Un Allegato al Protocollo di Kyoto contiene la lista dei Paesi industriali con i tagli che devono operare alle rispettive emissioni di anidride carbonica. L’Unione europea, che produce il 22% dei gas serra rilasciati nell’atmosfera del pianeta, ha assunto l’impegno a ridurli dell’8% rispetto ai valori del 1990. Per ogni Stato membro viene posto un obiettivo diverso: per la Danimarca la quota è del 21%, per l’Italia del 6,5%. La Francia, che dall’energia nucleare – pulita in termini di gas serra - ricava l’80% del suo fabbisogno elettrico, deve semplicemente mantenere gli stessi livelli del 1990.
Nel marzo 2007, il Consiglio europeo cerca di dare un’ulteriore spinta al Protocollo di Kyoto, ipotizzando uno scenario che vada oltre i termini temporali e gli impegni previsti dall’intesa Onu. I 27 cercano di dare l’esempio e si pongono l’obiettivo, entro il 2020, di migliorare l’efficienza energetica del 20%, tagliare del 20% le emissioni di gas serra rispetto al 1990, e portare al 20% del fabbisogno energetico la parte delle fonti rinnovabili. La direttiva, etichettata “20-20-20”, è un rilevante passo avanti dal punto di vista politico, ma fissa obiettivi che alcuni Paesi – tra cui l’Italia - ritengono troppo ambiziosi e non sostenibili per le aziende. Il testo che scaturirà dal Consigio europeo dovrà passare al vaglio prima dell’Europarlamento, quindi dei Parlamenti di ogni singolo Stato.
R. F