Parigi, settimana del pret à porter estate 2012


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Donna Barbie o nude look con accessori tattoo?

Dai successi di Milano ai fasti di Parigi. Senza dimenticare le polemiche con New York

di Rita Piccolini

Sfilano a Parigi, fino al prossimo 5 ottobre, i grandi della moda. Le collezioni sono quelle per la donna primavera-estate 2012 e il testimone è stato passato loro direttamente dai grandi della moda italiana che hanno chiuso a Milano lo scorso 27 settembre.

C’è un gemellaggio tra italiani e francesi in fatto di moda. Le radici culturali, l’amore per i prodotti realizzati in modo magistrale e perfetto, la consapevolezza di essere i discendenti dei grandi sarti che la moda l’hanno inventata e l’hanno resa importante nel mondo, una tradizione manifatturiera di spessore, l’orgoglio di essere geniali nel pret à porter perché c’è un legame imprescindibile tra quest’ultimo e l’alta moda: quel tocco di classe, quel certo “non so che” che rende uniche e indimenticabili alcune creazioni italiane, così come quelle francesi. Non è un caso che le donne italiane e francesi sappiano vestire mediamente con gusto, abituate come sono al bello, ce l’hanno probabilmente nel dna.

Ma non è solo gemellaggio tra Parigi e Milano, c’è anche una vera e propria alleanza sancita, come ci ricorda il presidente della Camera della Moda Italiana, Mario Boselli, fin dal lontano 2000 e riconfermata cinque anni fa. Un’alleanza su vari punti tra i quali, importantissimo, quella del calendario delle fashion week, che ci vede in blocco con i cugini parigini subito dopo New York e Londra.

Il problema, lo ricordiamo, l’ha creato New York, dichiarando di voler far slittare l’appuntamento con la moda il prossimo settembre di almeno una settimana, rischiando così di sovrapporsi alla manifestazione milanese. C’è una certa spregiudicatezza nello sconvolgere a proprio piacimento un calendario sapientemente dosato per dare la giusta visibilità a tutti.

Ma non è solo questo, ci ricorda Boselli, è lo scontro tra due diversi modi di concepire la moda quello a cui stiamo assistendo: ”Il nostro è fondato sulla produzione, e lo dimostrano i numeri - sostiene Boselli – 700 mila addetti e 70 mila imprese. Il loro è improntato sul marketing e sul branding”. Il problema sarà affrontato a novembre. Milano e Parigi potrebbero proporre di essere le prime a presentare le collezioni, in questo caso chiuderebbero New York e Londra. Si vedrà.

Per il momento godiamoci le passerelle parigine, che accanto ad abiti impeccabili e di gran classe propongono anche non poche stravaganze e modi diversi, quasi in contraddizione, di proporre l’immagine femminile per la prossima stagione estiva: c’è chi la immagina come una bambola con gonne a corolla dai colori accesissimi e gioiosi, come Victor & Rolf, o come una dark lady, aggressiva e provocatoria, in nero trasparente e abiti e calza tatoo, come Jean Paul Gaultier.

Nel frattempo qualche imprevisto umoristico si è verificato. Alla sfilata di Balenciaga è crollata, poco prima che le modelle uscissero in passerella, la panca riservata ai vip. Un segno…? La terribile e temibile direttrice di Vogue America, Anne Wintour ha dovuto assistere in piedi, e insieme a lei molto gente “che conta”.

Attrici innanzi tutto: la divina Catherine Deneuve e la figlia Chiara Mastroianni, Isabelle Huppert, Charlotte Gainsbourg. Intanto lo spettacolo andava avanti, con giacche dai volumi architettonici indossati sugli short.

A proposito di giacche, che dire di quelle di Vivienne Westwood che si è ispirata alla rivoluzione culturale cinese, facendo indossare alle modelle persino il berretto alla Mao Tse Tung? “Odio la violenza- rassicura la stilista - ma la bellezza dell’uniforme cinese mi incanta sempre”. E mentre alcune giocano alla rivoluzione, altri giocano con le trasparenze intriganti.

E’ i l caso di Dior, la maison orfana ormai dallo scorso anno di John Galliano, cacciato per gli insulti antisemiti rivolti a una coppia in un café del Marais.

La collezione è stata disegnata dal braccio destro di Galliano, Bill Gayten, ma a detta dei critici manca quel qualcosa di estroso e magico che caratterizzava i modelli del “maestro caduto”. Chi lo sostituirà? Quale creativo potrà eguagliarne la genialità? In molti scommettono su Marc Jacobs, lo stilista di Louis Vuitton, Ma si fanno anche altri nomi importanti. Anche per la risoluzione di questo problema bisognerà attendere.

Poi le donne angelo di Lanvin, con ricami giganti e pietre Swarovski; le cappe da sera di Martin Margiela. E ancora: il belga Dries Van Noten che presenta abiti con stampe di paesaggi notturni di città come Londra, Las Vegas, Marsiglia, Beirut, ispirati alle foto di James Reeve; Nina Ricci, che propone signore bene che sulla gonna bon ton indossano solo il reggiseno e l’eterna fanciulla romantica, tutta veli e fiori, incarnazione di giovanile innocenza, di Cacharel.

E mentre le donne parigine sfilano in migliaia contro le violenze sessuali, in concomitanza con analoghe manifestazioni negli States, indossando abiti succinti e provocanti dietro allo striscione:”No è no. Uno stupro non è mai consentito, né provocato e non è mai colpa della vittima”, in quella che provocatoriamente definiscono “la marcia delle sgualdrine” (SlutWolk), contemporaneamente sulle passerelle sfilano alcuni abiti stravaganti, al limite del grottesco il cui obiettivo e certo quello di non passare comunque mai inosservate.

Il nude look trionfa e le trasparenze sono totali, non lasciano intravedere, mettono tutto in bella mostra, soprattutto il seno. Sfilano abiti neri e severi la cui parte superiore è completamente nuda. E ancora corsetti da guerriero ornati da pappagallini, cappellini che persino Marina Ripa di Meana farebbe fatica a indossare, copricapo punitivi che alludono all’obbligo per alcune donne musulmane di indossare il velo.

C’è di tutto. Non sono solo modelli a cui ispirarsi molti di quelli che sfilano, piuttosto provocazioni e suggestioni culturali in un vorticoso megashow che ci ricorda che dopotutto Parigi è sempre Parigi.