fattori di rischio diventa sempre più utile con l'avanzare dell'età. Curarsi bene salva la vita, ogni anno, a circa 200 "anziani giovani" a rischio di infarto, ma addirittura a 2700 over 75, perché il numero di soggetti che è necessario trattare per evitare un evento grave o un decesso diminuisce al crescere dell'età. La prevenzione è vantaggiosa anche dal punto di vista economico, con un possibile risparmio di 15 milioni di euro all'anno per il Servizio sanitario nazionale. Purtroppo, gli anziani ricevono tuttora cure inadeguate o insufficienti, in misura crescente con l'avanzare dell'età: gli over 80 che non ricevono terapie adeguate sono il triplo rispetto a quelli con meno di 70 anni.