La crisi rende gli italiani meno sicuri rispetto ai consumatori europei, più attenti alla spesa rispetto ai tedeschi e polacchi, primi in Europa per la fiducia nelle associazioni dei consumatori. E' il quadro che emerge in sintesi dalla ricerca europea che Consumers' Forum, associazione che riunisce le più grandi imprese italiane e le maggiori associazioni dei consumatori, ha commissionato a Ipsos per la 4a edizione dell'analisi sugli stili di consumo.
Il sondaggio, condotto su 2.600 cittadini europei e realizzato su campioni rappresentativi di 5 paesi (Italia, Germania, Polonia, Spagna, Regno Unito), rileva che il 59% degli italiani e il 58% degli spagnoli sentono come meno sicura la situazione economica personale rispetto ai cittadini tedeschi (41%) e polacchi (46%).
Gli inglesi risultano più attenti nel ridurre le spese (71%), seguiti dagli spagnoli (63%) e dagli italiani (60%), e che in tale situazione la maggior parte dei cittadini dei paesi considerati utilizza Internet per informarsi sui prezzi (72%).
"I consumatori italiani sono più insicuri e modificano le loro abitudini di consumo condizionati dalla crisi economica", commenta Sergio Veroli, presidente di Consumers' Forum.
"Sono più attenti alle offerte speciali e confrontano di più i prezzi, si fidano delle associazioni di consumatori. Purtroppo non conoscono le iniziative di responsabilità sociale delle imprese pur essendo interessati a valutare i loro acquisti secondo parametri anche di eticità delle imprese. Dalla ricerca emerge pertanto una possibile indicazione per contribuire ad uscire dalla crisi: aumentare la fiducia dei consumatori puntando su un modo di fare impresa socialmente responsabile".
Riguardo le abitudini d'acquisto, l'81% degli intervistati si dice molto attento a usufruire di sconti e di offerte speciali, con il picco maggiore in Italia (88%) e in Spagna (87%), i consumatori europei intervistati preferiscono comprare negli ipermercati/centri commerciali (51%), seguiti dagli acquisti nei supermercati più vicini (47%) e sulle bancarelle (36%).
Nonostante l'esigenza di contenimento della spesa espressa dalla maggior parte dei cittadini intervistati, italiani e spagnoli sarebbero i più propensi a pagare di più prodotti che rispettano l'ambiente (rispettivamente l'81% e il 68%), che offrono garanzia di standard qualitativi (83% e 74%) o provenienti aziende che rispettano i diritti dei lavoratori (79% e 68%).
Riguardo all'eticità delle aziende, quasi l'80% dei cittadini europei non ha mai sentito parlare di responsabilità sociale. Sono ritenute socialmente responsabili le aziende che erogano servizi alla salute (38%), seguite dall'industria alimentare (35%) e farmaceutica (26%). Nella classifica delle imprese ritenute più socialmente responsabili al mondo gli intervistati faticano ad indicare un nome (77% a livello totale non sa indicare); tra coloro che spontaneamente lo fanno (pari al 23%) Fiat, Barilla e Coop si aggiudicano i primi posti in Italia, mentre le altre nazioni europee assegnano il primi posti a Microsoft e Apple.
Alla base di un comportamento etico di un'azienda per i consumatori europei contano soprattutto il rispetto dei diritti dei lavoratori (43%) e la qualità dei prodotti (36%); hanno la stessa importanza inoltre il rispetto dell'ambiente e la trasparenza verso il consumatore (26%). In rapporto ai diversi Paesi analizzati Spagna e Italia danno maggior peso alla trasparenza verso il consumatore (33%), conta di più per il consumatore inglese il prezzo equo (37%), la qualità del prodotto per il consumatore polacco (43%).
Un'azienda socialmente responsabile per il consumatore italiano non dovrebbe ricorrere nella pubblicità all'uso di atteggiamenti violenti (34%) né a comportamenti contro la legalità.
L'Italia è il paese europeo dove c'è maggiore sensibilità all'“abuso” del corpo femminile in comunicazione (20% vs. 12% di media europea). No all'uso in pubblicità di riferimenti religiosi per i tedeschi (22%), di atteggiamenti che suggeriscono di violare le leggi per gli spagnoli (30%), atteggiamenti esplicitamente sessuali per gli inglesi (39%).
L'Italia si conferma il paese che in Europa ha più fiducia nelle associazioni dei consumatori (39%), seguita dalla Germania (34%) e dalla Spagna (31%), I cittadini europei ritengono che le associazioni dovrebbero concentrare la propria attenzione nel controllo di qualità dei prodotti e dei servizi (78%), nella tutela e rappresentanza del consumatore (76%), nei servizi di informazione e tutoring (66%); meno fondamentali ma comunque importanti nel rendere le imprese maggiormente responsabili (20%). Per i consumatori, in Germania come in Italia in particolare contano l'indipendenza delle organizzazioni (65% e 59%) e le regole di democrazia interna (35% e 33%).
In Italia e nel Regno Unito l'affidabilità di una associazione di consumatori è data anche dalla capillarità di sportelli sul territorio. La richiesta di una alta specializzazione è forte soprattutto in Polonia (44%). Il dialogo tra associazioni di consumatori e aziende? Favorevoli il 47% del campione europeo, cauti il 38% contrari il 15%.