Festival di Roma


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I supereroi di tutti i giorni

La Kryptonite di Cotroneo, riflettori su Faenza e Hanson c

di Sandro Calice e Juana San Emeterio

Storie di ordinari eroismi nella giornata in cui vengono proiettati gli ultimi due film in concorso. Sono “La kryptonite nella borsa” di Ivan Cotroneo e “Love for Life” del cinese Gu Changwei con l’attrice Zhang Ziyi, storia di un amore segreto e contrastato in un piccolo villaggio cinese dove un traffico illecito di sangue ha diffuso l’Aids.

Due i film fuori concorso da segnalare, “Un giorno questo dolore ti sarà utile”, il film di Roberto Faenza girato a New York e tratto dall’omonimo romanzo di Peter Cameron, e il racconto del crack della Lehman Brothers, “Too Big to Fail” di Curtis Hanson.

L’Evento di oggi è la proiezione di “148 Stefano. Mostri dell’inerzia” di Maurizio Cartolano, film sulla vicenda giudiziaria di Stefano Cucchi, alla fine della quale è previsto un incontro con il regista, Ilaria Cucchi, Marco Travaglio e Antonio Padellaro. Nella sezione L’Altro Cinema | Extra, invece, ci sono “Catching Hell” del premio Oscar Alex Gibney e “Dead Man Talking” di Robin Newell. Il concorso di Alice nella città, inoltre, propone “Le Diable dans la peau” di Gilles Martinerie.

Nell’ambito dell’omaggio a Monica Vitti, infine, alla quale il Festival dedica la mostra “Monica e il Cinema. L’avventura di una grande attrice”, sarà proiettato il film diretto dalla stessa attrice, “Scandalo Segreto”.


LA KRYPTONITE NELLA BORSA

di Ivan Cotroneo, Italia 2011, commedia (Lucky Red)
Luigi Catani, Valeria Golino, Cristiana Capotondi, Luca Zingaretti, Libero De Rienzo, Fabrizio Gifuni.

Ogni città, e ogni età, ha i suoi supereroi. Figuratevi che c’è pure un Superman napoletano, e Peppino lo conosce.

Napoli, 1973. Peppino Sansone ha 9 anni, gli ripetono che non è nato proprio una bellezza, ha pure gli occhialoni e alle partite di calcio gli fanno fare il palo, ma ha una famiglia normalmente incasinata. C’è il padre con un negozio di macchine da cucire e un’amante, una madre affettuosa e perennemente malinconica, due giovani zii, Titina e Salvatore, divertenti e strafatti dalla mattina alla sera, oltre a nonni e affini. E poi, soprattutto, c’è il cugino Gennaro, che va in giro con una calzamaglia blu e una mantellina rosa da parrucchiere perché lui è Superman, sempre pronto a sventare un eventuale attacco di Lex Luthor a Posillipo, capace, come no?, di fermare un autobus con la mano e con una paura fottuta della kryptonite. Un autobus però non lo riconosce e tira dritto: Gennaro se ne va proprio quando la mamma scopre il tradimento del padre e si ammala di depressione, lasciando Peppino da solo, senza la prima delle sue tre “mamme” (le altre sono la Vergine Maria e la maestra). Per fortuna c’è sempre Superman con lui - un supereroe, mica può morire! - che lo guida in questo mondo di pazzi.

Ivan Cotroneo, autore e scrittore (sua la divertente serie tv “Tutti pazzi per amore”) esordisce dietro la macchina da presa perché, dicono i produttori, dopo mesi a discutere della sceneggiatura tratta dal suo romanzo omonimo, si sono resi conto che per questo film era il regista perfetto. “Volevo che fosse un romanzo di formazione - dice – non solo per il bambino, ma per tutti, dove tutti si confrontassero con quella distanza che corre tra sogno e realtà”. E ammette gli elementi autobiografici, dalla Napoli magica e colorata che ricorda da bambino alla famiglia numerosa e “invadente”, dove anche nei momenti peggiori c’era sempre qualcuno pronto a sdrammatizzare. Bravi gli attori, e mentre Luca Zingaretti ricorda che “rischiare è un dovere per ogni attore”, Valeria Golino, parlando del suo personaggio (“più che una madre depressa, una donna che si vergogna del proprio dolore”) dice che probabilmente è “meglio essere bambino al Sud, senza generalizzare, senza nessuna contrapposizione, solo nel senso che si può avere un’infanzia più libera e avventurosa, anche se protetta da eccessiva apprensione, perché ai bambini piace il disordine”. Il film è divertente, colorato, pieno di buone battute e di bella musica, proprio come “Tutti pazzi per amore”. E questo è forse anche il suo limite. (Sa.Sa)



TOO BIG TO FAIL

di Curtis Hanson, Usa 2011
James Woods, John Heard, William Hurt, Erin Dilly, Amy Carlson, Topher Grace, Ayad Akhtar, Cynthia Nixon, Paul Giamatti, Bill Pullman. Matthew Modine, Michael O’Keefe.

