di Sandro Calice IL PAESE DELLE SPOSE INFELICI
di Pippo Mezzapesa, Italia 2011, drammatico (Fandango)
Nicolas Orzella, Luca Schipani, Cosimo Villani, Vincenzo Leggieri, Gennaro Albano, Aylin Prandi, Antonio Gerardi.
Non è cambiato poi tanto, in fondo. Pippo Mezzapesa, al suo primo lungometraggio, tratto dall’omonimo romanzo di Mario Desiati, ci racconta la storia di un gruppo di adolescenti nella provincia di Taranto degli anni ’90.
Veleno ha 15 anni ed è diverso dai suoi compagni, ragazzi di strada e di provincia, con quel senso feroce dell’amicizia che solo il paese conosce. Deve sottoporsi a una specia di iniziazione, ma poi lo accettano subito: Cimasa, Capodiferro, Natuccio, e soprattutto Zazà, il leader, quello bravo a giocare a pallone. Già, perché lì come ovunque nella provincia, come anche oggi, il calcio è il metro di giudizio, il campo in cui si misurano valori e destini. E Zazà non può rimanere in quel campetto, l’allenatore vede nel ragazzo anche un suo riscatto personale e gli organizza un provino a Bari, da lì a Torino, alle giovanili della Juventus, il sogno è breve. Poi però arriva la madonna. Non quella vera, ma Annalisa, una ragazza di una bellezza che fa male, che ha perso sposo e senno e che vive da sola, rubando emozioni e regalando sesso. Una madonna, appunto, per i ragazzi, soprattutto per Veleno e Zazà, che dal momento in cui la vedono non “capiranno” più nulla.
Sul campo di pallone “ci si sporca di vita, ed è un’espressione che riguarda anche me”, dice Mezzapesa, all’attivo diversi documentari, tra cui “Come a Cassano”, menzione speciale ai Nastri d'Argento 2006. “E’ una storia italiana, non solo pugliese - spiega - ambientata nel decennio amorfo degli anni '90, in un periodo in cui è cambiato molto in Italia, dal populismo alla violenza del linguaggio che entra in politica, per finire con la televisione che entra con prepotenza nelle case”. Con uno stile essenziale, e diremmo con la mano del documentarista, Mezzapesa fotografa bene questa realtà, riuscendo a tratti anche a emozionarci, ma mostrando qualche limite nella costruzione del racconto, nella parte “romanzata”. Un esordio comunque promettente.
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