L'attacco finale al cancro passa dalle ossa. Sono loro le 'incubatrici' del tumore, la 'trincea' da dove la malattia può tornare a colpire anche a 10 anni da una presunta guarigione. Dopo un carcinoma al seno, alla prostata o al polmone, 3 malati su 4 sviluppano metastasi ossee. Ma partendo dalle ossa il cancro può colonizzare anche altri organi, provocando metastasi viscerali. Nel 50-70% dei casi, poi, le metastasi ossee si traducono in complicanze che compromettono pesantemente la qualità di vita e la sopravvivenza. "Il futuro delle terapie è dietro l'angolo", assicurano gli esperti, ma la metà dei malati si sente poco o per nulla informata.
Il tema è stato al centro di un incontro di sensibilizzazione organizzato a Milano dal gruppo farmaceutico Amgen e patrocinato da Europa Donna, movimento fondato dall'oncologo Umberto Veronesi proprio per promuovere informazione e prevenzione. "Circa l'80% delle persone che muoiono di cancro ha sviluppato una metastasi ossea", spiega Francesco Bertoldo, Unità operativa di medicina interna dell'università di Verona. "Le neoplasie più a rischio sono i tumori al seno (il 70% delle pazienti sviluppa una metastasi ossea), alla prostata (circa l'80% dei malati) e al polmone (50%). Ma si è scoperto che il pericolo riguarda anche altri carcinomi come ad esempio quello intestinale, non classificato come a rischio".
Il capitolo metastasi ossee si sta ingrandendo sempre di più proprio per la diffusione della diagnosi precoce e il progresso delle cure. Fortunatamente "oggi i pazienti vivono di più e meglio - osserva Bertoldo - ma aumentando la sopravvivenza, cresce anche la possibilità che prima o poi si sviluppino metastasi osee". E la 'doccia fredda' può arrivare "anche 10 anni dopo che un malato è stato ritenuto guarito", avverte lo specialista.
All'origine di tutto, continua Bertoldo, c'e' il fatto che "l'osso e' il 'serbatoio' delle cellule neoplastiche". Nel midollo osseo, infatti, non abitano solo le staminali. Ci sono anche altre cellule che si 'travestono' da staminali e occupano la loro casa. "Nell'osso le cellule del tumore vengono coltivate e ospitate in una fase di quiescienza - precisa l'esperto - fino a che a un certo punto, per motivi legati al turnover dell'osso stesso, anche a distanza di anni si risvegliano e producono metastasi. Non solo a livello osseo, ma anche a livello viscerale, in altri organi".
Una volta che il cancro comincia a 'erodere' l'osso, fino a 7 malati su 10 sperimentano i cosiddetti eventi scheletrici correlati. "Si tratta di complicanze che insorgono quasi subito, entro un anno dalla diagnosi di metastasi ossea - prosegue lo specialista - Fratture, potenziale compromissione del midollo spinale, ipercalcemia e dolore osseo grave che puo' rendere necessarie la chirurgia o la radioterapia. Con un conseguente impatto molto pesante sulla sopravvivenza", anche perche' "ogni complicanza raddoppia il rischio che ne insorgano altre".
Nonostante la gravita' del problema, "anche a livello degli oncologi resiste purtroppo un difetto di comunicazione", ammette Michele De Laurentiis, Dipartimento di endocrinologia e oncologia molecolare e clinica dell'universita' Federico II di Napoli. Da un sondaggio condotto quest'anno per conto della Skeletal Care Academy e sostenuto da Amgen, che ha riguardato 5 Paesi europei (Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna), emergono "dati sorprendenti", commenta l'esperto: la meta' dei pazienti (49%) che hanno avuto una diagnosi di metastasi ossea dichiara che non era stata avvertita del rischio, e sempre la meta' circa (47%) sostiene di non aver ricevuto la prescrizione di un trattamento ad hoc contro le metastasi ossee.
Eppure "esistono già dei farmaci efficaci - dice Bertoldo - e altre terapie sono in arrivo, anche in Italia. Sono principi attivi di nuova generazione che hanno centrato target biomolecolari molto precisi". Tra queste il denosumab, già autorizzato con iter accelerato in Usa e Ue per la prevenzione degli eventi scheletrici correlati nei pazienti con metastasi ossee da tumori solidi. Il farmaco è atteso nel nostro Paese entro la fine del 2012. "Il futuro è dietro la porta - conclude Bertoldo - Da un approccio puramente palliativo, si va verso terapie adiuvanti somministrate in un'ottica di prevenzione".
Accanto alle cure, sempre più intelligenti e mirate, tra le parole d'ordine contro il cancro ci sono sempre prevenzione e informazione. Questa la missione di Europa Donna, ricorda durante l'incontro Antonella Moreo, cardiologa e delegato europeo dell'associazione non profit. "La nostra mission - afferma - è il perseguimento della prevenzione e della cura, lungo un percorso che va verso la guarigione, attraverso un lavoro multidisciplinare di squadra".
L'associazione è attiva dal 1993 con iniziative di sensibilizzazione concrete. La prossima è in programma il 10 ottobre al Teatro Franco Parenti di Milano: la serata vedrà protagonista un'attrice sopravvissuta a un cancro al seno, e lo show sarà seguito da un dibattito con esperti.