di Maurizio Iorio
Toronto – Se non fosse per il clima infame (anche – 30 d’inverno e + 35 d’estate), o diversamente mite, per usare un eufemismo, Toronto sarebbe una delle città più vivibili del mondo. Ma, nonostante debba fare pa-ce con il buon Celsius, di fatto la qualità della vita raggiunge livelli elevati, tanto che nell’apposita classi-fica annuale la metropoli canadese (4 milioni di abi-tanti), si piazza sempre ai primissimi posti, insieme a Vancouver e Montreal. Superato l’impatto clima, l’unico vero handicap (almeno per gli italiani), si può partire alla scoperta di una città che, grigia all’apparenza, si rivela invece multicolore. E quella che sembra una classica metropoli nordamericana, tut-ta grattacieli, asfalto e cemento, Mcdonald’s e Star-bucks, piena di formiche umane che camminano a te-sta bassa con le cuffiette dell’mp3 o del cellulare per isolarsi dal mondo, è invece una città “altra”. Il primo impatto è estetico: gli umani sono belli. Niente a che vedere con la moltitudine di obesi cellulitici che popo-la le metropoli del Nordamerica.
Le mille tonalità della pelle umana
Toronto è la città più multiculturale del mondo, 170 etnie diverse e 140 lingue e dialetti riconosciuti. Etnie e lingue che convivono in perfetta simbiosi, senza le ghettizzazioni delle enclave che di fatto creano delle matrioske urbane. A Toronto si vive tutti mescolati, ci si incrocia a letto e si nasce migliorati (nell’estetica), in pratica è il collaudo empirico della legge di Men-del. La tradizionale esilità della popolazione asiatica, ad esempio, stempera la tendenza degli anglosassoni all’ipertrofia, e i risultati si vedono, anche perché la popolazione è decisamente giovane. Disoccupazione quasi inesistente, alla faccia della crisi globale, e qua-lità della vita elevata fanno di Toronto una meta molto ambita. Parchi, giardini, musei, metropolitana e rete tranviaria efficientissime, la città sotterranea più gran-de del pianeta dove trovare ricovero l’inverno, sanità pubblica gratuita, diritti civili e personali fra i più ga-rantiti del mondo bastano e avanzano per guidare la classifica della vivibilità. “E vietato dalla legge chie-dere ad una persona che affronta un colloquio di lavo-ro se è single o coniugata, se ha figli o pensa di aver-ne”, ci dice Bruno Colozza, un italiano di seconda ge-nerazione, che vive e lavora in città.
Canadesi, gente snob e gaudente
Appoggiata sulle rive del lago Ontario, la capitale dell’omonimo stato guarda i dirimpettai statunitensi con una punta di snobismo. A ragione, peraltro. A li-vello di tolleranza razziale e religiosa Toronto è una città faro nel mondo, ma questo non le impedisce di essere assai gaudente. Il “Toronto film festival” ed il “Jazz festival” sono i fiori all'occhiello di una vita culturale movimentatissima, che compete a buon dirit-to con quella, altrettanto effervescente, della rivale francofona, Montreal. Certo, la città ha solo 200 anni, e il turista non può aspettarsi di trovare il Colosseo o la Torre di Londra. Alla mancanza di monumenti e meraviglie architettoniche del passato la metropoli ca-nadese rimedia con una nutrita offerta di alternative “di vita” . Per cui il turista, una volta esaurite le visite d'obbligo, come l'Ontario Museum, il Bata Museum (il museo della scarpe, da non sottovalutare), la Bc Tower, mostro di cemento dove si può pranzare nel ri-storante girevole a 400 metri di altezza, il castello dei sogni “Casa Loma”, la Hockey hall of fame, per gli appassionati, un giro sul lago e una sosta sul boar-dwalk ad ammirare il tramonto sull'acqua, può dedi-carsi a scoprire la città dal basso, i suoi mille negozi, assai convenienti (tanto per dire: i prodotti Apple co-stano dal 10 al 30% in meno), la caratteristica Chinatown e Kensington, colorato quartiere freak che ricorda molto da vicino la Carnaby Street londinese degli anni '70.
Colore dominante: il verde
Oltre al cemento, non si può dire che a Toronto man-chi il verde. Molti i parchi cittadini, tenuti come reli-quie. I canadesi sono talmente amanti della natura, che due giovani designer hanno dichiarato una vera e propria guerra floreale (posterpocketplants.blogspot). ai cartelloni pubblicitari abusivi, che imbruttiscono muri, semafori, lampioni. I manifesti si tagliano oriz-zontalmente, si riempiono di terra, si seminano fiori, et voilà, ecco una istallazione verde.
Le cascate del Niagara, un obbligo turistico
Ma basta uscire dalla cinta urbana per immergersi in una natura lussureggiante, che raggiunge il top alle cascate del Niagara. Non sono certo le più belle del mondo, ma fanno comunque la loro bella figura, basta far finta di niente davanti ai mostri di cemento che fanno da co-sfondo agli spruzzi d’acqua. Poi ci si stipa come sardine con altre centinaia di persone nei vapo-retti turistici, si fa la doccia a pelo cascata e si torna a casa felici. Sulla via del ritorno, vale la pena fare una sosta nei deliziosi villaggi e nelle cantine dei dintorni, che producono bianchi di ottima qualità da vigneti sterminati.