Il crack della banca d’affari Lehman Brothers e la crisi di Wall Street diventano un film: “Too big to fail - Il crollo dei giganti” del premio oscar Curtis Hanson presentato al Festival fuori concorso. Prodotto dalla Hbo americana, basato sull'omonimo bestseller di Andrew Ross Sorkin.

Con un grande cast, ottima la perfomance di attori come William Hurt, Bill Pullman, Paul Giamatti, James Woods, e Cynthia Nixon, la pellicola racconta le settimane del 2008 quando esplose proprio a Wall Street la crisi economica che ancora stiamo vivendo. La storia parte dal crollo di Lehman Brorthers fino ad arrivare al TARP (il maxipiano anticrisi da 700 miliardi di dollari voluto dall'amministrazione di George W. Bush). Il protagonista è Henry Paulson (William Hurt), il segretario del Tesoro ma anche ex presidente e ad di Goldman Sachs. Proprio lui deve governare quello che sta accadendo cercando di trovare una soluzione di governo, in qualche modo rinnegando tutto ciò in cui ha creduto durante la sua carriera finanziaria. Con lui il presidente della Federal Reserve ,Bernanke, (Paul Giamatti), il suo staff e i presidenti delle più grandi banche americane. Il film, pur trattando un tema così difficile, riesce a rappresentare in modo chiaro per il grande pubblico l’oscuro mondo della finanza con un ritmo sempre avvincente quasi come un thriller. Applausi alla proiezione. (J.S.E.)



UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARA’ UTILE

di Roberto Faenza. Italia, Usa 2011. Drammatico (01 Distribution)
Toby Regbo, Deborah Ann Woll, Stephen Lang, Lucy Liu, Aubrey Plaza, Ellen Burstyn, Marcia Gay Harden, Siobhan Fallon, Peter Gallagher
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Che fatica essere normali! Sempre ammesso che, nonostante te lo chieda tutto il mondo, alla fine ne valga veramente la pena.

James ha 17 anni, vive a NewYork, e viene considerato un disadattato. Ama stare da solo, leggere tanto, il sesso – anche se capisse da che parte stare – non sembra interessargli, rifiuta di andare a una prestigiosa università perché reputa più utile la cultura che può costruirsi da solo, sogna di fare l’artigiano piuttosto che l’agente di Borsa e alla città preferisce la campagna, dove vive la nonna che lui adora. Secondo la famiglia ha bisogno di aiuto, anzi di una “life coach”, che gli insegni a vivere, a condurre un’esistenza “normale”. La famiglia, però, è composta da una madre che dirige una fallimentare galleria di arte contemporanea, al terzo matrimonio, durato per altro solo un weekend; da un padre che ricorre alla chirurgia estetica per stare al passo con fidanzate che potrebbero essere sue figlie; e da una sorella di 24 anni fidanzata con un professore polacco che potrebbe essere suo padre. Una famiglia normale, insomma.

Faenza (“Sostiene Pereira”, “Prendimi l’anima”, “Silvio forever”) torna a girare a New York con un cast tutto americano dopo aver diretto nel 1983 Harvey Keitel in “Copkiller”. Lo fa con questo film tratto dall’omonimo romanzo di Peter Cameron. “Ho sempre desiderato trasporre ‘Il giovane Holden’ - dice - ma Salinger non ha mai voluto cedere i diritti, né a me né a nessun altro. Così quando ho letto il romanzo di Cameron, che per fortuna è uscito prima qui in Italia, ho trovato un Holden dei giorni nostri, e me lo sono subito accaparrato”. Sempre sul personaggio, spiega: “Lo considero un antesignano degli Indignati, un giovane uomo indignato dei compromessi e delle menzogne, che rifiuta di essere cloroformizzato. Il mondo del passato sta andando a rotoli, come stiamo vedendo in questi giorni; lui non sa cosa vuole, ma sa che non vuole prendere la strada percorsa da chi è più grande di lui”. Faenza maneggia con discrezione il romanzo di Cameron e ne fa un film gradevole, lineare, sostenuto soprattutto dalle interpretazioni degli attori, dove è possibile scappi qualche lacrimuccia e qualche approssimativa identificazione. (Sa.Sa.)