Cristina Kirchner verso il secondo mandato


Stampa

I ‘descamisados’, una realtà che sopravvive

Permangono nette spaccature nel corpo elettorale descamisados_296

Negli anni, le elezioni argentine hanno messo in luce una costante quanto netta spaccatura tra le classi più abbienti delle borghesie cittadine e i “descamisados”, i ceti umili delle periferie e delle province più svantaggiate. A 28 anni dalla fine della dittatura, il fenomeno non sembra ancora essere stato sradicato.

“Il permanere di diffuse sacche di povertà in tutto il Paese e le ricorrenti crisi economiche hanno impedito il superamento di tale contrapposizione politico-economica, che ora si presenta con forme diverse, probabilmente non così marcate. Oggi, le classi meno abbienti non vedono più nel peronismo quel grande percorso di inclusione sociale, economica, culturale e politica che fu nei suoi albori, ma uno stretto sentiero clientelare che consente di comunicare con lo sviluppo e con il progresso”, osserva Jorge Arias. “La società argentina è diventata più complessa, e le divisioni politiche non sfuggono a tale complessità. Eppure ancora oggi, in linea di massima, le varie forme del peronismo continuano a concentrare il voto dei ceti medio-bassi, mentre quello della borghesia si disperde tra varie formazioni, a destra e come a sinistra. In sostanza, la realtà sociale ed economica dei ‘descamisados’ è sempre attuale, benché il suo rapporto con il peronismo sia meno ideologico e più legato alle leadership”.

“L’America Latina in generale, e l’Argentina in particolare, beneficiano oggi di una congiuntura economica straordinariamente favorevole. Fino alla metà dello scorso decennio, le crisi ricorrenti si traducevano in un ‘triplo abbraccio mortale’ per le nostre economie: rialzo dei tassi di interesse, aumento dei prezzi alla produzione a valore aggiunto e calo dei prezzi delle merci più importanti. La crisi del 2008 ha sovvertito tali dinamiche, almeno per ora, penalizzando i Paesi più sviluppati e favorendo le economie emergenti. Oggi ci muoviamo sulle sabbie mobili ed è arduo fare previsioni, ma nel breve periodo l’Argentina sembra al riparo da una nuova crisi. Resta da vedere cosa succederà quando le risorse cominceranno a scarseggiare e lo Stato dovrà continuare a sostenere tariffe agevolate per i trasporti, il gas o l’energia elettrica, o i programmi di assistenza ai poveri che oggi, con le casse piene, non creano particolari problemi. Tale orizzonte, tuttavia, appare assai lontano per una classe politica e una società che, come quella argentina, tendono a vivere alla giornata”.

(R. F.)