Petra una delle nuove sette meraviglie


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L'occidentale che ha sposato un beduino

Arrivata da turista, non è più ripartita p

Petra è ufficialmente una delle nuove sette meraviglie del mondo, secondo un sondaggio della New 7 Founders, una fondazione privata svizzera, che ha elaborato ben 100 milioni di voti nel 2007. Sondaggio contestato dall’Unesco, che non ne ha condiviso la metodica. Questo nulla toglie allo splendore dell’antica capitale del Nabatei, conosciuta dai più per essere stata la location del terzo episodio della saga filmica di Indiana Jones. Bisogna camminare per un paio di chilometri lungo il Siq, un sentiero che si snoda attraverso una profonda fenditura della roccia, prima che la facciata del “Tesoro” appaia come per incanto davanti agli occhi stupefatti del viaggiatore.

Decine di tombe scavate nella roccia e templi si alternano per arrivare fino ai pochi resti dell’antica città, rasa al suolo da un terremoto nel VII secolo dopo Cristo. Lungo il cammino i beduini offrono passaggi sui cammelli o su carretti trainati da muli, vendono souvenir e bevande. Fra i tanti banchi pieni di cianfrusaglie, bigiotteria, kefiah e pashmine, salta agli occhi una rivendita diversa dalle altre, perché la signora che offre souvenir ai turisti non è certo una del luogo.

Si chiama Marguerite van Geldermalsen, è una neozelandese di origini olandesi che vive a Petra da oltre trent’anni. E che ha raccontato la sua avventura sentimentale in un libro, “Ho sposato un beduino”, che fa bella mostra di sé sugli scaffali della piccola rivendita, accanto alla classica mercanzia. “Sono arrivata nel villaggio di Wadi Musa nel 1978”, racconta. “Avevo poco pù di vent’anni e volevo visitare il sito archeologico di Petra. Io e la mia amica fummo accolte dalla tribù Bdoul (che aveva occupato le grotte scavate duemila anni fa dai Nabatei, ndr), che ci offrì ospitalità. Io – continua - pensavo che i beduini fossero i predoni nel deserto, non conoscevo né il Medio Oriente né l’Islam. Mi sono innamorata del mio ospite, Mohammed Manajah, l’ho sposato e da allora vivo qui”. Marguerite ha tre figli, il marito è scomparso nel 2002, ma lei ha deciso di rimanere comunque a Petra, che è la sua seconda patria.

La regina di Giordania e quella d’Inghilterra l’hanno voluta incontrare
Perfino Noor, la regina di Giordania, ed Elisabetta d’Inghilterra, nel lontano 1984 , hanno voluto conoscere la “bianca sposata con un beduino”, neanche fosse un fenomeno da baraccone. “Nei primi sette anni di matrimonio io e Mohammed abbiamo vissuto in una delle grotte del sito, poi il governo giordano ci ha spostato in un villaggio qui vicino, dove vivo tuttora”. Quando ha cominciato a scrivere il libro in cui racconta la sua avventura? “Nel 1997, quando ho capito quanto speciale fosse la mia storia e di come due persone con background così diversi potessero convivere insieme”. Com’è stato il passaggio da uno stile di vita “occidentale” ad uno tribale? “L’amore riesce a farti sopportare tutto” – confessa. “All’epoca io e le altre donne facevamo due chilometri con gli asini per andare a prendere l’acqua, e spesso si dormiva sotto le stelle”. Riesce, in questo angolo di mondo, a seguire l’evoluzione della letteratura internazionale? “Certo, abbiamo internet anche qui. I miei autori preferiti sono Bruce Chatwin e John Irving”. Come ha scoperto la sua vena di scrittrice? “Ho imparato a scrivere leggendo Writing your life di Patti Miller”. Oggi a Wadi Musa sono almeno venti le donne occidentali andate in sposa a beduini che, anche se sono ancora abitanti del deserto, parlano fluentemente l’inglese e navigano nel web come in Occidente. Avendo “per tetto un cielo di stelle”. (MI)