Bisogna svalicare il Monte Nebo, che sorveglia dall’ alto il Mar Morto, da dove la tradizione vuole che Mosè abbia finalmente potuto vedere la Terra Promessa, senza però potervi mettere piede (per punizione divina), per arrivare a Madaba, cittadina di 70.000 abitanti, famosa per i suoi mosaici bizantini, dove si trova la più antica mappa della Palestina, riportata su un enorme mosaico conservato nella chiesa di San Giorgio.
Madaba è assurta recentemente agli onori della cronaca, almeno in Occidente, perché un imam ha intitolato la sua moschea a Gesù Cristo. Non per onorare la religione cristiana, come molti media hanno voluto far credere, ma semplicemente per dedicarla ad uno dei profeti dell’Islam. Il tempio, di nuovissima costruzione, si trova nella periferia della città, ed è stato edificato grazie alla munificenza di un facoltoso cittadino, che peraltro abita dall’altro lato della strada. Casa e chiesa, come si suol dire.
Arriviamo non annunciati, in un caldissimo pomeriggio estivo, al termine della preghiera delle 16, l’unico momento in cui si è sicuri di trovare l’imam, del quale dobbiamo vincere l’iniziale diffidenza e lo stupore per l’incomprensibile (per lui) curiosità dei giornalisti occidentali, arrivati fin là a chiedere lumi sulla prima al moschea al mondo ad essere dedicata anche al Messia dei cristiani. L’imam non sa che la maggioranza dei cristiani ignora, a sua volta, che Gesù sia un profeta dell’Islam. “La persona che ha voluto costruire la moschea ha deciso di chiamarla così”, ci racconta il giovane imam Nasser Hussein al Osta (34 anni e due figli piccoli). Questa è una moschea di recente costruzione. Ci sono molti fedeli? “Nelle giornate lavorative non tanti – ci dice l’imam - , solo un centinaio. Il venerdì, il giorno più importante, un migliaio”. Anche le donne? “No. Al piano terra, che ospita anche una scuola coranica, c’è una sala riservata a loro”. Questa è la prima moschea intitolata ad una divinità cristiana ... “L’abbiamo chiamata così perché per noi musulmani Gesù Cristo è uno dei maggiori profeti. A Madaba c’è una buona percentuale di cristiani, e questo è un gesto che ha valore anche per loro”. Tolleranza e guerra santa: “Non si può predicare l’odio”
Come spiega il fatto che, nonostante tutte le religioni si professino portatrici di pace, i radicalismi sono sempre più estremi? “Credere in Dio, nel Corano, nei profeti, è una cosa fondamentale per la religione islamica. Non si deve criticare nessuno, né bestemmiare, né disegnare caricature. Dimostrare la fratellanza è una delle nostre regole, chi non le segue è fuori da questa moschea. Non si può predicare l’odio per imporre le proprie convinzioni religiose”. Non pensa che la jihad faccia una cattiva pubblicità all’Islam, dato che fomenta i fondamentalismi e le xenofobie occidentali? “La parola Jihad significa sforzarsi, e lo sforzo per ogni buon musulmano è quello di diffondere la religione”. Ma nell’Islam c’è la regola dell’occhio per occhio…”Chi ha combattuto con le armi contro l’islam è stato combattuto a sua volta. Ci sono delle regole che vanno rispettate. Alza la spada su chi la alza contro di te, dai la pace a chi te la offre. Per questo nel mondo islamico ci sono cristiani ed ebrei con i quali conviviamo in pace . L’Occidente ed il Cristianesimo non sono nemici, anche se l’Occidente, quando ha occupato queste terre, aveva solo intenti colonialistici”. Quella di Madaba rimarrà l’unica moschea intitolata a Gesù? “Ho sentito dire che ad Amman ce ne sarà un’altra, attualmente in costruzione”.
L’ospitalità araba
Alla fine della chiacchierata alcuni fedeli rimasti ad ascoltare ci hanno invitato a prendere il the con loro, ci hanno fatto dei regali e ci hanno abbracciati. "Siamo tutti fratelli" – hanno detto. Già, vallo a spiegare sull’altra sponda del mar Morto. (MI)