Diceva di essere di essere laureata e di lavorare come psicologa al Sant'Orsola di Bologna. Diceva di aspettare un bambino e di temere che la gravidanza fosse a rischio, raccontando di un precedente aborto e di alcune recenti emorragie. Tutto falso, o quasi: non era una psicologa e non era nemmeno incinta, ma per anni Silvia S., bolognese di 44 anni, è riuscita ad abbindolare medici, consultori, l'Inps e soprattutto il suo datore di lavoro: il Policlinico Sant'Orsola, per il quale da metà degli anni '90 faceva l'operatrice socio-sanitaria.
Un castello di dichiarazioni e autocertificazioni fasulle, mescolate a documenti sanitari autentici, che le hanno permesso di lavorare solo sei giorni negli ultimi nove anni di servizio: due giorni nel 2002 e quattro giorni nel 2004. Un vero record di assenze, tra malattie forse vere (una dermatite da contatto con agenti chimici contratta sul lavoro) e due maternità completamente inventate. Due "figli mai nati", come è stata ribattezzata l'indagine dei carabinieri del Nas di Bologna, che hanno smascherato la donna, finita agli arresti domiciliari con le accuse di truffa aggravata ai danni di enti pubblici e falso ideologico in documentazione pubblica. L'indagine è cominciata a metà del 2010 grazie a una segnalazione della direzione del Policlinico, giustamente insospettito di fronte a una dipendente che da otto anni era un 'fantasma', e dopo che diverse visite fiscali erano andate a vuoto. Nell'estate 2011, con gli accertamenti dei carabinieri in pieno svolgimento, l'ospedale ha licenziato Silvia, per il superamento del numero massimo di assenze previste per cause di servizio, un provvedimento che però lei ha impugnato.
Ma il colossale imbroglio, secondo la ricostruzione degli investigatori, era cominciato nove anni prima. A partire dal 2002, dopo la nascita dell'unica figlia 'autentica', in ospedale la donna non si è quasi più vista, grazie a una lunga serie di assenze per malattia: la dermatite provocata dai detergenti che maneggiava sul lavoro, certificata dai diversi medici di base che ha cambiato più volte e con i quali si sarebbe spacciata per psicologa, e poi le finte gravidanze a rischio.
A certificarle queste ultime sono stati nel 2003 i medici di un consultorio in zona Corticella, cui aveva raccontato di un precedente aborto, e nel 2008 un ginecologo dell'ospedale Maggiore, al quale aveva mostrato anche un documento del Pronto soccorso del Sant'Orsola, dove si era recata per una presunta emorragia. Entrambi le avevano prescritto ecografie e altri esami specialistici, che lei ovviamente non fece. Secondo i carabinieri, i vari medici sarebbero stati ingannati dall'abilità e dalla profonda conoscenza del sistema sanitario della donna, che il capitano del Nas di Bologna Sabato Simonetti ha definito particolarmente 'furba e scaltra'.
Al punto che, dopo avere abbindolato i medici, ha anche prodotto false certificazioni per dimostrare la nascita dei due figli, un maschietto nel febbraio 2004 e una femmina nell'ottobre 2008. Ha dichiarato di avere partorito in Spagna, commettendo però qualche errore di data nelle varie autocertificazioni. I carabinieri hanno esaminato gli archivi di tutte le anagrafi, anche di quelle che registrano le nascite all'estero, e pedinato la donna che è sempre stata vista in compagnia del marito e della prima figlia, di dieci anni.
Tutti i controlli incrociati hanno dimostrato che gli altri due bambini non sono mai venuti al mondo. Ciononostante, in questi anni la donna ha anche usufruito, indebitamente, di sgravi fiscali, grazie alle detrazioni d'imposta per i figli a carico. Il danno all'erario é per ora stato quantificato in poco più di 33.000 euro, ma le verifiche sono ancora in corso. Silvia, che al momento della notifica del provvedimento di arresti domiciliari chiesto dal Pm Claudio Santangelo e firmato dal Gip Alberto Gamberini non ha rilasciato dichiarazioni, entro la settimana sarà sentita per l'interrogatorio di garanzia.