Festival di Roma


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Le ragazze di Pupi Avati

In concorso anche 'Un cuento chino' e 'Voyez comme ils dansent' ramazzotti_cremonini_296

di Sandro Calice e Juana San Emeterio

“Il cuore grande delle ragazze”, il film di Pupi Avati con Cesare Cremonini e Micaela Ramazzotti è il terzo italiano in concorso al Festival del Film di Roma. Il regista che si era sentito male l'altro ieri ha rassicurato tutti: "E' l'emozione che mi ha fregato,quell'emotività che ti arriva con l'età. Vedere il film su Lelio Luttazzi (L'illazione) mi ha davvero emozionato e commosso".Pupi Avati quindi sul red carpet.

Sempre in concorso sono in programma “Un cuento chino” di Sebastiàn Borensztein e “Voyez comme ils dansent” di Claude Miller, con Maya Sansa, storia di un mimo di fama mondiale che scompare nel nulla e dell’incontro delle due donne che l’hanno amato.

Da segnalare, fuori concorso, il bel film inglese “My Week with Marilyn” di Simon Curtis con Emma Watson, Michelle Williams e Kenneth Branagh.

 La sezione L’Altro Cinema | Extra propone l’ultimo Duetto in programma, tra Vinicio Marchioni, il Freddo della serie tv Romanzo Criminale, e Valeria Solarino, la madrina della scorsa edizione del Festival. In Extra ci sono “How to die in Oregon” di Peter Richardson e il finlandese “People in White” di Oliver Kochta-Kalleinen e Tellervo Kalleinen. Fuori concorso nella stessa sezione il film sullo scacchista Bobby Fischer, “Bobby Fischer Against the World” della regista nominata agli Oscar® Liz Garbus.

Tra gli altri eventi, infine, al Villaggio del Cinema si terrà un incontro in cui verrà presentata una sceneggiatura inedita di Michelangelo Antonioni, dal titolo “Patire o Morire”.


IL CUORE GRANDE DELLE RAGAZZE

di Pupi Avati, Italia 2011
Cesare Cremonini, Micaela Ramazzotti, Gianni Gavina, Andrea Roncato, Erica Blanc, Manuela Morabito, Marcello Caroli, Sara Pastore, Sydne Rome.

La campagna italiana degli anni ’30, le famiglie contadine, un uomo e una donna, tradimenti e perdoni. Il cinema e il solito mondo di Pupi Avati.

La pellicola ci porta nelle marche dove vive la famiglia contadine dei Vigetti che ha tre figli: il piccolo Edo, Sultana e Carlino, un giovanotto molto ambito dalle ragazze. Carlino(Cesare Cremonini) viene prima promesso come marito a due sorelle zitelle figlie del proprietario terriero e poi si innamora della sua figlia illegittima Francesca (Micaela Ramazzotti). Ma non sarà semplice fare questo matrimonio per una serie di tragedie, accadimenti roccamboleschi e tradimenti. Soprattutto sarà difficile consumarlo.

"Pupi ha raccontato come eravamo, gettando una bella luce sulle donne dell'epoca. La mia Francesca è credulona, romantica, e sa perdonare il tradimento, perché allora le donne avevano una grande capacità di sopportare: avevano veramente un cuore grande" ha detto Micaela Ramazzotti che però precisa che lei non sarebbe capace di fare altrettanto: "Se mi tradisce lo ammazzo e passiamo dalla cronaca rosa alla cronaca nera", ha detto seccamente. La Ramazzotti ha affermato come Avati “sa far ridere, piangere, è dolce, commovente. Recitare in un suo film è come entrare in un monumento". Sia la Ramazzotti che Cremonini hanno sottolineato l'atmosfera di festa che c'è stata sul set: "Non mi sono mai divertita tanto, e mi sono sentita libera di esagerare, anche di toccare il ridicolo. Lo considero un film festoso, sul set eravamo quasi clowneschi". Cremonini, alla sua prima esperienza cinematografica importante ha precisato che resta essenzialmente un musicista: “Fare l’attore è stata un'opportunità per me di conquistare una seconda laurea, di studiare senza peraltro avere l'assillo di ottenere risultati a tutti i costi. La musica è la mia priorità".Questa esperienza, sei settimane nella campagna marchigiana e a Fermo, ha detto Cremonini saranno fonte di ispirazione per il mio nuovo disco. Applausi tiepidi dopo la proiezione per la stampa. (J.S.E.)


