di Federica MarinoParigi, 1857: nei Fiori del male Baudelaire lancia il suo Invito al viaggio, in quel luogo dove tutto è “ordine, bellezza, lusso, calma e voluttà”. Un invito che molti artisti accoglieranno in diverse forme negli anni successivi, alla ricerca di un altrove per fuggire alle asfittiche città europee, ormai troppo lontane dalla natura e dall’essenza profonda della vita e intrise di quella noia chiamata spleen.
Tra i viaggiatori-artisti del periodo, un posto di riguardo è certamente quello di Paul Gauguin,: il suo soggiorno a Tahiti è il più noto di una lunga serie di viaggi oltremare che lo vedono in gioventù a Rio de Janeiro e poi in America centrale e in Martinica. E’ del 1897, quarant’anni dopo l’invito baudelairiano che Gauguin dipinge a Tahiti l’imponente Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?, opera di un viaggiatore che si interroga sul senso del viaggio più importante, quello della vita di ogni uomo. Il pittore tenta il suicidio dopo aver dato l’ultima pennellata alla tela, che diventa così una sorta di testamento spirituale. All’amico Monfreid, Gauguin spiega: “Prima di morire, ci ho messo dentro tutta la mia energia, una tale dolente passione e una visione così netta che ciò che nel quadro c’è di frettoloso svanisce, e sorge la vita”…
La grande tela è oggi a Genova, nella mostra Van Gogh e il viaggio di Gauguin, coraggiosamente inaugurata pochi giorni dopo la disastrosa alluvione nella città.
Con un viaggio eccezionale, dal Museum of Fine Arts di Boston, quella che doveva essere la tappa conclusiva di un cammino interiore è così diventata un momento di calma a fianco del quale si incrociano i percorsi della mostra, con i tormentati capolavori di Vincent van Gogh, e le due sezioni geograficamente distinte, Europa e America, con artisti del XIX e XX secolo.
Van Gogh: l’Autoritratto al cavalletto, un uomo che si dipinge e cerca così di leggersi, viaggio interiore in un sé vacillante. Le scalcagnate Scarpe, fondamentali in qualsiasi viaggio. Il Covone sotto un cielo nuvoloso, percorso da corvi in volo verso un altrove, dipinto da van Gogh tre settimane prima di morire. Le lettere al fratello Théo, messaggi a chi da lontano ascoltava il suo spirito inquieto
America: dall’Est al West, i grandi spazi ancora sconosciuti della nuova nazione, nelle tele di Edwin Church e di Albert Bierstadt. L’oceano di Winslow Homer, tra Otto e Novecento e poi le stesse onde dipinte nel XX secolo da Andrew Wyeth. Hopper, Rothko, Diebenkorn.
Europa: il romantico Friedrich, con nebbie e mari e orizzonti lontano; Turner, gli elementi, la luce e i colori; Monet e il viaggio contemplativo nel chiuso del giardino di Giverny; Kandinsky e le linee deformate di una realtà in movimento.
Invito al viaggio, nello spazio e nell’animo. Un luogo fisico, quello della mostra, che racchiude e contiene movimenti. Una città, Genova, da cui sono partiti tanti viaggi, ma che ha sempre saputo rimanere se stessa, soprattutto nei momenti più duri
Van Gogh e il viaggio di Gauguin
Genova, Palazzo Ducale
Fino al 15 aprile 2012