Il sistema bancario italiano deve fare i conti con prospettive fosche o quantomeno non facili nei prossimi mesi, in cui i bilanci degli Istituti di credito verranno messi a dura prova. Considerato che sono gia' alle prese con una crisi generale del sistema paese 'certificata' dall'autorita' europea Eba la quale ha imposto, con una decisione molto discussa, una svalutazione dei titoli di Stato italiani in portafoglio, anche quelli detenuti a scadenza. Un confronto quello con l'autorita' basata a Londra che prosegue serrato in attesa che, entro novembre, vengano definiti con esattezza i miliardi di capitale mancanti e cosa considerare patrimonio di qualita' e cosa no.
Passata l'euforia del nuovo governo, infatti, i mercati finanziari continuano a dimostrare forte disaffezione verso il nostro paese coinvolgendo anche il sistema bancario. Una ulteriore voce arriva da Moody's secondo cui il pesante passivo di Unicredit nel trimestre, determinato dalla volonta' di fare pulizia e svalutare a prezzi di mercato le acquisizioni compiute prima della crisi, fa aumentare i dubbi sulla redditivita' delle banche italiane in futuro. In particolare si punta il dito contro quelle acquisizioni di banche concentrate sul mercato domestico quali Capitalia da parte di Unicredit (che per la verita' ha sofferto di piu' per le controllate in Ucraina e Kazakistan), di Antonveneta da parte di Mps e della Popolare Italiana da parte del Banco Popolare. I piani di sinergie previsti, rileva l'agenzia, saranno particolarmente difficili da ottenere in un contesto dove le misure di austerita' del governo colpiranno i consumi, i costi di raccolta delle banche nazionali continuano a essere elevati rispetto alle rivali e la regolamentazione piu' severa. Unicredit ha messo in cantiere l'aumento di capitale monstre da 7,5 miliardi di euro mentre Mps, che lo ha chiuso nei mesi scorsi, lotta per evitare una nuova operazione cosi' come il Banco Popolare. Tranquilla e' invece Intesa Sanpaolo i cui indici sono al di sopra del richiesto.
Il centro del contendere sono gli strumenti di capitale convertibile. La Banca d'Italia lavora di concerto con l'Eba e si spera in una situazione dove tali strumenti siano considerati per una buona parte capitale di qualita'. Il rischio, che molti gia' paventano da associazioni di imprese, enti locali e consumatori, e' quello di una stretta di credito e un balzo delle sofferenze (che in parte sta gia' avvenendo) che impatti pesantemente sulla ripresa colpendo specie le Pmi. Ma lo scenario, come ha prospettato il decano del sistema Giovanni Bazolil, e' anche quello di un salvataggio da parte dello Stato (come accade in Spagna) o dell'arrivo di gruppi stranieri.