Atlante delle crisi


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La scommessa di Abu Mazen

'Ammetteteci come Stato sovrano' abu_mazen_296

Il presidente palestinese gioca a carte scoperte e, dopo tanti anni di prudenza all'insegna dell'attendismo e del dialogo, chiede alle Nazioni Unite di riconoscere la sovranità del suo popolo.

Venerdì 23, Abu Mazen porterà al Consiglio di sicurezza Onu la richiesta di adesione dello Stato palestinese, entro i confini del 1967. Prima di farlo, spiegherà le ragioni del suo gesto all'Assemblea generale dell'Onu.

Se, come sembra certo, il Consiglio non riconoscerà uno Stato palestinese a pieno titolo, resta la possibiltà di uno "Stato osservatore", riconosciuto da parte dell'Assemblea generale.

La scelta di Abu Mazen segna una decisa svolta nella politica di Fatah, la fazione palestinese ritenuta più moderata,al potere nella sola Cisgiordania.

La richiesta di riconoscimento del nuovo Stato è fonte di tensioni sia con Israele che con gli Stati Uniti, e spiazza un'Europa disorientata, che insiste per una ripresa del dialogo ma non sa formulare proposte credibili.

Il riconoscimento di uno Stato palestinese, anche se con lo status di semplice "osservatore", darebbe all'Anp, ad esempio, la possibilità di denunciare Israele alla Corte penale internazionale per l'occupazione della Cisgiordania.

Il leader palestinese avrebbe potuto puntare a uno status intermedio, ma ha preferito rivolgersi direttamente al Consiglio di sicurezza, pur sapendo che gli Usa useranno il diritto di veto.

Nell'ultimo decennio, Washington ha usato 9 volte il suo veto a sostegno di Israele. L'ultima volta, nel febbraio scorso, bloccò una risoluzione di condanna della costruzione di nuovi insediamenti ebraici in Cisgiordania.

Il veto americano potrebbe comunque non servire: la risoluzione ha bisogno di 9 voti su 15, e fin qui sembrano acquisiti solo quelli di 7 Paesi: Cina,Russia, Brasile,India,Libano,Nigeria, Sudafrica.

La richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese in qualità di osservatore (come il Vaticano) potrebbe ottenere il suo viatico all'Assemblea generale, dove serve una maggioranza dei 2/3, pari a 129 Stati membri su 193.

Il blocco asiatico, quello africano e quello latino-americano sembrano orientati ad appoggiare Abu Mazen.

L'Europa dei 27 arriva all'appuntamento ancora una volta disunita, con alcuni grandi Paesi favorevoli, altri contrari e altri in posizione di attesa. Colpi- sce che molti degli Stati che hanno ri- conosciuto il Kosovo siano reticenti a fare altrettanto con la Palestina.

La posizione italiana sulla questione palestinese non può prescindere da quella degli alleati europei. La Farnesina ha fatto sapere che, a Palazzo di Vetro, il ministro Frattini si impegnerà per lavorare a una posizione comune, poiché "l'Ue non può farsi trovare divisa su un tema così importante, senza correre il rischio di perdere la propria credibilità".

L'Alto rappresentante Ue, Ashton, ha auspicato una "soluzione costruttiva, capace di raccogliere un ampio consenso e consentire una ripresa dei negoziati" ed è la linea che l'Italia ha detto di voler seguire.

(R. F.)