L’energia verde è quella più apprezzata dall’opinione pubblica. La produzione totale nei Paesi del Medioriente e Nord Africa è aumentata dall’8,4% tra il 2000 e il 2007, con in testa Egitto e Iran.
Il motivo di trovare fonti alternative e rinnovabili per produrre energia è puramente di interesse economico: ridurre il consumo interno di carburanti fossili per evitare la completa dipendenza dal petrolio, per dedicarlo quindi alle esportazioni.
La corsa alla ricerca di fonti alternative è affannosa: dal solare alle biomasse, dall’eolico al nucleare, quest’ultimo il più diffuso perché considerato a basso costo e un’energia in grado di essere prodotta in tempi brevi.
A Bushehr, in Iran, pochi giorni fa è stata inaugurata la prima centrale nucleare della Storia della Persia. Il Presidente Mahmoud Ahmadinejad ha di recente anche annunciato l’obiettivo di costruire 32 nuove centrali nucleari. C’è fame di energia nella regione perché i consumi sono aumentati di olre il 5% dal 1999 al 2009, il dato di crescita più alto dopo l’Asia. Mentre il consumo di petrolio è cresciuto in media del 4% all’anno. Ma Teheran ha anche firmato un accordo con un Paese un tempo rivale, il Pakistan. Con Islamabad è stato siglato per la prima volta una joint venture per realizzare un parco eolico da 1000 megawatt.
Il Pil, prodotto interno lordo, di molti Paesi arabi dipende per oltre il 50% dagli introiti delle esportazioni di greggio, il benessere economico di questo Stati dipende dagli idrocarburi.
Per gli analisti, nei prossimi 20 anni il greggio saudita basterà solo al mercato interno
L’Arabia Saudita ha da tempo avviato contatti con società americane, coreane, giapponesi e francesi per la costruzione di reattori. Riad ha stanziato centinaia di milioni di dollari in investimenti nelle energie rinnovabili e nel nucleare. Molti credono che serva per dotarsi di energia atomica per controbilanciare i programmi di Teheran e il potere della bomba atomica israeliana.
L’Egitto e i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo hanno commissionato
studi di fattibilità per realizzare impianti nucleari per scopi pacifici. Ma il Cairo punta anche alle rinnovabili, e annuncia che dal 2020 intenderà produrre il 20% del proprio fabbisogno dalle centrali eoliche.
Il Kuwait ha siglato un accordo di cooperazione sul nucleare con la Francia.
Ad Abu Dhabi nel 2012 la centrale solare più grande del mondo
Gli Emirati hanno siglato alla fine del 2009 un accordo del valore di 40 miliardi di dollari per costruire reattori nucleari con la società di Stato della Corea del Sud, Korea Electric Power Corp.Ma per produrre energia pulita puntano anche allo sfruttamento delle biomasse. Masdar City è il quartiere a emissioni zero che sorge ad Abu Dhabi. Entro il 2012 il ricco Stato del Golfo prevede di inaugurare la centrale solare più grande del mondo. Il primato lo detiene al momento l’Arabia Saudita.
In Turchia è stato assegnato l’appalto per la costruzione del primo reattore sul Mar Morto, che entrerà in funzione nel 2015.
La Giordania continua a lavorare sulle energie tradizionali come dimostra un recente accordo con l’Iraq per la realizzazione di un gasdotto, ma due anni fa ha lanciato un bando per la scelta del sito dove costruire il suo primo reattore nucleare. E ha siglato un memorandum di cooperazione con Cina e Giappone.
Israele ha in programma la realizzazione del più grande impianto a energie rinnovabili della regione. Dovrebbe sorgere entro la fine del 2012 nell’area nord delle alture del Golan.
In Nord Africa il gigantesco progetto Desertec
I Paesi del Nord Africa si dedicano all’energia solare sfruttando il deserto del Sahara. Un’immensa centrale di pannelli solari tra le dune di sabbia. Questo è il progetto Desertec, del valore di 400 miliardi di dollari, che sfrutterà anche il vento per produrre elettricità per Medioriente, Nord Africa e anche Paesi dell’Unione europea.
L’iniziativa è della società tedesca Dial GmbH di Monaco. Al progetto hanno aderito tutti i colossi dell’energia, anche se la guerra in Libia e la tensione in tutto il Nord Africa starebbe mettendo in pericolo la realizzazione del progetto. (McdM)