L'intervista


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Kostas Moschochoritis: 'La sfida dell’accesso alla popolazione'

Parla il direttore di Medici senza Frontiere Italia k

Per avere accesso alla popolazione è molto importante saper trattare in ogni situazione di emergenza. Fino a quale limite ci si può spingere nelle situazioni più estreme per salvare vite umane, per fare cioè un compromesso che non sia una compromissione?
“Questa è una vera sfida, noi esistiamo solo se abbiamo accesso alla popolazione, per questo dobbiamo negoziare con le autorità locali che possono essere un governo legittimo o un gruppo armato. Tuttavia, c’è un limite che rende inaccettabile un compromesso: è quando il nostro lavoro provoca più danni alla popolazione che aiuto. I compromessi si fanno sempre per avere accesso alla popolazione, questo è sicuro, ma quando diventiamo noi parte del problema, allora significa che il compromesso è inaccettabile e allora è meglio lasciare il posto. Ecco un esempio semplice: quando l’azione umanitaria aiuta più i belligeranti che la popolazione allora gli operatori umanitari diventano parte del problema anziché la soluzione. In pratica, è sempre una grossa sfida arrivare alla popolazione senza compromettere gli imperativi dell’azione umanitaria, una sfida continua che è però nostro dovere affrontare per avere accesso alla popolazione ma in condizioni accettabili”.

Come non perdere la “flessibilità” che è una caratteristica di Medici senza Frontiere?
“Innanzi tutto, adesso che siamo cresciuti e siamo un’organizzazione grande, dobbiamo cercare di evitare sistemi burocratici e mantenere sempre lo spirito di iniziativa e di innovazione. Una caratteristica che è nel nostro Dna è l’autocritica, che è un ottimo strumento per evitare la banalizzazione e la burocratizzazione”.

Per quanto riguarda la crisi economica attuale, oltre alla difficoltà dei donatori, è possibile che anche le popolazioni europee possano chiedere il vostro aiuto…
“Siamo consapevoli di questa possibilità, comunque per esempio già in Italia lavoriamo con fette della popolazione più vulnerabili, cioè i migranti senza documenti. In Europa c’è tuttavia una differenza e cioè che ci sono Stati forti. Il ruolo di Medici senza Frontiere non è sottrarre gli Stati alle loro responsabilità. Noi comunque guardiamo con attenzione alla situazione. Se ci saranno situazioni dove fette della popolazioni diventeranno molto vulnerabili e lo Stato non farà il suo dovere, allora penseremo interventi, nell’ottica di non sostituire lo Stato ma di evidenziare i problemi”. (B.B)