di M. Vittoria De Matteis
Se il risparmio è considerato alla base dell’educazione non solo economica della società, da intendere quindi come disciplina fondamentale di tutta la comunità, per un uso migliore, individuale e sociale, della ricchezza, sono a dir poco significativi i dati statistici raccolti da Acri e Ipsos.
Nella 87ma giornata mondiale del Risparmio emerge un’Italia diversa: nel 2011 crollano i consumi, sempre meno italiani mangiano fuori casa. Forti tagli all’abbigliamento, ai prodotti per la cura della persona e alla lettura. L’imperativo è risparmiare, ma solo 1/3 delle persone ci riesce.
Diminuisce lievemente anche la tendenza a spendere tutto (10% contro l’11% del 2010), e il 41% degli italiani è preoccupato per il futuro pensionistico suo e dei propri figli. Si preferisce poi puntare i propri risparmi sui titoli di Stato, grazie all’aumento del rendimenti, piuttosto che sulla casa. E’ quanto emerge dall’indagine realizzata da Acri e Ipsos.
Quest’anno, in controtendenza rispetto all’anno passato, aumenta dal 21% al 24% la percentuale di italiani che preferisce investire una piccola parte dei propri risparmi a discapito di chi li tiene a casa o sul conto corrente (scendono dal 68% al64%).
Oltre che dall’aumento dei tassi di interesse dei titoli e delle obbligazioni, la causa potrebbe essere ricercata anche nella ripresa dell’inflazione. Gli strumenti finanziari più speculativi si mantengono in ultima posizione, con una percentuale sempre intorno al 5%.
Gli italiani continuano a ritenere fondamentale la bassa rischiosità e la solidità dell’investimento ‘nel mattone’, anche perché pensano che leggi, regolamenti, controlli e altri strumenti di tutela del risparmio siano poco efficaci (59%), perplessità che resta anche per il futuro: più della metà del campione pensa che nel prossimo quinquennio il consumatore avrà meno tutele, con un incremento di 10 punti percentuali rispetto al 2010.