Carcere per Yulia Tymoshenko


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Il tramonto dell'eroina di Kiev

Sette anni per abuso di potere. Secondo i giudici, l'ex-pasionaria protagonista della svolta politica in Ucraina ha causato un danno economico al governo nel siglare i contratti per le forniture del gas russo tymoshenko_296

di Maurizio Iorio

L’hanno definita la “Giovanna D’Arco della rivoluzione arancione”, e adesso l’hanno messa sul rogo. Yulia Tymoshenko, ex-pasionaria protagonista della svolta politica in Ucraina, a metà degli anni 2000, era stata arrestata ad agosto per intemperanze nei confronti dei giudici, durante l’udienza nella quale doveva rispondere dell’accusa di “abuso di potere” nel siglare i contratti per le forniture del gas russo nel 2009, accordo che causò un danno di 140 milioni di euro alla compagnia energetica nazionale.

Mise fine alla guerra del gas
L’accordo fra la Gazprom russa e l’ucraina Naftogaz, che mise fine nel 2009 ad una guerra del gas che aveva lasciato al freddo mezza Europa, secondo l’accusa fu imposto dalla Tymoschenko senza il consenso del suo governo. Il tribunale di Kiev l’ha ritenuta colpevole, e le ha comminato sette anni di carcere, oltre ad un risarcimento allo stato di 188 milioni di dollari, accogliendo le richieste dell’accusa. La donna, rimasta impassibile alla lettura della sentenza (non a caso è stata anche soprannominata “Lady di ferro), ha denunciato il “giudizio prefabbricato” nei suoi confronti dal presidente Victor Yanukovic, per “allontanarla dalla politica”. Leader combattiva e carismatica, l’ex-premier ha detto che la sentenza non cambierà la sua vita e la sua lotta, ed ha preannunciato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

L’Europa minaccia ritorsioni
L’Europa, peraltro, ha avvertito l’Ucraina che ci sarebbero state conseguenze in caso di condanna. Catherine Ashton, ministro degli esteri della Ue, ha detto di avere l’impressione che “nel caso di specie si tratti di applicazione selettiva della giustizia”. La condanna potrebbe mettere in discussione la realizzazione di una zona di libero commercio con l’Ucraina e la futura integrazione europea dell’ex-repubblica sovietica. Prima di dedicarsi alla politica Yulia Tymoshenko era una donna d’affari proprio nel settore del gas, affari grazie ai quali divenne una delle persone più ricche dell’Ucraina. La rivista americana Forbes la inserì nel 2005 al terzo posto fra le donne più potenti del mondo, dopo il segretario di stato Usa Condoleezza Rice e la vice-premier cinese Wu Yi. La donna, famosa anche per la particolare acconciatura dei suoi capelli biondi, prima di entrare in politica era soprannominata “la principessa del gas”, e fu accusata, a metà degli anni ’90, di aver stoccato enormi quantità di metano, facendo aumentare le tasse sulla risorsa (nel 2001 si era già fatta un mese di carcere, sempre per un affare di gas, e anche in quel caso lei sostenne di essere stata incastrata dal presidente Kuchma e dagli oligarchi che si opponevano alle riforme di mercato). Nel 1996 divenne parlamentare. Dopo la breve detenzione si mise a capo dell’opposizione, che portò alla vittoria nel gennaio del 2005.

La carriera politica
La Tymoshenko divenne primo ministro ma il suo governo fu sciolto nel settembre dello stesso anno. Il 18 dicembre del 2007, a seguito di elezioni anticipate, divenne primo ministro per la seconda volta, incarico terminato nell’ottobre del 2008, con lo scioglimento del parlamento. Ad innescare la crisi, le divergenze con il presidente Yushchenko sulla crisi russo-georgiana riguardo alla guerra in Ossezia. Dopo aver fallito la corsa alle presidenziali nel gennaio del 2010, la parabola politica della Tymoschenko è stata bloccata dalla sentenza di un tribunale. I suoi sostenitori, che stanno attuando svariate forme di protesta in tutto il Paese, sostengono che, a dispetto del suo passato discutibile, il suo impegno riformista fosse “sincero ed effettivo”, e che sotto il suo ministero l’industria energetica ucraina sia cresciuta del 700%. Inoltre, le sue riforme consentirono al governo di pagare gli statali ed aumentare gli stipendi. Questo non è bastato a salvarla dal carcere.