Realismi e oltre


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L’arte sovietica fra ideologia e astrazione

Aleksandr Rodčenko, 'Grande pittura sovietica 1920-1970'. Al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino all'8 gennaio

di Federica Marino

La fotografia è più realistica della pittura? Dipende da chi fotografa e da chi dipinge, e la domanda si fa più pressante se di reale e sua raffigurazione si tratta nelle mostre “sovietiche” dedicate a Roma al fotografo Aleksandr Rodčenko e al realismo socialista nel cinquantennio 1920-1970.

Due mostre speculari, che hanno inaugurato la stagione 2011-2012 a Palazzo delle Esposizioni, mettono a confronto gli scatti dell’artista di San Pietroburgo e il movimento artistico che raccontò per immagini lo strutturarsi dell’ideologia e del regime sovietico, per scoprire i margini di autonomia e le derive artistiche di un periodo lungo, pesante, ma non monolitico.

Da un lato, c’è un artista solitario e talvolta isolato, che spicca per la sua continua ricerca formale; dall’altro, un vasto movimento nato dalla volontà di forgiare un’estetica unitaria a partire dalle mille identità etniche e culturali delle repubbliche sovietiche: non a caso la mostra è dedicata ai Realismi sovietici, a indicare le diverse anime confluite nel movimento chiamato a raffigurare il nuovo mondo socialista.

Nel 1917, all’avvento della rivoluzione, Rodčenko ha al suo attivo una mostra, sperimenta nel campo del cinema e della grafica, guarda con interesse alla tecnica del fotomontaggio. Nel 1924 – e fino al 1940 – si dedica esclusivamente alla fotografia: sedici anni di ricerca e sperimentazione in cui il rettangolo dell’inquadratura apre nuovi spazi e prospettive inattese, e la realtà vira all’astratto. E’ il “Metodo Rodčenko”: piani diagonali, punti di vista capovolti, bianchi e neri che si sfocano e confondono l’osservatore portandolo oltre ciò che è rappresentato. Poco realismo, e Rodčenko, considerato “troppo occidentale” si persuade a rientrare nei ranghi, almeno per quanto riguarda la scelta dei soggetti. Sono di quest’epoca scatti di occasioni pubbliche, parate militari o manifestazioni sportive: la resa formale strutturata e geometrica rimane la via d’uscita dalla realtà commemorativa voluta dal regime.

Eppure, prima che diventasse regime, il socialismo russo aveva saputo raccontarsi e raccontare un ideale attraverso modi espressivi tra i più diversi: la mostra romana ha un taglio cronologico e cerca proprio di superare la funzione di propaganda innegabilmente rivestita dal realismo socialista, per rintracciarne stilemi, correnti, variazioni. Non è soltanto la scelta diacronica a rendere possibile questo approccio, ma anche la diversa origine degli artisti e il numero delle tele presenti.

Tema comune, l’uomo come artefice del proprio mondo attraverso l’azione nel flusso storico, ma per un Malevic che sperimenta la geometria della figura umana declinata in multicolor c’è Deineka che ritrae giovani nudi sulla spiaggia e ci sono gli slanci quasi cubisti della “Conduttrice” di Samochvalov.

Il dialogo artistico tra sovietici e “resto d’Europa” non sembra interrotto dalla Rivoluzione né dai successivi sviluppi politici e storici: se, innegabilmente, il regime orienta e detta temi e contenuti in modo funzionale ai propri scopi, nella rigida cornice tematica rimane comunque ampio spazio per l’espressione di sensibilità personali o di correnti “altre”. Ecco allora che la rappresentazione del reale si fa soggettiva, prende toni naif, imita la fotografia, magari secondo il momento storico o le influenze da altrove. La domanda permane e si allarga: qual è il mezzo più adatto per raffigurare il reale? Forse la fotografia, purché si limiti a registrare fedelmente; forse il Realismo, che finisce però per creare tanti reali possibili. E infine: è ancora possibile (lo è mai stata?) l’arte intesa come mimesi della realtà? Il tentativo sovietico, uno dei più recenti in questo senso, ha forse fallito, ma ci ha regalato così altissimi momenti di arte.

Aleksandr Rodčenko/ Realismi socialisti. Grande pittura sovietica 1920-1970
Roma, Palazzo delle Esposizioni
Fino all’8 gennaio