di Sandro Calice REAL STEEL
di Shawn Levy, Usa 2011, fantascienza (Walt Disney)
Hugh Jackman, Evangeline Lilly, Dakota Goyo, Kevin Durand, Anthony Mackie, Hope Davis, James Rebhorn, Olga Fonda, Marco Ruggeri, Karl Yune, Gregory Sims, John Gatins, Torey Adkins, Tom Carlson, John Hawkinson.
Non è mai troppo tardi per insegnare qualcosa a un figlio, per ritrovarsi, per vincere. Anche se per farlo servirà l’aiuto di un robot.
Charlie Kenton (Jackman) è un ex pugile che ha dovuto abbandonare il ring quando robot enormi e violenti hanno sostituito gli uomini nel mondo del pugilato. Charlie allora si è riciclato riciclando vecchi robot per incontri clandestini, vivendo ai margini della legalità senza mai arrendersi. Il gioco però non può durare, anzi peggiora quando si trova a dover fare i conti con Max, il figlio di 12 anni che aveva abbandonato e di cui aveva perso le tracce. L’incontro sembra dover finire prima di iniziare, ma poi Max si rivela un appassionato di boxe e robot, una passione che travolge suo malgrado Charlie, e che ha le fattezze di Atom, un vecchio robot da allenamento che conserva una scintilla quasi magica dentro di sé. Padre, figlio e robot hanno l’occasione per tornare a combattere, in una sfida impossibile.
Ispirato a un racconto breve del maestro della fantascienza Richard Matheson, diretto da Levy (“Una notte al museo”, “La pantera rosa”) esperto di commedie fantastiche, prodotto (anche) da Steven Spielberg, “Real Steel” ha gli ingredienti giusti per accontentare palati diversi. C’è una storia “epica” alla Rocky, con l’ultimo della classe che combatte per il primo posto, c’è uno scenario da fantascienza non troppo distante (siamo nel 2020 nella provincia americana) e quindi facile da capire, e c’è un racconto di redenzione di tre personaggi, padre, figlio e robot, che solletica i sentimenti. Volendo, poi, si può anche discutere del rapporto uomo-macchina (se i robot hanno un’anima, se il cervello umano sia ancora superiore), dell’estetica da videogioco o della storia familiare per capire chi salva chi tra padre e figlio. Ma non è fondamentale. Piuttosto, tra le curiosità, ci piace sapere che Levy ha utilizzato, con qualche variazione, la stessa tecnica di ripresa di Cameron in “Avatar”, che almeno 4 dei robot sono reali e non creati digitalmente e che l’ex campione e mito del pugilato Sugar Ray Leonard è stato il supervisore degli allenamenti di Jackman e di tutte le coreografie dei combattimenti. Divertente, senza impegno.
s.calice@rai.it