E' un pianeta malato quello delle carceri in Italia secondo il rapporto presentato da 'Antigone' che, grazie alle visite dei volontari negli istituti di pena, racconta le condizioni di detenzione. Un mondo fatto di 67.428 reclusi, al settembre scorso, in 206 istituti con una capienza regolamentare di 45.817 posti. I detenuti stranieri sono 24.401, le donne 2.877, le persone in attesa di giudizio 14.639 per un totale di 28.564 detenuti imputati contro 37.213 con condanna definitiva. Di questi ultimi il 26,9% ha un residuo di pena fino ad un anno e il 61,5% fino a tre anni. Sono 32.991 le persone ristrette per reati contro il patrimonio, 28.092 per reati previsti dalla legge sulle droghe, 6.438 per associazione di stampo mafioso, 1.149 per reati legati alla prostituzione. La fascia d'età più rappresentata è quella compresa tra i 30 e i 35 anni (11.594), seguita da quella tra i 35 e 39 (10.835), 547 gli utrasettantenni. Al giugno scorso erano 647 i detenuti in possesso di una laurea, 22.117 quelli con la licenza di scuola media inferiore; 789 gli analfabeti. Con la cosiddetta legge 'svuota carceri' al 31 maggio scorso sono 3.446 le persone uscite. I detenuti in misure alternative sono 18.391 di cui 9.449 in affidamento in prova ai servizi sociali, 887 in semilibertà e 8.055 in detenzione domiciliare. Lo 0,46% dei detenuti in misura alternativa ha commesso reati. I magistrati di sorveglianza sono 193 anziché 208, a sovrintendere all'esecuzione della pena di oltre 67.000 detenuti.
La pianta organica della Polizia penitenziaria prevede la presenza di 45.109 unità, mentre l'attuale organico è di 39.232 persone; nelle carceri sono previsti 1.331 educatori e 1.507 assistenti sociali mentre nell'anno 2010 risultavano in servizio 1.031 educatori e 1.105 assistenti sociali. Ad oggi il numero dei morti in carcere nel 2011 ammonta a 155 di cui 54 per suicidio (ndr,con quello di ieri a Livorno). Nel 2010 sono morti in 184 di cui 66 per suicidio. In cella si suicida circa un detenuto ogni mille. Fuori dal carcere, sottolinea Antigone, compresi bimbi e extracomunitari residenti, circa una persona ogni ventimila. Infine, nei 17 asili funzionanti negli istituti penitenziari al giugno scorso erano 53 le mamme con 54 bambini. Ma, secondo Antigone, nelle affollatissime carceri italiane c'é un'emergenza nell'emergenza: la carenza di risorse. Dal 2006 al 2011 il budget assegnato per la remunerazione dei detenuti che lavorano in carcere è diminuito di circa 21.735.793 euro (arrivando ad uno stanziamento nell'anno in corso di 49.664.207) nonostante i detenuti siano aumentati di oltre 15.000 unità. Al 30 giugno 2011 lavoravano in carcere 13.765 persone, il 20,4% della popolazione detenuta. Tra costoro 11.508 lavoravano alle dipendenze della amministrazione penitenziaria, e 2.257 per datori di lavoro esterni. Alla fine di giugno il Dap ha comunicato che gli incentivi alle assunzioni, da parte di cooperative sociali e imprese, di detenuti in esecuzione penale all'interno degli istituti penitenziari, non sarebbero stai più operativi essendo esaurito il budget a disposizione per la copertura dei benefici fiscali. In seguito alla protesta delle cooperative e delle imprese impegnate nel settore, il Dap si è impegnato a trovare la copertura per arrivare almeno alla fine dell'anno. Al momento non ci sono altre certezze oltre a queste "rassicurazioni".