UN CUENTO CHINO

di Sebastián Borensztein, Spagna 2011, commedia (Archibald Enterprise)
Ricardo Darín, Huang Sheng Huang, Muriel Santa Ana.

Tutto ha un senso nelle cose che accadono nella vita. Perfino una mucca che cade dal cielo. Quant’è burbero Roberto, troppo burbero per essere cattivo. E poi pieno di manìe, sempre lì, chiuso da vent’anni nel suo negozio di ferramenta a Buenos Aires a contare viti e i bulloni che gli mandano quei ladroni dei fornitori, chè sulla scatola c’è scritto 350, ma la macchina ne mette dentro un po’ di più o un po’ di meno, però a lui sempre di meno. E poi a ritagliare articoli di giornale da tutto mondo, rigorosamente notizie strambe, fino a sera, quando spegne la luce sempre alle 23, non prima, non dopo. Così chiuso in se stesso da essere disarmato di fronte all’amore sincero di Mari. Ma le cose strane accadono dovunque, anche a Buenos Aires, e un giorno gli piomba addosso Jun, un cinese che non sa una parola di spagnolo, sbarcato in Argentina alla ricerca di un mitico zio che non si sa dov’è. Roberto prova a liberarsi di lui, ma il destino, e il suo buon cuore, decidono altrimenti. Quella convivenza forzata farà scoprire a entrambi cose che nemmeno immaginavano.

Sebastián Borensztein, dopo “La suerte está echada” e “Sin memoria” qui al suo terzo lungometraggio, è stato per anni l’autore dei testi del padre, il comico argentino Tato Bores. E si sente. Si ride davvero a questa malinconica commedia che ha nel bravissimo Ricardo Darìn (“Il segreto dei suoi occhi”) un suo punto di forza. Con una sceneggiatura essenziale che si svela poco alla volta, a colpi di battute memorabili, e una fotografia pastello che ben si adatta all’atmosfera da cartoon che a tratti abbraccia il film. Perfetta poi la scelta di non tradurre nemmeno una parola di quello che dice Jun, così che lo spettatore è costretto a vivere lo stesso straniamento del protagonista di fronte a un linguaggio e a una cultura che non comprende. Da vedere. (Sa.Sa.)

MY WEEK WITH MARILYN

di Simon Curtis, Gran Bretagna 2011
Michelle Williams, Kenneth Branagh, Julia Ormond, Eddie Redmayne, Dougray Scott.

Marilyn, bellissima, seducente, luminosa, fragile, capricciosa e con un immenso desiderio di essere amata. Marilyn attrice e donna riportata sullo schermo da una bravissima Michelle Williams.

“My week with Marilyn”, fuori concorso al Festival di Roma, non è una biografia come ha spiegato il regista Simon Curtis “ma una finestrella sulla vita di Marilyn Monroe. E credo di essere stato benedetto dal coraggio di Michelle Williams, che ha accettato la parte". La pellicola è basata sui due diari scritti da Colin Clark, The Prince, The Showgirl and Me e My Week with Marilyn, che raccontano le esperienze sul set del film “Il principe e la ballerina” e dei giorni trascorsi in compagnia di Marilyn. Clark, regista e scrittore racconta quell'esperienza giovanile quando, alto-borghese, decide di deludere i suoi per dedicarsi al cinema e bussare alla porta di Laurence Olivier. La Monroe, all'apice del successo (è il 1956) con il terzo marito, il drammaturgo Arthur Miller, va a Londra per cercare di imporsi come grande attrice lavorando con quello che era considerato il massimo attore inglese, sir Olivier, aiutata da Paula Strasberg.

Il cast è ottimo con Kenneth Branagh perfetto nel ruolo di Olivier, Julia Ormond fa Vivien Leigh, la moglie di Laurence Olivier, gelosissima di Marilyn e poi ci sono Emma Watson, Judie Dench, Dougray Scott che interpreta Miller mentre il protagonista maschile è l'emergente Eddie Redmayne. “Una sfida terrificante fare un film su Marilyn Monroe” ha commentato il regista. Una sfida che ha vinto perché riesce a descrivere tutta l’umanità della diva. Sia il personaggio pubblico sia quello privato. Riesce a far rivivere quei due mondi così distanti come quello inglese con la sua tradizione di recitazione e quello di Hollywood con la sua star più sexy. J.S.E.