di Emanuela Gialli
Sono migliaia i satelliti in orbita: per le previsioni meteo, per radio, tv e telefoni, per il posizionamento, di persone e cose, sulla Terra. Molti sono di “nazionalità” americana. Da poco più di un mese nello Spazio ci sono satelliti targati UE: sono quelli del sistema europeo Galileo. Intervista all’Ing. Mario Caporale, responsabile delle Strategie per Navigazione satellitare, Telecomunicazioni e Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Italiana.
A ottobre sono partiti due satelliti del sistema europeo “Galileo”. Detto così per noi ovviamente non ha molto significato questo. Di cosa si tratta e soprattutto questo invio cosa dovrebbe realizzare in effetti?
Galileo è un sistema di navigazione satellitare, analogo al Gps americano. E’ stato concepito alla fine degli anni ’90 ed è stato avviato nel 2000. Dunque, ci sono voluti 10-11 anni perché i satelliti vedessero la luce, per così dire. Questi tra l’altro sono i primi due satelliti operativi del sistema. La Commissione europea e l’Esa, che lavorano nel Programma, hanno già lanciato nel 2005 un primo satellite di test, G.I.O.V.E. (Galileo Improvement Validation Experiment). Nel 2008 è stato lanciato un secondo satellite. Entrambi hanno sperimentato in orbita alcune tecnologie, in particolare gli orologi atomici, il generatore di segnale, etc., che fanno parte della dotazione dei due satelliti lanciati il 21 ottobre.
Questi satelliti, tipo “Galileo”, vengono mandati nello Spazio per aiutare i singoli o per supportare reti infrastrutturali, come ad esempio i sistemi di Difesa degli Stati?
Senz’altro sono utilizzati dai singoli. Pensiamo soltanto ai Gps per la navigazione in auto. Ma l’utilizzo è vastissimo: dai mezzi di trasporto, alla navigazione di aerei, navi e treni, o addirittura la guida di armi, come i missili. Non dimentichiamo che il sistema “Galileo” può trasmettere anche i segnali governativi PRS (Public Regulated Service), criptati, concepiti per servizi di sicurezza civile e militare. “Galileo” nasce come sistema civile, sotto il controllo civile, e non come i Gps che invece sono nati come sistemi militari.
Nello Spazio sono migliaia i satelliti in orbita. Lanciati da diversi Stati, come quelli di “Galileo”. “Galileo” è un progetto europeo. Oltre agli Stati dell’Ue, ci sono Svizzera e Norvegia, che non fanno parte dell’Unione, ma aderiscono all’Agenzia Spaziale Europea, ESA.
Partecipano tutti per obiettivi civili?
Assolutamente sì. L’uso militare di “Galileo” non è stato ancora concordato in ambito comunitario. Forse in futuro, ma attualmente no. Quello che posso dire è che il sistema ha le caratteristiche per essere utilizzato anche per scopi militari.
Perché?
Perché è in grado di trasmettere segnali certi e protetti per la navigazione, il posizionamento e per la temporizzazione di precisione. Pensiamo ad esempio al Gps che viene utilizzato per le reti di calcolatori, per le reti di trasporto energia, perché costituisce una base di tempo molto preciso, per tutta una serie di servizi, come l’identificazione dei sincronismi, l’individuazione dei guasti multipli, e così via. “Galileo” è un sistema autonomo, a disposizione solo dei Paesi europei, che ci potrebbe affrancare dalla dipendenza americana, soprattutto per le infrastrutture cosiddette “critiche”, per le quali l’Unione Europea da alcuni anni ha avviato dei programmi di protezione.
Ma quali sono le infrastrutture critiche?
Sono le infrastrutture di servizio di uno Stato, che in caso di malfunzionamento o di blocco, causano momenti di criticità. Si pensi ad esempio agli aeroporti. Se uno scalo non funziona, crea una disfunzione a tutto il sistema del trasporto aereo nazionale e internazionale. Si pensi anche alla rete elettrica. Ecco, “Galileo” costituisce un elemento molto forte di protezione di questo tipo di infrastrutture.
In che senso?
Perché è in grado di fornire un segnale robusto protetto per la temporizzazione, per quella che si chiama “sincronizzazione degli eventi”.
“Galileo” è al servizio anche di soggetti privati?
“Galileo” in realtà fornisce alcuni servizi “aperti”, cioè gratuiti, utilizzabili dagli Stati di tutto il mondo. Così ad esempio India e Australia potranno utilizzarlo senza costi. Altri servizi verranno invece erogati a pagamento o messi a disposizione degli Stati, con priorità per quelli europei inizialmente, con i quali si hanno accordi di sicurezza, protocolli o convenzioni, per avere segnali criptati PRS, come ho detto prima. Successivamente potrebbero essere estesi ad altri Stati, come gli Usa.
E’ previsto l’invio di satelliti aggiuntivi per “Galileo”?
Sì. Il progetto prevede 30 satelliti. Quindi ne devono essere inviati altri 28.
Con quale cadenza?
Fino al 2015 si dovrebbero (il condizionale è necessario) mettere in orbita in tutto 18 satelliti, compresi i due già mandati. Entro il 2019 si dovrebbero avere tutti e 30 i satelliti in orbita. Purtroppo però, dopo il 2015, la tempistica al momento è provvisoria, perché i finanziamenti per il Piano 2014-1019 devono ancora essere concordati in Comunità.
Finora quanto è costato il progetto e quanto ancora costerà?
La fase di ricerca è sviluppo denominata IOV (In Orbit Validation) è di circa 1.5 miliardi di Euro. La fase di spiegamento (denominata FOC, Full Operational Capability) è stata finanziata nel 2008 con 3.4 miliardi di Euro. Tuttavia nel 2010 si è stimato che servono ancora per il completamento del sistema 1.9 miliardi di Euro.
Il progetto europeo “Galileo” quanto è partecipazione privata, di società o imprese, quanto è invece degli Stati?
Oggi il progetto è cento per cento pubblico come finanziamento. Certo poi vi partecipano anche molte industrie: a livello europeo sono oltre 500; in ambito nazionale capofila è Finmeccanica, ma poi ci sono altre piccole industrie, per la fornitura di componenti satellitari e di terra. “Galileo” tra l’altro a terra è seguito da due centri di controllo, al Fucino, in Abruzzo, dove ha sede Telespazio, e a Monaco, in Germania.
E che ritorno hanno le industrie? Che profitti realizzano?
Questi primi quattro satelliti “Galileo”, due di test e due operativi, hanno un indotto economico di circa un miliardo e mezzo di euro. Consideri che tutte le industrie che partecipano a “Galileo” hanno dato impiego a 300 mila persone che lavorano in tutta Europa per mettere in piedi il Programma.
Chissà perché a livello europeo c’è questa forte compattezza in campo industriale e non c’è un’adeguata compattezza in campo politico?
Bella domanda. “Galileo” costituisce comunque un notevole “banco di prova”, perché ha dovuto superare una miriade di sfide, anche internazionali, nei confronti di altri Paesi extraeuropei. Ed ha messo Commissione, Consiglio e altre Istituzioni, come il Parlamento europeo, di fronte a delle scelte, riuscendo a coalizzare i singoli Stati verso le decisioni da prendere.