Il punto di vista


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Fotografia dell'Italia odierna

Come leggere questo periodo con gli occhi di un sociologo g

di M.Vittoria De Matteis
(mv.dematteis@rai.it)

Ce lo spiega Franco Ferrarotti, da sempre interessato ai problemi del mondo del lavoro e della società industriale e postindustriale, dei temi del potere e della sua gestione, della tematica dei giovani, della marginalità urbana e sociale, delle credenze religiose, delle migrazioni. Ora, il più noto dei sociologi italiani all'estero, sta studiando il post-capitalismo.

Può farci una fotografia dell’Italia del 2012?
Nella proiezione odierna pesano due fatti. Abbiamo una società dotata di un’identità fortissima: se si nasce italiano non si potrà mai essere altro. 150 anni sono pochi: società antichissima e stato unitario recente, prima anomalìa. Sintomo della difficoltà è che noi parliamo (in tv, a lezione, fra noi) di classe politica o casta come un gruppo di specialisti separato dal grosso della popolazione. Non c’è altrove un corrispondente in Ue né in Usa. Il successo politico e i relativi privilegi sono un grande fattore di mobilità sociale ascendente che tende a rendere inamovibile la classe politica. Nel 2012 non cambierà tutto ciò, anche se si parla di dimezzare i deputati. L’Italia continuerà ad essere una democrazia che non è solo una ‘procedura’ ma anche una ‘sostanza’. In questa fase di governo di transizione la ‘rappresentanza’ non è necessariamente ‘rappresentativa’, quindi non in sintonìa col sentore della popolazione: bisogna far parlare i cittadini. Acefali, rumorosi e inconcludenti i movimenti attuali, ma sintomi, casse di risonanza di un malessere sociale diffuso. L’Italia in 30 anni (1950-80) si è trasformata da Paese agricolo a società industriale importando materie prime. Seconda caratteristica: rapidità nascita della società industriale. E’ un Paese, il nostro, con 70mln di abitanti (più che raddoppiati in 30 anni); l’Italia rappresenta l’1% della popolazione mondiale che detiene il 5% della ricchezza mondiale, ma è una ricchezza iniquamente distribuita. Si calcola che il 10% delle famiglie detiene il 70% della ricchezza totale. E’ un Paese contraddittorio, questo; la trasformazione rapida del dopoguerra ha dato luogo ad una serie di gravi contrasti facendo vincere un capitalismo vissuto come tramonto delle ideologie, e anche degli ideali; una società senza ideali è una società ferma. 1900mld di euro il debito pubblico, il III° più alto del mondo. L’Italia è ferma perché su questo debito enorme bisogna pagare gli interessi; la Banca d’Italia mette all’asta i Btp. Poi patrimoniale, pensioni, taglio convenzioni mediche, Ici: per ridurre debito e costi sociali bisogna “smantellare” lo stato sociale; entro un anno potrebbe migliorare la situazione. Ma queste misure, oltre a ridurre il nostro tenore di vita, riusciranno a far investire nel futuro (grandi opere, lavoro, giovani, etc.)? Come in Inghilterra il boia veniva dalle città vicine, questi tecnici al governo hanno la stessa funzione. I giovani pagano lo smantellamento del welfare, perché un datore di lavoro diventa un datore di precariato, non assume più, venendo meno ad investimenti produttivi a lunga scadenza.

Il saggista Vittorio Sermonti dice che con le nano tecnologie i piccoli insegnano ai grandi e l’esperienza non ha più senso: è d’accordo?
E’ una sciocchezza inaudita, una consolazione a buon mercato e un solleticare gli istinti deteriori della gente. E’ un istituto masochista demagogico, se c’è una crescita senza posti di lavoro si ha la robotizzazione. Alvin Toffler, Bill Gates, Steeve Jobs: profeti della putrefazione accelerata - tutto troppo rapido - al servizio dei grandi interessi. J.S. Mill parla di ‘economia stazionaria’. Per il capitalismo la crisi - come la guerra - non è patologica, ma fisiologica.

Che spazio e che ruolo ha oggi la cultura?
Esistono due logiche: quella della lettura e quella dell’audiovisivo: la prima richiede silenzio, attenzione, concentrazione, l’immagine te la fai tu. La seconda è sintetica, l’immagine è più facile ma è precotta, per un popolo di informatissimi idioti (sanno tutto e non capiscono niente). ‘Disgregazione ragionata’ del soggetto: abbiamo il bisogno frenetico di muoverci avendo perso lo scopo del muoversi. L’individuo aperto è vuoto, Facebook fa perdere la sacralità, il segreto, lo scrigno personale. L’economia di mercato sta tracimando al punto da trasformare la società in società di mercato, dove i rapporti sono di lucro e tutto si vende. Compresi quelli interpersonali, La comunicazione esige reciprocità, viene meno l’idea disinteressata di prossimo, Dopo 20 secoli il Cristianesimo non è ancora iniziato. Bisogna sapere da dove si viene e dove si va. La democrazia non può essere acefala. Si pensa che la novità sia di per sé migliore.