“Il tramonto cremisi infuocava le stupende rocce e gettava lunghi fasci di luce” (I sette pilastri della saggezza”, di T.E. Lawrence). E’ proprio nel Wadi Rum, il più grande deserto della Giordania, che si trovano le sorgenti di Lawrence d’Arabia e la montagna dei sette pilastri della saggezza. Lo scrittore gallese ed ufficiale dell’esercito di sua Maestà, Thomas Edward Lawrence, che proprio nel Wadi Rum stabilì la sua base operativa per guidare la rivolta araba nel 1917-18, ha definito il deserto “immenso, echeggiante, simile ad una divinità”. Perché quelle rocce circondate da sabbia hanno veramente qualcosa di mistico, riescono a mozzare il fiato e fanno realmente pensare al soprannaturale. Il tramonto, per dirla con Lawrence, che “colora di rosso ogni cosa”, è il momento migliore per apprezzare i picchi di granito che spuntano dalla sabbia come pinnacoli, e toccano altitudini inaspettate (il Jabal Rum tocca i 1750 metri).Eppure, nonostante le sue bellezze si apprezzino soprattutto quando brillano al sole, il Wadi Rum è chiamato anche “la valle della Luna”, perché anche di notte, sotto il cielo stellato, è in grado di offrire spettacoli di una suggestione unica. Dune, distese di sabbia, lingue di terra bruciata, antiche piste carovaniere, oasi millenarie, piccole comunità beduine, sono le quinte di un teatro che dà il meglio di sé quando si alza e quando cala il sipario, all’alba e al tramonto, quando la luce bassa e angolata mette in evidenza i contrasti e delinea i contorni di un paesaggio “divino”, per l’appunto. Il Wadi Rum è una riserva naturale statale, dove si può entrare solo attraverso gli ingressi consentiti, accompagnati dalle guide autorizzate con i veicoli a quattro ruote motrici. Ma il modo migliore per apprezzarne l’essenza è percorrere a piedi le sue piste millenarie, dormire nelle tende beduine, guardare il cielo stellato e la luna che (se piena) illumina d’argento i pinnacoli di granito.
I primi insediamenti umani risalgono a 8000 anni fa
I graffiti rupestri facilmente visibili sulle pareti di roccia del Canyon Khazali testimoniano una presenza umana risalente a ben 8000 anni fa. In epoca più recente vi si insediarono i Thamudeni e i Nabatei (IV sec. A.C.), per cedere poi il posto a Greci e Romani, dei quali, qua e là, si possono ancora notare le tracce. I Wadi Rum è abitato da tribù di beduini nomadi, che vivono in tenda, vestono in modo tradizionale ed allevano capre e cammelli. Una permanenza di qualche giorno permette di incontrare i pochi esemplari della fauna locale, come lo stambecco, il lupo grigio, il gatto delle sabbie, la volpe di Blanford, la rarissima volpe rossa, e l’orice, un’antilope del deserto reintrodotta nell’area nel 1972.
Molti i film girati nell’area
Il Wadi Rum è stato scelto come location per molti film, il più famoso dei quali è il kolossal “Lawrence D’Arabia” (1962) di David Lean, vincitore di ben sette Oscar, ed interpretato da Peter O’ Toole, Omar Sharif, Alec Guinness ed Anthony Quinn, che racconta l’ avventurosa storia dello scrittore inglese T.E. Lawrence. (MI)