di Sandro Calice e Juana San Emeterio
Il sipario sulla sesta edizione del Festival internazionale del cinema di Roma si è alzato ieri sera sulla proiezione del film fuori concorso “The Lady” di Luc Besson, la straordinaria storia dell’attivista birmana Aung San Suu Kyi, accolto con molti applausi all’anteprima per la stampa.
Con la giornata di oggi comincia la competizione vera e propria. Il primo film in gara per il Premio Marc’Aurelio è il coreano “Poongsan” di Juhn Jaihong, con la sceneggiatura del celebre Kim Ki-duk, una storia di sogni, passione e politica tra le due Coree. Il secondo film in concorso è “Il mio domani” di Marina Spada, con una Claudia Gerini manager milanese che rimette in discussione tutta la sua vita. Infine, “Hysteria” di Tanya Wexler, come dicono gli autori, storia vera e commedia romantica sulla creazione del vibratore nella Londra vittoriana del 1880.
L’evento della giornata, però, è l’ultimo lavoro di Steven Spielberg, il film in 3D tratto dai fumetti di Hergé “Le avventure di Tintin – il segreto dell’Unicorno”. Prodotto da Peter Jackson, racconta la storia del giovane reporter alle prese con lo sconcertante mistero legato al modellino di una nave. Girato con la tecnica della motion capture, già usata in “Avatar”, promette grande divertimento.
Nelle altre sezioni, “La brindille” di Emmanuelle Millet (Alice nella Città, in concorso) e “Dragonslayer” di Tristan Patterson (L’Altro cinema Extra, in concorso).
The Lady
Di Luc Besson,Francia 2011,drammatico
Michelle Yeoh - David Thewlis - William Hope - Sahajak Boonthanakit - Jonathan Raggett - Jonathan Woodhouse - Susan Wooldridge - Benedict Wong.
Aung San Suu Kyi, l’eroina dei diritti umani nella sua Birmania, il premio nobel per la Pace ma anche una donna con i suoi rapporti personali, la sua famiglia, il marito e i figli.
“The lady”, la signora come viene chiamata dal suo popolo, inizia con l’ immagine da bambina quando saluta per l’ultima volta suo padre ucciso dal regime militare. Siamo poi nel 1988 quando Suu riceve nella casa di Oxford, dove vive con il marito professore Michael Aris ( David Thelwis, il professor Lupin della saga Harry Potter) e i due figli adolescenti, la telefonata che le annuncia la grave malattia della madre. Parte per Rangoon dove, mentre accudisce la madre in ospedale, assiste alla violenta repressione dei manifestanti contro il regime. Da qui l’inizio della militanza contro il regime militare, la sua campagna per la democrazia, le elezioni e la sua prigionia. Dall’altra parte, la vita e la sofferenza di suo marito costretto a non poterla vedere, a crescere i figli, a lottare per lei.
Un film pieno di momenti solenni e di tenerezza come il discorso davanti alla pagoda d’oro di Shwedagon e la sfida ai militari; le due sole visite del marito e dei figli in Birmania; il Nobel per la Pace nel ’91 con il commovente discorso del figlio maggiore, e la morte del marito nel ’99. Luc Besson dedica all' ”orchidea d'acciaio birmana”, una bella pellicola rispettando gli avvenimenti e le vicende personali. Il regista francese racconta in modo fedele e veritiero la storia personale e politica di Suu. Il punto di vista scelto è quello del marito, un uomo intelligente e forte che ha sempre appoggiato sua moglie. Una storia che è anche un forte legame d’amore, un amore tra le persone ma anche verso il popolo birmano. Un bella pagina della storia contemporanea che ha ancora bisogno di eroi o meglio di eroine. J. S. E.