Da Durban verso Rio de Janeiro 2012


Stampa

Clima, 'vicini all'effetto soglia'

Rischiamo di non riuscire più a gestire l'emergenza. Così Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF t

di Alessandra D'Agostini
(a.dagostini@rai.it)

Alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima regna l’incertezza. La crisi economica e la mancanza di un accordo politico non fanno ben sperare nel raggiungimento di risultati significativi. I nodi centrali restano il prolungamento del Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012, e nuove regole per il “fondo verde” per aiutare i Paesi a una politica sostenibile. Usa, Canada e Giappone già hanno espresso la loro volontà a non firmare alcun nuovo accordo dopo Kyoto 2012; Cina e India fanno sapere che non prenderanno impegni se non volontari. L’Europa, con l’11% delle emissioni totali, presenta un unico accordo globale vincolante, ma non ci sta a restare da sola.

“Guardiamo al vertice con spirito non positivo –spiega Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF- ma il processo multilaterale è fondamentale per gestire problematiche internazionali come clima e ambiente. Un fallimento di Durban potrebbe ostacolare il processo che porta al vertice di Rio +20, nel quale si vogliono dare indicazioni per voltare pagina e che vede già proposte interessanti.”.

“La revisione scientifica 2013-2015 prevista dagli accordi di Cancun –dice ancora Bologna- è essenziale per l’adeguatezza delle azioni rivolte a ridurre le emissioni, all’interno di un solido quadro legale. Un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente ha rilevato che gli attuali impegni risultano chiaramente insufficienti per il raggiungimento dell’obiettivo concordato a Cancun, di limitare il riscaldamento a 2° C”.

Bologna non nasconde che “la situazione è veramente drammatica. Ci sono evidenze dei cosiddetti effetti soglia, situazioni nelle quali la capacità di gestione dell’emergenza è fuori gioco. Se Durban fallisce saremo davanti a situazioni a rischio. Addirittura la stabilità geopolitica mondiale potrebbe essere messa a dura prova. Serve intervenire con quell’urgenza che purtroppo le trattative internazionali non tengono in considerazione. L’attenzione è così concentrata sulla crisi economico-finanziaria che non capisce che fare economia in modo diverso, anche con investimenti nel capitale naturale nelle cosiddette green infrastructures, potrebbe essere vincente” .

“Kyoto è un problema vivissimo –continua Bologna- perché abbiamo a che fare con un protocollo vincolante, mentre i documenti che verranno approvati a Durban e anche a Rio sono legati all’Agenda 21, una sorta di manuale dello sviluppo sostenibile, sostenuti dal consenso internazionale. E non dimentichiamo la difficoltà nella definizione di obiettivi comuni tra Paesi industrializzati e quelli meno industrializzati, molti dei quali sono di nuova industrializzazione come Cina e India”.

“Poi c’è la realtà degli Stati Uniti, che in termine teorici sono vicini all’Europa. Il problema –conclude Bologna- è che Obama non ha i numeri per ottenere risultati e deve fare i conti con l’appuntamento elettorale del prossimo anno. Il suo pacchetto legislativo sul clima, presentato a inizio mandato, non ha fatto passi in avanti neanche con un Senato a maggioranza democratica. Figuriamoci ora che l’ha persa”.