I film del week end


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La kryptonite nella borsa

di Sandro Calice

LA KRYPTONITE NELLA BORSA

di Ivan Cotroneo, Italia 2011, commedia (Lucky Red)
Luigi Catani, Valeria Golino, Cristiana Capotondi, Luca Zingaretti, Libero De Rienzo, Fabrizio Gifuni
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Ogni città, e ogni età, ha i suoi supereroi. Figuratevi che c’è pure un Superman napoletano, e Peppino lo conosce.

Napoli, 1973. Peppino Sansone ha 9 anni, gli ripetono che non è nato proprio una bellezza, ha pure gli occhialoni e alle partite di calcio gli fanno fare il palo, ma ha una famiglia normalmente incasinata. C’è il padre con un negozio di macchine da cucire e un’amante, una madre affettuosa e perennemente malinconica, due giovani zii, Titina e Salvatore, divertenti e strafatti dalla mattina alla sera, oltre a nonni e affini. E poi, soprattutto, c’è il cugino Gennaro, che va in giro con una calzamaglia blu e una mantellina rosa da parrucchiere perché lui è Superman, sempre pronto a sventare un eventuale attacco di Lex Luthor a Posillipo, capace, come no?, di fermare un autobus con la mano e con una paura fottuta della kryptonite. Un autobus però non lo riconosce e tira dritto: Gennaro se ne va proprio quando la mamma scopre il tradimento del padre e si ammala di depressione, lasciando Peppino da solo, senza la prima delle sue tre “mamme” (le altre sono la Vergine Maria e la maestra). Per fortuna c’è sempre Superman con lui (è un supereroe, mica può morire!), che lo guida in questo mondo di pazzi.

Ivan Cotroneo, autore e scrittore (sua la divertente serie tv “Tutti pazzi per amore”) esordisce dietro la macchina da presa perché, dicono i produttori, dopo mesi a discutere della sceneggiatura tratta dal suo romanzo omonimo, si sono resi conto che per questo film era il regista perfetto. “Volevo che fosse un romanzo di formazione - dice – non solo per il bambino, ma per tutti, dove tutti si confrontassero con quella distanza che corre tra sogno e realtà”. E ammette gli elementi autobiografici, dalla Napoli magica e colorata che ricorda da bambino alla famiglia numerosa e “invadente”, dove anche nei momenti peggiori c’era sempre qualcuno pronto a sdrammatizzare. Bravi gli attori, e mentre Luca Zingaretti ricorda che “rischiare è un dovere per ogni attore”, Valeria Golino, parlando del suo personaggio (“più che una madre depressa, una donna che si vergogna del proprio dolore”) dice che probabilmente è “meglio essere bambino al Sud, senza generalizzare, senza nessuna contrapposizione, solo che nel senso si può avere un’infanzia più libera e avventurosa, anche se protetta da eccessiva apprensione, perché ai bambini piace il disordine”. Il film è divertente, colorato, pieno di buone battute e di bella musica, proprio come “Tutti pazzi per amore”. E questo è forse anche il suo limite.

s.calice@rai.it



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