Partiamo dall’inizio: cosa sono i rotavirus?
Identificati nel 1971, i rotavirus devono il proprio nome al latino rota, poiché al microscopio elettronico hanno la forma di una ruota. I ceppi di rotavirus del Gruppo A sono la causa più frequente di gastroenterite da rotavirus (GERV) umana nel mondo; al Gruppo A appartengono i quattro principali sierotipi circolanti (G1, G2, G3, e G4). Inoltre, da un po’ di tempo è comparso in Europa un quinto ceppo denominato G9. I nuovi dati indicano che il G9 può essere responsabile di una percentuale più alta di ricoveri e di un maggior ricorso alla terapia endovenosa di reidratazione rispetto ad altri sierotipi. Questi cinque sierotipi sono responsabili del 96,6% dei casi di diarrea da rotavirus tra i bambini.
Come agiscono questi virus e come si arriva alla diagnosi?
Il rotavirus aderisce all’apparato gastrointestinale, infetta la superficie delle cellule dei villi nell’intestino tenue e successivamente si diffonde lungo l’intero intestino. Sebbene l’infezione sia superficiale, è sufficiente a scatenare una risposta immunitaria locale e sistemica. La diarrea è conseguenza della perdita di superficie di assorbimento e del flusso di acqua ed elettroliti nella zona danneggiata. Il danno è reversibile, ma la diarrea non si arresta fino alla rigenerazione dei villi. La prima infezione da rotavirus di solito è la più severa; successivamente il sistema immunitario viene stimolato per cui le infezioni successive provocano sintomi sempre più lievi Due infezioni spontanee da rotavirus attivano una protezione al vicina al 100% dalla malattia moderata-severa indipendentemente dai sierotipi circolanti di rotavirus. Poiché i rotavirus vengono eliminati in grandi quantità durante le crisi diarroiche, la diagnosi di infezione in genere viene posta tramite individuazione dell’antigene del virus nei campioni di feci.
E’ una patologia che colpisce principalmente i bambini…
Esatto. Colpisce praticamente tutti i piccoli entro i primi 5 anni ed è la causa più frequente di ricovero nell’infanzia. Se vogliamo tradurre queste prime considerazioni in numeri, ogni anno in Italia la patologia interessa oltre 400.000 bambini.
Con quali rischi?
Il rischio maggiore è quello della disidratazione. La composizione del corpo di un bimbo piccolo è infatti diversa da quella di un adulto: la percentuale di acqua nel bambino è molto più alta e in poche ore il soggetto si può quindi disidratare e andare incontro a gravi complicanze. Fino ad oggi l’unica terapia possibile è quella sintomatica con la somministrazione di soluzioni reidratanti orali, che non sempre sono di facile assunzione da parte del bambino, o con la reidratazione parenterale.
Impressionano i numeri di una patologia che potremmo dire dimenticata, o quantomeno poco considerata…
In Europa ogni anno 2,8 milioni di episodi di gastroenterite vengono seguiti a casa dal pediatra, 700.000 casi richiedono una visita in ospedale e 87.000 il ricovero. Lo stesso vale, in proporzione, per il nostro Paese: circa 322.000 gli episodi con sola assistenza al domicilio del piccolo, 80.500 quelli che necessitano di una visita ambulatoriale, mentre in oltre 10.000 casi si procede all'ospedalizzazione. Nel Lazio, ad esempio, ogni anno si possono stimare quasi 2.000 casi di ospedalizzazione da rotavirus. E’ stato inoltre stimato che la gastroenterite da rotavirus causa 50.000 visite in pronto soccorso l’anno, con conseguente congestione delle strutture ospedaliere, specie nei mesi invernali, quando si registra il picco d’incidenza. La durata della degenza varia da 4 a 7 giorni ed è più lunga per chi ha meno di 4 mesi; l’infezione inoltre può complicare e prolungare il decorso ospedaliero di bambini già ricoverati, visto che un quinto delle infezioni sono acquisite in ospedale.
Ma quanto è contagioso il virus?
