'Effetto boomerang'


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Troppa concentrazione fa sbagliare i rigori

Cambiare dettagli tecnici 'spia' dell'errore in arrivo. Lo rivela uno studio britannico r

Il rigore decisivo per la vittoria. L'ultimo tiro libero prima della sirena: sono i momenti decisivi della vita di un'atleta, quelli che fanno la differenza tra un campione o un medio professionista. Ma proprio nell'attimo cruciale è facile che un eccesso di concentrazione porti all'errore. Ora un nuovo studio dell'università di Birmingham (GB), pubblicato su 'Current Direction in Psychological Science', svela come troppa attenzione possa provocare un 'effetto boomerang', danneggiando la prestazione.

"Quando si è sotto pressione - spiega Rob Gray, autore della ricerca - l'attenzione confluisce tutta verso il proprio corpo. Si vuole essere sicuri che ogni muscolo funzioni correttamente. Ma questa 'super' concentrazione innesca una serie di reazioni negative nell'atleta e produce un effetto negativo sulla prestazione. Naturalmente - avverte Gray - gli atleti sanno che dovrebbero semplicemente rilassarsi e tirare fuori il meglio, ma non è molto utile ricordaglielo".

La ricerca ha dimostrato infatti come in questi momenti topici l'atleta sotto pressione tenda a modificare alcuni piccoli gesti tecnici legati alla sua performance, non registrabili dall'occhio del profano, ma determinanti per il successo.

"L'obiettivo dello studio - afferma lo psicologo - era quello di capire cosa accade realmente quando qualcuno inizia a prestare troppa attenzione al proprio corpo. Ad esempio - suggerisce l'esperto - i giocatori di baseball quando sono sotto pressione eseguono un minor numero di colpi vincenti, perché la loro forza di battuta o 'swing' varia troppo".

Secondo la ricerca ci sono particolari che possono cambiare nell'atleta quando questi è troppo concentrato: "Ad esempio alcuni campioni del baseball cambiano l'angolo della testa della mazza quando colpiscono un lancio. Questo tipo di improvvisi cambiamenti tecnici in gesti conosciuti e ripetuti milioni di volte - avvertono i ricercatori - possono essere identificati se osservati in modo specifico. E un allenatore può lavorare con il professionista per evitare che questo si verifichi".