Il teatro in Italia è diventato un terreno di confronto e di forte critica. Basti pensare all'occupazione del Valle di Roma da diversi mesi al centro di contrapposizioni politiche e sociali. Ma a che punto è lo stato del teatro in Italia?
I fondi erogati, nel 2010, per il settore del teatro ammontano a 66.667.650,40 euro. E le sale teatrali della Penisola hanno attirato un 'esercito' di 14.604.764 persone per un totale di 81.331 spettacoli. "Il Fus, il fondo unico per lo spettacolo,viene distribuito attraverso la Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo alla quale fa riferimento una commissione di esperti che assegna i fondi. I criteri per l'assegnazione dei contribuiti - spiegano dalla Direzione Generale all'Adnkronos- sono ricompresi nel decreto ministeriale del 12 novembre del 2007 attualmente in vigore, che regola tutte le attività''.
"Il requisito principale -continuano- è quello di aver svolto tre anni di attività nel settore della prosa dal momento della costituzione della compagnia o dell'organismo teatrale che richiede le sovvenzioni".
"Il progetto artistico -precisano dalla Direzione- viene valutato dalla commissione composta da otto persone, nominata nel maggior parte dal ministro dei Beni culturali. Ci sono anche i rappresentanti di Stato-regioni e Conferenza Stato-Città nominati direttamente dalle loro istituzioni.
"La commissione -sottolineano dalla Direzione- assegna i fondi valutando due criteri: quello relativo alla qualità del programma e quello che concerne la quantità basata sui costi messi in conto".
Nel complesso, nel 2010, i fondi statali destinati alle attivita' teatrali di prosa ammontano a 66.667.650,40 euro. Di fatto, nella lista del Fondo Unico dello Spettacolo, le risorse riservate al teatro si aggiudicano la terza posizione.
A primeggiare sono gli enti lirici che prendono il 47,5% delle sovvenzioni seguiti dalle attività cinematografiche che invece ottengono il 18,5% delle risorse. Al teatro spetta, per la precisione, il 16,2722% dei fondi. Una 'massa' di contributi che, però, non sembra aver soddisfatto tutti.
O, quanto meno, non è arrivata a tutti coloro che hanno dato vita ad un'attività teatrale. E' il caso dell'attore e commediografo Luigi De Filippo che, a Roma, torna a far rivivere il Parioli nel segno del padre Peppino cui il teatro, che riaccende i riflettori il 6 dicembre, è dedicato.
"Abbiamo intrapreso questa avventura -racconta all'Adnkronos- senza essere stati aiutati da nessuno in modo ufficiale. Abbiamo già avuto un primo riscontro positivo: il pubblico si è interessato alla nostra iniziativa e abbiamo cominciato a vendere i primi abbonamenti. Questo mi incoraggia molto e mi fa piacere. Quello che ho constatato di persona nella mia attività di attore e impresario teatrale -rimarca però De Filippo- è il completo disinteresse da parte dello Stato verso ogni forma di cultura e nei confronti del teatro in particolare".
"Noi che amiamo la cultura e la pratichiamo -ammette l'attore- avvertiamo la sensazione di dare fastidio. Ci sono tagli, tagli e solo tagli. Non si incoraggia certo né l'arte del teatro né l'arte in generale. Il mio disappunto è grande".
E sulla stessa linea, ma con un piglio più deciso e propositivo, si colloca l'attore e regista Alessandro Preziosi che, senza esitazioni, spiega all'Adnkronos: "Dire che non c'è futuro per il teatro è un vero peso per l'arte intera ed una grande sofferenza. Per questo motivo io ho preso otto ragazzi della scuola di cui sono direttore, la Link Academy, e li ho messi a recitare il Cyrano de Bergerac. Mi ostino da due anni a fare corsi di formazione per attori''.