Festival di musica etnica nella Pompei dell’Asia


Stampa

Jerash, meraviglie sonore e archeologiche

Migliaia di persone rendono vivo l’antico sito romano j

Jerash – Nella terra biblica di Gilead, nel nord della Giordania, sorge l’antica Jerash, una delle molte città che formavano la Decapoli romana, definita come la Pompei dell’Asia, oggi uno dei siti archeologici meglio conservati del Medio Oriente. Nella seconda metà del mese di luglio, all’interno delle rovine di Jerash, si tiene uno dei festival di musica etnica più importanti dell’area mediorientale. Nata nel 1981, la rassegna ha avuto momenti di difficoltà e nel 2007 ha chiuso i battenti, per riaprirli quest’anno, proponendo un cartellone di altissimo livello.

Far tornare il festival non è stato molto difficile, perché ci siamo preparati per bene, si è trattato solo di ricominciare a lavorare”- dice il direttore della manifestazione, Mazen Armouti - “I contatti con l’ Europa, gli Stati Uniti, il mondo arabo, erano ancora attivi, e far tornare gli artisti quando si è saputo che il festival avrebbe riaperto i battenti, è stato facile. Prima per contattare gli artisti o i loro agenti bisognava andare all’estero, adesso abbiamo fatto tutto via internet, rimanendo ad Amman”. Il festival è dedicato solo alla musica mediorientale o anche occidentale? “Naturalmente il programma del festival si rivolge al mercato globale, e qui vengono artisti da ogni angolo della terra, America Latina, Africa, Europa del nord, Australia. Abbiamo diversificato le forme artistiche, quindi non solo musica, ma anche balletto e teatro”. I finanziamenti sono pubblici? “No, Il festival è privato, anche se sotto l’egida dello stato. Ma ci autofinanziamo. Certo, il comune non ci chiede nulla per usare questo luogo”. Quanti spettatori? “Circa 5000 al giorno”.

Per 15 giorni a Jerash torna la vita
Il sito archeologico di Jerash per 15 giorni diventa vivo, pulsante, una colorata fiera popolare, con venditori ambulanti, banchetti di souvenir, artisti di strada, ogni angolo diventa un palco per esibirsi. Nei due teatri principali, perfettamente conservati, gli spettacoli serali più importanti.
Il cartellone di quest’anno è stato chiuso dal balletto siriano Enana (“in questo periodo ci sono un po’ di problemi per la cultura in Siria”. Questa l’unica dichiarazione che siamo riusciti a strappare al loro manager), un’ensemble di oltre 100 persone, che reinterpreta la leggenda di Aladino con coreografie coloratissime ed entusiasmanti, e dal concerto dell’ensemble musicale di Tereq al Nasser un famoso compositore giordano di colonne sonore, affiancato dal suo Rum Group. Concerto intenso e toccante, reso ancor più suggestivo dalla cornice che lo ha ospitato. (MI)