Sarà stata l’innata ingenuità americana o la presunzione di un popolo che pensava di essere invincibile e di avere sempre quello che vuole, ma l’attentato al World Trade Center nel 1993 fu sottovalutato.
“Mi trovavo nel palazzo anche il 26 febbraio del 1993, quando un camion pieno di esplosivi saltò in aria”, ricorda Herbert Ouida, sopravvissuto all’11 settembre. Quel giorno ero al 34esimo piano. Dobbiamo scoprire quali sono le motivazioni dei terroristi e fare quel che si può per arrivare alla comunità Musulmana per far capire che non pensiamo che la loro religione promuova il terrorismo. E’ necessario creare un ponte con l’Islam in tutto il mondo. Non possiamo agire come se un miliardo di Musulmani rappresentasse il male. La nostra sicurezza non si costruisce sul fare più guerre, bensì su una maggiore comprensione”, pensa Ouida, un Cristiano Unitariano universalista, padre di un ragazzo di 25 anni, morto al 105° piano della Torre Nord. “E’ difficile, ma pensiamo sia meglio accendere una candela che maledire l’oscurità”.
L'11 settembre è stato il culmine dell'attività terroristica di Al Qaeda. Bin Laden era ricercato dal 1998, dagli attentati del 7 agosto alle ambasciate Usa a Nairobi,in Kenya e Dar es Salaam, in Tanzania: 223 i morti, oltre 4mila i feriti. In risposta, il presidente Usa Clinton ordina raid su siti militari in Sudan e Afghanistan.
Al Qaeda non si ferma e l'11 marzo 2004 a Madrid scatena una serie di attacchi terroristici alla rete ferroviaria: 191 i morti, 2057 i feriti.Il 7 luglio 2005 a Londra attentatori suicidi colpiscono i trasporti pubblici, metropolitana e bus: 52 i morti, 700 i feriti.
Il 7 ottobre 2001 comincia la guerra in Afghanistan, sotto controllo talebano.Usa e Nato forniscono supporto tattico e logistico. Con la conquista di Kabul le truppe occidentali aumentano la loro presenza, Usa e britannici in testa.
L'amministrazione Bush motiva la guerra come lotta al terrorismo seguita agli attentati dell'11 settembre. Scopo: distruggere Al Qaeda e catturare o uccidere Osama Bin Laden.
Analoga la motivazione per il conflitto in Iraq, che esplode nel 2003. Gli Usa sono alla guida. Nel 2006 viene catturato e impiccato Saddam Hussein, condannato per crimini contro l'umanità.
Decennale 11/9 si festeggia la morte di Osama Bin Laden
Per la prima volta gli Stati Uniti ricordano le vittime delle stragi dell'11 settembre vedendo una luce alla fine del tunnel. Osama Bin Laden non c'è più dopo oltre 10 anni di caccia all'uomo.
La mente di Al Qaeda stava lavorando dal suo rifugio di Abbottabad, dove è stato ucciso dai Navy Seals, per allestire un commando di militanti e mettere a segno un attentato in occasione del decennale dell'11 settembre. Lo ha scritto il Wall Street Journal. La Cia sequestrò del materiale durante il raid nel covo di Bin Laden lo scorso 2 maggio, quando il leader terrorista fu catturato e ucciso.
Gli uomini di Bin Laden sono ancora una minaccia
Sono quasi tutti morti o in carcere i membri più importanti di Al Qaeda, responsabili del più micidiale attacco agli Usa sin dal bombardamento di Pearl Harbor nel 1941.
Ma alcuni sono ancora una minaccia, non solo per gli Stati Uniti. Nella lista dei ricercati: il “dottore”, l'egizianoAl Zawahri, erede di Osama, con i suoi uomini braccati sulle montagne pachistane e afghane dai droni Usa. Altri 'wanted': l'egiziano Al Masri, lo yemenita cittadino Usa Al Awlaki, e Bahaji, mente della cellula di Amburgo di cui faceva parte Atta, leader dei 19 dirottatori dell'11 settembre. Sondaggio Usa: investite troppe risorse in guerre
Il 59% degli americani ritiene che gli Stati Uniti abbiano reagito correttamente alla tragedia dell'11 Settembre, ma abbiano investito troppe risorse, contribuendo alla crisi economica del Paese.
E' quanto rivela un sondaggio del Brookings Institution, secondo il quale per la maggioranza degli intervistati la risposta agli attacchi terroristici – in primis, le guerre in Iraq e Afghanistan - sia stata quella giusta.
Il 40% degli americani ritiene tuttavia che ci sia stato un investimento eccessivo di risorse, che ha contributo "molto" ai problemi economici americani, per il 19% l'influenza sulla crisi si riduce a “un po’” mentre il 30% non vede alcun collegamento tra i due fenomeni. A fare la parte del leone è la guerra in Iraq, che per il 55% è costata troppo, un altro 50% indica il conflitto in Afghanistan mentre il 44% punta il dito contro l'alleanza con altri Paesi della comunità internazionale.
Variegato il giudizio sul mondo arabo-islamico: se infatti il 61% degli intervistati ha una “visione sfavorevole” dell'Islam, il 55% ritiene però che gli attacchi dell'11 settembre non rappresentino "i veri insegnamenti" della religione musulmana. Pareri positivi anche sulla primavera araba, con il 53% degli americani che si schiera con le sollevazioni popolari e una percentuale simile che si dice favorevole a un aumento di democrazia in quei Paesi, anche se questo si può tradurre in una maggiore opposizione alle politiche statunitensi.
(McdM)