Richiesta Corte Appello smonta quadro accusa


Stampa

Meredith: processo giocato su tracce Dna

La perizia fatta svolgere dai giudici d'appello ha ritenuto infatti 'non attendibili' gli accertamenti tecnici della Scientifica a

E' un processo che si e' giocato soprattutto sulla prova scientifica legata alle tracce di Dna quello d'appello a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher. La Corte ha infatti ammesso la perizia chiesta gia' in primo grado dalle difese dei due imputati ma non disposta allora dai giudici.

La perizia, fatta svolgere dai giudici d'appello, ha ritenuto infatti "non attendibili" gli accertamenti tecnici della Scientifica, per il Dna attribuito alla Kercher sul coltello considerato l'arma del delitto e a Sollecito sul gancetto di reggiseno indossato dalla studentessa inglese quando venne uccisa, su cui ci sono tracce genetiche "di piu' individui di sesso maschile"; e inoltre "non si puo' escludere" che i risultati delle analisi possano derivare da contaminazione. Dopo aver ritenuto di non poter ripetere le analisi sulle tracce, Stefano Conti e Carla Vecchiotti dell'Istituto di medicina legale dell'Universita' La Sapienza di Roma hanno riassunto in 145 pagine le loro valutazioni sul lavoro della Scientifica. A loro avviso nelle indagini scientifiche in via Della Pergola "non sono state seguite le procedure internazionali di sopralluogo e i protocolli di raccolta e campionamento".

Riguardo al coltello i periti hanno sottolineato "il reperto 36 e' stato inserito, anche per le analisi, in un contesto ove erano gia' stati analizzati un numero rilevanti di campioni ppartenenti alla vittima e pertanto non si puo' escludere che Possa essersi verificata una contaminazione".

dopo avere esaminato i tracciati elettroforetici, conti e Vecchiotti hanno concordato con la scientifica nell'attribuire alla Knox la traccia di Dna sull'impugnatura del coltello (sequestrato in casa di Sollecito, allora suo fidanzato con il quale talvolta viveva) ma non alla Kercher quella sulla lama ritenuta indicativa di un campione "low copy number".

Per il gancetto di reggiseno, 165b, i periti non hanno invece condiviso la conclusione su un profilo genetico compatibile con l'ipotesi di una mistura di sostanze biologiche "solo" di Sollecito e della Kercher, parlando di "non corretta interpretazione degli elettroferogrammi". Per gli esperti la componente maggiore e' rappresentata dal Dna della vittima, quella minore dal codice genetico "proveniente da piu' individui di sesso maschile".

Conti e Vecchiotti hanno sottolineato quindi che il gancetto venne recuperato 46 giorni dopo l'omicidio. "Sul pavimento - hanno scritto -, ove era prevedibilmente a contatto con polvere ambientale composta in larga misura da cellule, peli, capelli di origine umana". Che "in ambienti chiusi puo' contenere decine di microgrammi di Dna per grammo".

"Un colpo secco alla prova scientifica" lo aveva definito Luciano Ghirga, uno dei difensori della Knox. Ai difensori ha risposto, in aula, il pm Manuela Comodi chiedendo, senza successo, una nuova perizia, istanza poi riproposta in sede di conclusioni al termine della requisitoria (per una valutazione biostatistica del lavoro svolto dalla Scientifica e per l'esame di una nuova traccia individuata sulla lama del coltello). Per il magistrato ci sono "dati oggettivi che rendono irrimediabilmente lacunosa" la perizia di Conti e Vecchiotti. E questo perche' gli esperti hanno "omesso di riferire alla Corte" di macchinari in grado di leggere tracce anche minime di Dna sul coltello. "I periti - ha sottolineato il magistrato - non hanno risposto ai quesiti ma lanciato dubbi. Hanno detto che tutto e' possibile". Alla Corte l'ultima parola.