di Rita Piccolini
Si è aperto a Roma, e il pubblico lo potrà vistare fino al prossimo 18 settembre, il Salone del Lusso.
Che senso ha un evento del genere in piena crisi economica italiana, europea, mondiale, con lo spettro della recessione, le fabbriche che chiudono, i giovani disoccupati, il precariato esteso fino quasi alla soglia della terza età, i pericoli di declassamento e lo spettro del default?
Riproporre l’eccellenza dei prodotti italiani, il “made in Italy”, rianimare il mercato agonizzante, far conoscere i giovani talenti. Almeno questo è lo scopo che si prefiggono gli organizzatori:”Expo Luxe- leggiamo sul numero speciale dedicato all’iniziativa - nasce con l’obiettivo di essere punto di riferimento per chi è alla continua ricerca dell’eccellenza, come espressione di sé e del proprio vivere, proponendo anche una nuova frontiera del lusso che non sta solo in beni materiali costosi, ma in prodotti e servizi che rimandano a uno stile di vita autentico”. L’iniziativa è patrocinata dal ministero dello Sviluppo economico, il ministro del Turismo, il Comune di Roma, la Regione Lazio e la Provincia di Roma.
La “location” è indubbiamente da sogno: Il cinquecentesco Palazzo Ferrajoli, in piazza Colonna, proprio di fronte a Palazzo Chigi. E’ stato messo a disposizione dal marchese Giuseppe Ferrajoli di Filacciano. All’ingresso lo stemma della casata, con una torre a simboleggiare la solidità e la sicurezza e sotto il motto: “Virtute et labore”.
Sembra di stare in un altro mondo a parlare di “luxury lifestyle”. Fuori frotte di turisti in pantaloncini corti e infradito che si comportano tra le meravigliose vie della città come se fossero al mare, complice anche la temperatura tropicale. C’è pure una manifestazione davanti a Montecitorio. Protestano i ragazzi disabili con i genitori per i tagli alla scuola che hanno più che dimezzato gli insegnanti di sostegno. Il clima è rovente.
Ma dentro le sale c’è un'altra realtà. Nessuno sembra preoccuparsi della quota dello “spread btp bund”, ma solo del lusso, dell’unicità del prodotto, della raffinatezza. C‘è curiosità per la nuova fragranza dell’esclusivo profumo d’élite a edizione limitata,”Gold Opulence” (nel nome il programma) , prodotto dai Profumi del Lusso, sponsor dell’iniziativa. Si possono poi ammirare borse gioiello realizzate utilizzando pietre scolpite, pelle di pitone e altri materiali pregiati; oggetti di ceramica artistica di Vietri; accessori per la casa e complementi di arredo realizzati con migliaia di Swarovski; indumenti personalizzati e resi unici da inserti autenticati da artisti e che ripropongono particolari delle loro opere; e poi gioielli tempestati da pietre preziose, anche quelli più modestamente realizzati in ferro; accessori vintage quali borse, cappelli, bigiotteria, oggetti e curiosità americane che arrivano a noi direttamente da Hollywood, o che negli anni Sessanta furono indossati dalle first lady. Poi ancora occhiali gioiello interamente fatti a mano, pezzi unici la cui distribuzione è selezionatissima.
Expo Luxe, la cui missione è quella di promuovere il lusso quale motore dell’economia, è organizzato da AJCOM e da Word & Pleasure magazine con la sponsorizzazione dei Profumi del Lusso di cui sopra.
In conferenza stampa Alejandro Jantus, uno degli organizzatori, quasi a prevenire le ovvie obiezioni dei giornalisti presenti sull’opportunità di parlare di lusso estremo mentre preoccupa e non poco la tenuta economica del Paese, la butta sul sociale:”L’oro è un bene rifugio” afferma, ed è vero, oppure:”Vengono proposte opere che si rivalutano nel tempo”; “Siamo sensibili al lusso solidale”(per la promozione di giovani artisti che sono squattrinati e precari per definizione). E poi ancora riportandoci di colpo alla dura attualità: “Non vogliamo ostentare il lusso, qui nessuno vuole evadere il fisco, ma solo promuovere i consumi”.
La professoressa Caccamo, sociologa della Sapienza di Roma, azzarda anche un’analisi per l’appunto sociologica e ci spiega che il lusso va contestualizzato e che è comunque legato al mondo della moda. L’alta moda nasce così, per pochi e raffinati, e sempre di più si sente la necessità, per sfuggire alla volgarità dell’omologazione, di abiti di alto artigianato, fatti a mano e su misura. Nella post-modernità, spiega la professoressa c’è maggiore individualismo e a dominare sono l’edonismo e le emozioni che il lusso provoca.
Per accedere all’inaccessibile comunque l’ingresso è libero e gratuito.