A Genova, torna il sogno della barca

Alla Fiera, il 51.mo Nautico dall’1 al 9 ottobre salone_nautico_296

di Luigi del Giudice

Il clima in cui si apre questa 51.ma edizione del Salone Nautico di Genova, in programma alla Fiera dall’1 al 9 ottobre, non è dei migliori. La crisi, che l’anno scorso ci si augurava di superare, è ancora lì. Forse, più forte di prima. Ma la barca è come un sogno. Ti fa sognare nel bene e nel male. Sì, perché c’è un’immagine positiva, quella del sogno, e un’altra opposta, quella che l’associa al ricco e, quasi di conseguenza, all’evasore fiscale.

Genova è un appuntamento ineludibile
Ma i numeri confermano che il settore a Genova è presente in forze, perché ha la volontà di reagire. Del resto, è un appuntamento ineludibile. Le presenze sono per lo più simili all’anno scorso, con circa 1.300 cantieri, di cui il 35% stranieri. Mancano solo quelli che per la situazione economica sono stati costretti a chiudere. Le barche in mostra sono 2.000, di cui 450 ormeggiate nella suggestiva sezione floating. Tra queste, ci sono 450 nuove imbarcazioni. Speranza e preoccupazione insieme Il Salone, quindi, è all’insegna della speranza, ma con tante, proprio tante preoccupazioni, e, poiché, è una kermesse ineludibile, se non si vuol restare fuori del mercato, occorre esser presenti. E, così, Genova si conferma come un appuntamento da non perdere, nonostante la crisi. Cerchiamo di capire meglio quali siano le tante preoccupazioni. Oltre la crisi, che è il motivo conduttore di questo momento, c’è la preoccupazione che deriva dall’immagine negativa che la stampa fa emergere della nautica, associandola spesso e con estrema facilità all’evasore fiscale, il ricco possessore di yacht che evade le tasse. Eppure, non è sempre così. Anzi, nella maggior parte dei casi gli armatori registrano la propria barca e pagano le tasse.

E’ facile dire barca-ricco-evasore
Inoltre, l’idea che la barca sia solo di chi ha tanti soldi sembrava stesse scomparendo con tanti nautici dalle possibilità limitate che hanno deciso l’acquisto per il diporto o una semplice vacanza all’insegna del risparmio. Ma la vacanza in barca è diventata molto costosa e, così, tanti lasciano la barca in secco e fanno una vacanza più classica, diversa. Ma senza barca. Il mare, quest’anno, sembrava deserto e era difficile intravedere qualche vela all’orizzonte. Perché? A parte i costi alti, la paura per i controlli troppo frequenti, anche in mare e che, spesso, si rivelano soltanto un modo per fare soldi. Un qualcosa di simile all’autovelox per l’auto, che, all’insegna della sicurezza, rovina qualche famiglia con cifre da capogiro. Al contrario, manca una politica che sviluppi la vacanza in barca e non solo per visitare le bellezze italiane come tante isole, ma anche per favorire un risparmio di cui l’economia italiana sente tanto la necessità.

I cantieri italiani puntano all’estero
La grande produzione, cioè i cantieri più grandi si orientano da tempo verso quegli stati esteri cosiddetti emergenti come il Brasile, la Cina, dove non esiste ancora una nautica, e dei soliti paesi dell’Est, per i tanti grandi ricchi. E il solo modo per continuare una produzione che resta tra le migliori del mondo, se non la più apprezzata. Altrimenti, la cantieristica italiana chiude i battenti. Quindi, la presenza alla rassegna ligure è importante, forse necessaria. Il mercato, in effetti, nasce e si produce da lì. Forse, per questo, il Salone internazionale nautico di Genova, da anni e anni leader incontrastato per la sua supremazia nell’esposizione di imbarcazioni, resta unico al mondo.

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