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Pirati, minaccia per le coste somale

Creata una task force internazionale pirati_somali_296

La pirateria al largo delle coste somale è una minaccia costante alla navigazione tra Europa e Asia, fin dall'inizio della Guerra civile somala dei primi anni novanta. Per contrastare questa minaccia è stata creata una task force navale internazionale denominata Combined Task Force 150.

Fin dal crollo del governo centrale somalo numerose barche da pesca straniere violavano il confini marittimi somali e prima del coinvolgimento delle milizie e degli uomini d'affari, i pirati erano principalmente interessati a garantire il rispetto dei confini nazionali. Recentemente, nel 2006 c'è stato un lieve calo della pirateria in seguito all'attività dell'Unione delle Corti Islamiche. Tuttavia in seguito alla guerra in Somalia, sempre nel 2006 c'è stato un ulteriore incremento.

Alcuni pirati sono pescatori che dichiarano di ritenere le navi straniere una minaccia per l'economia locale. Dopo aver visto la rendita legata alla pirateria, visto che di solito vengono pagati dei riscatti per il rilascio delle navi o delle persone, i signori della guerra hanno iniziato a facilitare le azioni di pirateria, dividendo gli utili con i pirati.

Il Governo di Transizione Federale somalo ha compiuto alcuni sforzi nella lotta alla pirateria consentendo a navi militari straniere di pattugliare ed eseguire operazioni militari nelle acque somale. Tuttavia questi permessi non sono sempre rilasciati dal governo di Mogadiscio, costringendo le navi da guerra straniere ad interrompere la caccia ai pirati.

Il diritto internazionale marittimo prevede che ogni stato che fermi, tramite una propria nave da guerra, una nave pirata, possa arrestare i suoi membri e processarli presso i propri tribunali. La pirateria è infatti il primo crimine della storia per cui sia stata prevista la giurisdizione universale.

Nonostante ciò, molti pirati fermati lungo le coste somale sono stati ricondotti a terra a causa dell'incapacità e della riluttanza degli stati ad attuare effettivamente le norme internazionali e processare i pirati catturati. Per ovviare a questa situazione, prima la Gran Bretagna poi gli Stati Uniti e l'Unione Europea, hanno stipulato un trattato con il Kenya, affinché i pirati vengano processati e detenuti sul suo territorio. La terribili condizioni delle galere e del sistema carcerario keniota solleva serie preoccupazioni riguardo al rispetto dei diritti umani dei pirati.