Il nuovo ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, non ha dubbi: e' tempo che l'Italia si doti di una nuova mappa del rischio idrogeologico, e in funzione di questa decida in termini strategici 'cosa' fare di se stessa e del suo territorio, cominciando a rifare la sua legge urbanistica. A un mese esatto dall'alluvione nello spezzino, e all'indomani di quella nel messinese, Clini nelle sue nuove vesti di ministro si e' confrontato per la prima volta con le conseguenze politiche delle emergenze ambientali italiane. Cosi', dopo aver visionato Messina insieme al capo della Protezione Civile, prefetto Franco Gabrielli, dopo aver ascoltato a Genova i presidenti della Regione Liguria, Claudio Burlando, e della conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha annunciato di essere giunto a questa conclusione: "Meglio prevenire, che riparare".
Per quanto costoso possa essere, di fronte ai cambiamenti climatici del nuovo millennio indirizzare risorse a tutela dell'ambiente equivale a fare una scelta strategica. "L'unione europea, la Bce, il Fondo monetario internazionale, tutti ci dicono che le misure di risanamento devono essere orientate alla crescita - ha detto Clini -. Hanno ragione. Ma slla luce di quanto avvenuto alle Cinque Terre, a Genova, a Messina, e piu' in generale di quanto avvenuto in Italia negli ultimi vent'anni, io dico che la messa in sicurezza del territorio e' una scelta strategica che equivale a un forte volano per la crescita".
Paradossalmente, secondo Clini e' la stessa crisi finanziaria a chiedere di intervenire sul territorio. "La crisi suggerisce di adottare politiche che riducano i costi. E' vero che ci sono problemi per reperire i finanziamenti. Ma il risanamento del territorio va esattamente in questa direzione". Il problema e' 'come' reperire le risorse. Clini ha anticipato di ritenere ipotizzabili "nuove forme di fiscalita"'. "Non mi riferisco solo a un aumento delle accise, che e' una tassa di scopo - ha precisato -. Mi riferisco a nuovi meccanismi della fiscalita' corrente capaci di dar vita a un fondo permanente".
Accanto a questo, e' necessario mettere a punto una nuova mappa del rischio, in funzione della quale intervenire su insediamenti e territori. "Non ho mai detto che la gente debba essere spostata - ha tenuto a precisare il ministro -. Ma ho fatto presente che bisogna mettere a punto un nuovo sistema di valutazione". Cio' significa criteri comuni dalla Liguria alla Sicilia per arrivare a standard adeguati ai mutamenti climatici di oggi. E' alla luce di questa impostazione che Clini ritiene "necessario" cambiare la legge urbanistica. "In Italia - ha concluso - vi sono autorizzazioni che non avrebbero mai dovuto essere date". L'Italia non puo' tornare agli Anni Cinquanta. Ma se vuole evitare di anno in anno disastri ricorrenti e' bene che cominci a ripensare se stessa.