Ama paragonarsi a Giovanna D'Arco e come la Pulzella d'Orleans rischia davvero di passare alla storia come una martire. Iulia Timoshenko, 50 anni, oggi condannata a sette anni di reclusione per abuso di potere per i controversi contratti per l'importazione di gas russo, è stata l'eroina della rivoluzione arancione filo-occidentale del 2004 e, per anni, la lady di ferro della politica ucraina. Spesso ricordata all'estero per la sua bella presenza e per l'ormai celebre treccia bionda "alla contadina" raccolta a corona dietro la testa, Timoshenko è stata giudicata colpevole di aver siglato nel 2009 degli accordi con Mosca per le forniture di metano senza il consenso del governo da lei guidato e a un prezzo (450 dollari ogni mille metri cubi) eccessivamente alto e quindi sconveniente per l'Ucraina. Anche l'altra icona della rivoluzione arancione, l'ex presidente Viktor Yushchenko, ha testimoniato contro di lei, e a nulla sono valse le pressioni di Ue e Stati Uniti, che ritengono il processo manovrato politicamente. Cresciuta da una ragazza madre in un quartiere operaio di Dnipropetrovsk, 'Iulia' si sposa e diventa mamma a soli 20 anni.
Studentessa lavoratrice alla facoltà di economia della sua città natale, dopo la laurea entra nel mondo rampante, e spesso corrotto, del capitalismo post-sovietico dei primi anni '90. Inizia con un negozietto per il noleggio delle videocassette per poi farsi strada nel settore degli idrocarburi assieme e con l'aiuto del marito, un rampollo della nomenklatura rossa diventato uno degli oligarchi più facoltosi dell'Ucraina. La sua carriera è molto rapida, troppo secondo i suoi detrattori: parte nel 1991 da semplice funzionaria del Consorzio ucraino del petrolio (poi ribattezzato 'Sistemi energetici uniti') e ne diventa presidente nel 1995. A quel punto, la "principessa del gas", com'era chiamata all'epoca, inizia la sua ascesa politica. Nel 1999, diventa vicepremier, ma nel 2001, poco dopo che il suo mentore, Viktor Iushenko, viene rimosso dalla carica di primo ministro dall'allora presidente Leonid Kuchma, finisce in carcere per 42 giorni per concussione e contrabbando di gas ed è sottoposta a indagini in Russia con l'accusa di aver corrotto dei funzionari quando era responsabile del settore energetico ucraino.
Tutte accuse poi cancellate dalla giustizia. Il suo innegabile carisma e la sua capacità di trascinare la folla la portano alla ribalta delle cronache internazionali nel novembre del 2004, quando scende in piazza seguita da centinaia di migliaia di persone per denunciare i brogli in favore del candidato filorusso alle presidenziali, Viktor Ianukovich, dichiarato in un primo momento vincitore della competizione elettorale. E' la rivoluzione arancione: il movimento di piazza ottiene l'annullamento del ballottaggio e le nuove elezioni sono vinte da Iushenko, che nomina Timoshenko primo ministro. L'idillio dura però appena sette mesi, poi, dopo reciproche accuse di corruzione e incompetenza, Iushenko la liquida e lei si trasforma in sua acerrima rivale. Alle elezioni parlamentari del 2006 'Iulia' si prende una prima rivincita sorpassando il partito di Iushenko, che però le preferisce come premier l'ex nemico Ianukovich. L'anno dopo ricompone la coalizione arancione e torna alla guida del governo con il beneplacito di Iushenko, con cui i rapporti restano però tesi. Alle elezioni presidenziali dello scorso anno Timoshenko si è piazzata seconda ottenendo il 45,47% dei voti al ballottaggio, poco meno di Ianukovich, attuale capo di Stato, che ha conquistato il 48,95% delle preferenze.