I 'colli di bottiglia' non sono pochi


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Dai giovani all'evasione, i nodi per la crescita

un elenco delle principali questioni da risolvere per rilanciare il Paese d

La crescita sarà uno dei capisaldi dell'azione che Mario Monti, incaricato di formare un nuovo governo, intende portare avanti. E i colli di bottiglia non sono pochi. La crisi non ha fatto altro complicare i nodi, che vanno dalla difficoltà dei giovani nella ricerca di un'occupazione all'evasione, la montagna delle risorse nascoste al fisco.

Ecco di seguito un elenco delle principali questioni da risolvere per rilanciare il Paese.

- DISOCCUPAZIONE GIOVANI E INATTIVITA' DONNE: il numero di under 25 senza un posto aggiorna record su record e secondo le ultime stime dell'Istat quasi un giovane su tre è alla ricerca di un impiego (29,3%). Un'altra piaga, come emerge dalle stime dell'Istat per il mese di settembre, è rappresentata dal basso livello dell'occupazione femminile. Tante sono le donne si arrendono, con quasi una su due che né ha un posto né lo cerca (48,9%).

- PRECARIETA': con la crisi è aumentata l'incidenza dei contratti a tempo determinato. Il posto fisso è così diventato sempre più raro. Per definire i confini della precarietà, stando a dati Istat del secondo trimestre, si possono sommare i dipendenti a tempo (2,350 milioni) con i collaboratori (439 mila), arrivando quasi a 3 milioni (2,789), un folto esercito di lavoratori senza certezze sul futuro.

- BASSA COMPETITIVITA': nella classifica stilata dal World Economic Forum per gli anni 2011-2012 l'Italia risulta al 43/mo posto e, nonostante qualche miglioramento rispetto alla precedente graduatoria, resta di gran lunga l'ultimo tra i Paesi del G7 e si fa superare anche da Malaysia, Estonia e Cile. Secondo il Wef a complicare la vita delle imprese tricolori è anche l'inefficienza della burocrazia. Tanto che il test della commissione Ue sulla competitività nell'industria evidenzia come la Penisola sia all'ultimo posto tra i 27 Paesi dell'Ue per "regolamentazione business friendly".

- INDUSTRIA IN AFFANNO: anche la parte più solida della struttura economica, ovvero l'attività manifatturiera, soffre. E già nel 2010 nell'ultima hit pubblicata da Confindustria il Paese è scivolato dal quinto al settimo posto, scavalcato da India e Corea del Sud. A riguardo non confortano gli ultimi dati dell'Istituto di statistica che registrano per settembre la peggiore caduta della produzione industriale dalla fine del 2008. E le più recenti previsioni sul Pil parlano chiaro, per la commissione europea l'Italia nel 2011 crescerà dello 0,5% e nel 2012 solo dello 0,1%.

- CROLLO INVESTIMENTI IN INFRASTRUTTURE: il settore delle costruzione accuserà a fine anno una perdita di investimenti pari al 4%, un calo pesante soprattutto perché arriva dopo una lunga e ininterrotta serie di ribassi. Le ultime previsioni dell'Ance denunciano una situazione di crisi orami cronica. Ed eclatante, pari al 22,3%, è la perdita che risulta accumulando dati e stime di cinque anni, dal 2008 al 2012.

- DIVARIO NORD-SUD: La crisi, su diversi fronti, ha livellato il gap tra il Mezzogiorno e la restante parte del Paese, colpendo come una falce soprattutto le aree ricche, dove si produceva di più. Un appiattimento, quindi, al ribasso che però non ha assolutamente cancellato il divario. Considerando l'ultimo dato annuale del Pil per Regioni, uscito a giugno, mentre il Nord Est nel 2010 ha tentato una ripresa (+2,1%) il Sud è rimasto sostanzialmente fermo (+0,2%).

- CONSUMI: la domanda interna dall'inizio della crisi non è mai riuscita a recuperare terreno, il 2010 si è chiuso con la spesa della famiglia al palo e quest'anno sembra avviato sulla stessa strada, con gli ultimi dati Istat sulle vendite ad agosto in calo dello 0,3% su base annua. Sulla stagnazione pesa un potere d'acquisto che continua a calare, anche perché il caro vita non accenna a rallentare.

- EVASIONE: le risorse nascoste al fisco sono sicuramente uno dei principali nodi da affrontare. Basti pensare che secondo il rapporto uscito a giugno del gruppo di lavoro sulla riforma fiscale, guidato dal presidente dell'Istat Enrico Giovannini, ogni italiano evade (ma si tratta di una media che farebbe infuriare Trilussa) 2.093 euro, il 13,5% del proprio reddito e la quota sale al 44,6% per chi ha un doppio lavoro, al 56,3% per gli autonomi e gli imprenditori e vola all'83,7% sui redditi relativi agli immobili.