Anno 2008 (Eurostat): il nostro Paese registrava un tasso di occupazione femminile sotto il 50%, con una forte sottorappresentazione nelle posizioni apicali, dove la donna, a parità di ruolo e mansioni, era ricompensata professionalmente ed economicamente in media meno rispetto all'uomo. Anno 2011: situazione invariata. Secondo le ultime stime, le donne che lavorano sono solo il 47%, percepiscono stipendi inferiori del 22% e non riescono ad entrare nel 63% dei cda di società quotate. Solo lo 0.4% ne annovera più di due. Nell'ultimo rapporto del World Economic Forum, l'Italia si colloca al 95esimo posto per ciò che concerne la partecipazione economica della donna: dunque, in forte difetto rispetto alla direttiva 54 della Commissione europea che sancisce agli Stati membri di promuovere una parità di trattamento (e di occupazione) per entrambi i sessi. Nessun aiuto neanche dall'ambiente professionale: le donne faticano il doppio, specie al Sud, per dimostrare le proprie competenze. Eppure non smettono di lottare di fronte a barriere psicologiche e culturali. Secondo Manageritalia, la Federazione nazionale dirigenti e quadri del terziario privato, il 18,2% fra le 40enni e il 16% fra le 41-45enni riesce ad affermarsi senza scorciatoie, favoritismi o regalie.
Ragione di questa faticosa scalata è la mancanza di una cultura di management e valorizzazione al femminile, sebbene le donne rappresentino una risorsa più qualificata (12,7% di laureate vs 11% degli uomini) per una maggior propensione all'ascolto, a motivare i propri collaboratori con riconoscimenti e gratificazioni, e a sviluppare doti di negoziazione, creatività e flessibilità. Nonostante il prezzo dell'affermazione, che costa rinunce nella vita sociale e privata, le donne manager riconfermano o riconfermerebbero la propria scelta professionale. È questo il profilo che emerge da una ricerca qualitativa, condotta da O.N.Da e Key2People in collaborazione con Pirelli e Nestlé, aziende che promuovono la figura della donna in ambiente lavorativo, su un campione di circa venti donne manager professioniste di Milano, Roma e Napoli. Questi dati - presentati oggi a Milano - sono stati elaborati da un tavolo tecnico che ha visto riuniti rappresentanti del mondo aziendale, accademico, politico della sanità e dei media, grazie al quale è stato possibile elaborare sette proposte per cambiare approccio al sistema tradizionale.
Su di loro forti pressioni lavorative
"Nove milioni di italiani soffrono di stress da lavoro, e sono soprattutto donne - dichiara Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da -. Fra i fattori determinanti proprio le forti pressioni lavorative, le barriere culturali che rendono la carriera manageriale femminile più difficoltosa e impegnativa, le remunerazioni non in linea con le medesime posizioni ricoperte dai colleghi, la competitività, il difficile clima aziendale, che aggiunge come non si tratti solo di un fenomeno italiano e che proprio queste problematiche hanno spinto O.N.Da a intraprendere un percorso iniziato con un'indagine qualitativa volta a esplorare i bisogni e le difficoltà delle donne manager anche nel conciliare i loro molteplici ruoli, e un tavolo tecnico che ha riunito il mondo aziendale, accademico, sanitario, politico e dei media per riflettere sulle possibili soluzioni per migliorare la partecipazione e la qualità di vita delle donne manager. Il tutto con un occhio particolare alla salute femminile. Ne è uscito un documento con 7 proposte concrete da presentare alle Istituzioni e alla business community. Le nuove componenti del Governo scelte dal neo eletto Presidente del Consiglio - conclude Francesca Merzagora - rappresentano una svolta, le donne possono e ormai devono lavorare con pari dignità a fianco dei loro colleghi uomini".