I film del week end


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I want to be a soldier

di Sandro Calice

I WANT TO BE A SOLDIER

di Christian Molina. Spagna, Italia 2010, drammatico (Iris Film)
Fergus Riordan, Ben Temple, Andrew Tarbet, Robert Englund, Danny Glover, Valeria Marini, Cassandra Gava, Joe Kelly
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E’ con inquietudine che si esce dalla sala dopo aver visto “I want to be a soldier”, che non è un capolavoro, ma che, pur semplificando troppo, tocca nervi scoperti.

Alex ha otto anni e da grande vuole fare l’astronauta. Ne parla sempre col Capitano Harry, il suo amico immaginario veterano di viaggi nello spazio. I genitori sono, come si dice, brave persone, ma parlano poco con lui, lo capiscono poco soprattutto. La situazione peggiora quando nascono due fratellini gemelli. Alex diventa inquieto, mentre il Capitano Harry si trasforma nel Sergente Cluster, dispotico e violento istruttore, amante della guerra e del conflitto quanto Harry era rassicurante e di buon senso. Alex allora punta i piedi e gioca sui sensi di colpa del padre per ottenere quello che ha sempre voluto: una televisione in camera. “Solo mezz’ora al giorno, però”, gli dicono. Non sarà così, ovviamente, e tra immagini di violenza e videogiochi a tema, Alex decide che da grande farà il soldato, per viaggiare, avere soldi e uccidere e distruggere tutto quello che non gli piace. La distanza tra fantasia e realtà è vicinissima a essere colmata.

Christian Molina (“Valérie – Diario di una ninfomane”), qui al suo quarto lungometraggio, dice che l’idea del film è nata da un dato inquietante (la fonte ci è ignota), e cioè che un adolescente all’età di 18 anni potrebbe aver già visto 40 mila omicidi e 200 mila atti violenti tra televisione, cinema e videogiochi. Tralasciando ogni riflessione sui cattivi maestri (l’unica vera “presa di posizione” di Molina in tutto il film) e sul filtro, sulla responsabilità dell’educazione emotiva che sta in capo ai genitori, il racconto scorre in maniera piana, con un linguaggio e uno sviluppo dei personaggi semplificato. Ma immaginiamo sia voluto, visto che è rivolto principalmente ai ragazzi (il film ha vinto il Premio Marc’Aurelio “Alice nella Città” al Festival del Film di Roma del 2010). Ed in fondo è proprio questa linearità, questa “piattezza” a creare la tensione, con il dramma che immaginiamo dietro ogni momento quotidiano e che prima o poi, inevitabilmente, arriverà.

s.calice@rai.it