Dopo il terremoto


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Quattro grandi artisti per l'Aquila

Dal 30 novembre la Basilica di S. Maria di Collemaggio ospita la mostra ‘Archè. Bendini, Boille, Mariani, Turcato' r

Il 25 novembre al Palazzo Valentini di Roma, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti ha ricordato il protocollo di amicizia dettato dalla vicinanza geografica e dalla collaborazione economica fra la Capitale e L’Aquila. Alla presenza del sindaco del capoluogo abruzzese, del rettore dell’Università e del vescovo ausiliario e davanti alla platea dei tanti abruzzesi residenti a Roma, si è parlato de “L'Aquila, una storia da ricostruire”, dell’importanza di non spegnere i riflettori sull’emergenza e far ripartire l’economia locale ospitando iniziative. Zingaretti si è detto disponibile a farsi promotore di un appello nazionale degli enti locali italiani che candidino L’Aquila - 10 anni dopo il tragico sisma che la colpì - ad essere la città europea della cultura per l’anno 2019.

E a proposito di eventi da promuovere, dal 30 novembre al 21 dicembre la Basilica di S. Maria di Collemaggio ospita - grazie al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale - la mostra ‘Archè. Bendini, Boille, Mariani, Turcato’.

I 4 grandi artisti offrono la loro testimonianza riempiendo i pannelli delle navate laterali della basilica prima occupati dalle imponenti tele secentesche di Ruther, messe in salvo dopo il terremoto. Una lacuna colmata - seppur temporaneamente - col loro linguaggio di luce e colore, lanciando un invito all’indifferenza di chi sembra aver abbandonato gli aquilani nell’impresa della ricostruzione. Nel quadro dell’aquilano Mariani (che nel terremoto ha perso la sua casa e lo studio ricavato da una chiesa quattrocentesca del centro storico) l’azzurro che si intravede esprime tutta la vitalità di quella terra lacerata ma combattiva. L’arte contemporanea si inserisce umilmente attraverso la trasmissione secolare di esperienze. E a Collemaggio è ben visibile la grande ferita dell’anima di una città che però conserva intatta la sua forza archetipa identificabile nelle reliquie di papa Celestino V, misteriosamente scampate sia al sisma del 1703 che a quello del 2009. Passato e presente: non solo frammenti rapsodici, ma armonia come accordo e proporzione di un tutto. Arte, quindi, come principio generatore da cui ripartire perché, come diceva Gustav Mahler: “tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”.  (M.V De Matteis)