di Mariaceleste de Martino
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Fine dell’epoca McAleese. A 60 anni, Mary Patricia deve lasciare la presidenza dell’Irlanda. In carica dal 1997, unica candidata nel 2004, si proclama rieletta senza il ricorso al voto. E come prevede la Costituzione resta per un altro settennato. Oggi il popolo irlandese va al voto per eleggere il nuovo presidente, il nono della Storia del Paese. E McAleese non si può più ripresentare.
Sette i candidati, cinque uomini e due donne. L’indipendente Seán Gallagher è il grande vincitore secondo un sondaggio Ipsos pubblicato dal quotidiano The Irish Times a tre giorni dalle elezioni. Si attesta attorno al 40%. Il suo rivale più vicino è il candidato laburista Michael Higgins, al 25%, mentre Martin McGuinness è stabile al 15%. Segue un altro indipendente, David Norris all’8%. Il candidato di Fine Gael Gay Mitchell è a 6%. Meno favorite le donne: l’indipendente Dana Rosemary Scallon è al 3% a pari merito con l’altra candidata donna Mary Davis. Gallagher, opinionista della popolare trasmissione televisiva Dragon’s Den, mantiene la guida nonostante i presunti legami tra il partito d’opposizione Fianna Fáil e i suoi affari di lavoro. Grande flop per Gay Mitchell e David Norris, che all’inizio erano i superfavoriti. Norris è un indipendente, senatore 67enne, e dichiaratamente gay, attivista per i diritti degli omosessuali.
I riflettori avevano puntato anche su Dana Rosemary Scallon, 60 anni, eurodeputata, ed ex cantante vincitrice nel 1979 del festival dell’Eurovisione. Ma le donne, a quanto pare, a questo giro non riescono a decollare.
Mary Davis ha 57 anni, imprenditrice sociale sostenitrice dei diritti dei minori e adulti disabili.
Poi c’è Michael D. Higgins, 70 anni, ex ministro, è il candidato del partito laburista, di cui è presidente. E Martin McGuinness. 61 anni, nordirlandese, cattolico, ex comandante dell’Ira e figura di spicco del partito Sinn Féin. Attualmente è vicepresidente dell’Irlanda del Nord. È stato uno dei principali artefici del cessate-il-fuoco e nel 1998 degli accordi di pace del Venerdì Santo con i protestanti.
A sostenere McGuinness è il presidente del partito repubblicano nord irlandese Gerry Adams. Le chance appaiono scarse, anche se secondo un’inchiesta sulle intenzioni di voto pubblicata dall’Irish Times, Sinn Féin è il secondo partito più popolare nell’Eire.
Elemento di disturbo è David Norris che a un certo punto si era ritirato dalla corsa. “Ho dimostrato che oggi finalmente è possibile per un gay aspirare alla Presidenza di questo Paese”, ha affermato orgoglioso Norris, costretto a uscire dalla competizione per via delle polemiche suscitate dalla sua richiesta di clemenza per il suo ex compagno in carcere per stupro.
“Essere eletto Presidente sarebbe stata l’occasione di estendere questa possibilità ad ogni cittadino”. Così Norris, che ha anche voluto ricordare le parole del drammaturgo irlandese Samuel Beckett e il suo invito a “Provare ancora. Fallire ancora. Fallire meglio!”.
Sarebbe una svolta per l’Irlanda cattolica avere un presidente omosessuale. Per gran parte della stampa irlandese sarebbe meglio dei “corrotti faccendieri imputati di aver portato l’Irlanda al tracollo economico”. I supporter di Norris in coro dicono: “L’apparato politico, arcaico e antidemocratico irlandese, ostacola Norris perché è apertamente un difensore dei diritti umani. Non abbiamo voce in capitolo quando si tratta di scegliere il candidato alla Presidenza”. Al momento, i vincitori sembrano essere ancora i partiti della destra cattolica. Il partito conservatore Fine Gael, di cui è leader il primo ministro Enda Kenny, ha candidato l’europarlamentare democristiano Gay (di nome ma non di fatto) Mitchell, che secondo il Movimento studentesco “rappresenta tutto ciò da cui questo Paese cerca di scappare da decenni. Norris è la nostra occasione di dimostrare il cambiamento”.
Che siano rimasti solo i campi nella verde Irlanda?
Con un’economia a pezzi e un malcontento che divide il Paese, Mary Patricia McAleese lascia un’Irlanda molto diversa da quella che era quando fu eletta Presidente. Avvocato e giornalista, è stata anche docente universitario. In politica è entrata con il partito Fianna Fáil, ora indipendente. Pochi giorni fa davanti a una platea di imprenditori a una cerimonia di premiazione della Ernst & Young, impegnata a promuovere il progresso sociale ed economico, ha pronunciato il suo discorso di commiato. “Quale migliore occasione una premiazione dell’imprenditoria nel bel mezzo di una recessione deprimente e opprimente. È bello essere qui a festeggiare donne e uomini che lavorano sodo per raggiungere la costa più distante mentre altri sono stati infranti contro la riva a invocare la speranza, a pregare che la marea dell’economia risalga al loro favore”. Metafore che rendono l’idea di quale Irlanda lascia in eredità McAleese al suo successore. “Si dice che la necessità sia la madre dell’invenzione”, ha continuato McAleese. “E noi stiamo certamente vivendo un periodo di notevole bisogno, un tempo tempestoso in cui servono menti creative e coraggiose per navigare senza tracciati o indicazioni. E gli imprenditori irlandesi sono persone che stanno giù nella sala macchine, che tengono i motori caldi e creano energia così che la nave della nostra economia la smetta di muoversi in cerchio e cominci a prendere velocità nella direzione giusta”. McAleese ha ringraziato gli imprenditori di essere rimasti “in tempi buoni e in quelli brutti”, e li ha salutati con una frase tradizionale in gaelico: Go raibh míle maith agaibh go léir, ovvero ““Che il prossimo anno ci veda tutti vivi qui”.
Ora chi sarà il nuovo ospite della lussuosa residenza che si trova di fronte all’ambasciata americana immersa nel Phoenix park abitato dai daini? Sarà davvero l’imprenditore divorziato 48enne superfavorito Seán Gallagher?
Lo diranno i risultati delle elezioni. Si vota anche per due referendum costituzionali e per l’elezione suppletiva di un seggio vacante nel collegio dei deputati nell’Ovest di Dublino.