La mossa di Abu Mazen ha aperto un vivace confronto nel governo israeliano, composto da più anime. Nessuno comunque concepisce la nascita del nuovo Stato.
Uno dei "falchi" di Netanyahu è il ministro degli Esteri Lieberman, il quale da sempre asserisce che uno Stato palestinese entro i confini del 1967 non porrebbe fine al conflitto. "Posso dire con assoluta certezza che una decisione unilaterale dell'Anp avrà conseguenze dure e gravi", ha detto.
Con Lieberman, tra i fautori di una risposta dura ci sono anche il ministro delle Finanze, Steiniz, e il vice primo ministro, Yaalon.
Il titolare israeliano della Difesa, il laburista Barak, e il capo dell'intelligence Meridor si sono già detti con- trari a sanzioni contro l'Anp. Barak, da sempre ritenuto una "colomba", ha peraltro incontrato a New York il primo ministro palestinese, Fayyad.
Nell'avvicinarsi dell'Assemblea genera- le dell'Onu, il governo israeliano è stato invitato a non compiere azioni che possano destabilizzare l'Anp.
Il più esplicito è stato il presidente Usa, Obama, secondo il quale "Israele farebbe male solo a se stesso se decidesse di sospendere la collaborazione sulla sicurezza con i palestinesi".
Quanto accade a Palazzo di Vetro non sembra riguardare la Striscia di Gaza, che formalmente fa parte dei Territori Anp, ma da 4 anni è in mano ad Hamas.
Gli estremisti islamici, rivali di Abu Mazen, non possono pubblicamente criticarne l'iniziativa, ma neppure possono riconoscere Israele, come prevede la mossa del presidente. Riferendosi infatti ai confini del 1967, la richie- sta dell'Anp riconosce implicitamente l'esistenza di Israele.
Hamas, alleato dell'Iran, punta apertamente alla distruzione di Israele e, in base alle ultime elezioni, si ritiene il legittimo rappresentante palestinese.
(R. F.)