Molto, perché si trasmette con grande facilità e può sopravvivere a lungo nell’ambiente. La trasmissione avviene più che altro per via orofecale, cioè attraverso il contatto delle mani sporche per aver toccato pannolini o per aver accudito i bambini malati, ma anche per via respiratoria e scambiandosi oggetti, ad esempio i giocattoli. Il virus può essere contratto anche in ospedale, nonostante le misure di igiene. E la stessa igiene domestica non è sufficiente a proteggere dall’infezione e per questo è frequente che dai bambini il virus possa essere trasmesso ai genitori: questo rende la situazione ancor più difficile da gestire.
Quale è il decorso clinico?
Nei bambini con un sistema immunitario sano e normale ed una nutrizione adeguata, il periodo di incubazione dell’infezione è di 1-4 giorni (più spesso 2 giorni). I sintomi di GERV possono durare 4-8 giorni e comprendono diarrea acquosa, vomito, febbre, dolore e disidratazione che in casi gravi può tradursi in una disidratazione severa, squilibrio elettrolitico, calo ponderale e può addirittura portare alla morte. Il rotavirus è altamente contagioso; grandi quantità di virus vengono trasmesse dal soggetto colpito da infezione (la trasmissione può avvenire anche da soggetti asintomatici).
Bastano comunque pochissimi virus per scatenare l’infezione. La via classica è fecale-orale, ma il rotavirus può sopravvivere fino ad una settimana fuori dal corpo umano, e la diffusione tra individui tramite contatto superficiale è possibile (ad esempio, tramite le mani e le superfici ambientali contaminate). Inoltre, si pensa che le goccioline sospese nell’aria possano permettere la trasmissione per via respiratoria. A tutto ciò va aggiunto che il periodo di incubazione può durare fino a quattro giorni, un periodo durante il quale la diffusione virale può essere molto marcata.
Altro problema non trascurabile, oltre naturalmente a quello clinico ed emotivo, è l'effetto sulla spesa sanitaria...
In Italia l’infezione richiede circa 35 milioni di euro all’anno di soli costi diretti, che superano i 135 milioni di euro considerando anche i costi indiretti, dovuti alla perdita di giorni di lavoro dei genitori dei bambini ammalati. Nel Lazio il costo annuale a carico del sistema regionale causato dal rotavirus sfiora i 4 milioni di euro. Tutto questo lungo elenco di dati e cifre riassume però solo parzialmente i disagi fisici ed emotivi di una malattia che potrebbe essere prevenuta da un vaccino specifico.
E allora parliamo di questa opportunità...
Attualmente sono due i vaccini a nostra disposizione, da somministrare in due o tre dosi a seconda del tipo. Un grande vantaggio dei vaccini antirotavirus è la via di somministrazione: a differenza degli altri vaccini che sono iniettivi, quello per il rotavirus si assume per via orale. L’ efficacia e il profilo di sicurezza sono stati dimostrati da numerosi studi clinici che hanno coinvolto per ciascun vaccino almeno 60.000 neonati. Questi trial hanno dimostrato che la somministrazione nei primi sei mesi di vita ha avuto un’efficacia di oltre il 90% contro i casi più gravi di gastroenterite da rotavirus. A ciò va aggiunto che la vaccinazione può essere eseguita in contemporanea con quelle già previste al 3° e 5° mese di vita.
Quali sono i vantaggi che offre la vaccinazione rispetto alle attuali opzioni terapeutiche?
La vaccinazione è l’unica misura in grado di agire in modo significativo sull’incidenza globale della gastroenterite da rotavirus. Evitando la maggior parte delle forme gravi, nella realtà italiana e dei paesi industrializzati la vaccinazione può presentare vantaggi per la qualità della vita del bambino e dei familiari. La dimostrazione pratica l’abbiamo avuta nei paesi in cui la vaccinazione è stata avviata già da diverso tempo, ad esempio in Belgio: l’introduzione della vaccinazione ha ridotto in un anno dell’80% i ricoveri dei bambini.
Qual è la situazione in Italia?
Purtroppo in Italia, pur essendo fortemente raccomandata dalle società pediatriche nazionali e internazionali, la vaccinazione antirotavirus non è offerta in maniera attiva e gratuita sul territorio, tranne in alcuni casi sporadici. Eppure è stato ampiamente dimostrato da studi farmacoeconomici che la vaccinazione di tutti i bambini sarebbe molto vantaggiosa per il sistema sanitario.
(M. R.)