Il ricordo di George W. Bush e Barack Obama


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Parlano i sopravvissuti: 'Ero al 77° piano della North Tower'

Interviste esclusive ad agenti della Port Authority, detective del NYPD, broker finanziari, famiglie e altri testimoni

Interviste esclusive di Mariaceleste de Martino (mceleste.demartino@rai.it)

Il segretario Andrew Card gli sussurra all'orecchio che un tremendo attentato terroristico ha colpito la città di New York. Il presidente George W. Bush sta leggendo una favola a un gruppo di bambini di una scuola elementare in Florida. L'Air Force One decolla alle 9:55 da Sarasota, stranamente non è accompagnato da un caccia di scorta.

Alle 10:32, il suo vice Dick Cheney lo informa di una minaccia contro l'aereo presidenziale. Resta in aria per quasi due ore. Quando atterra in Louisiana fa il suo discorso: “Gli attentatori pensavano di gettare il nostro Paese nel caos. Hanno fallito: la nostra nazione non è mai stata così forte”.

“Guidavo lungo la Lake Shore Drive di Chicago”, ricorda Barack Obama che all'epoca era senatore dell'Illinois. Ho alzato il volume della radio: “Un aereo si è schiantato contro il World Trade Center di New York”. All'inizio pensa “a un piccolo aereo con problemi meccanici”. Più tardi, assieme a tanta gente, Obama guarda le Sears Towers, i più alti grattacieli del mondo fino al '98

e si rende conto che sarebbero potute crollare. E' stata “una tragedia che ci ha unito e reso più forti”, ha detto Obama che, assieme alla First Lady Michelle, partecipa alle cerimonie a New York, in Pennsylvania e a Washington DC.

Padre e figlio in ufficio, uno al 77° piano, l’altro al 105°. Uno si salva, l’altro muore.

Herbert Ouida era vice presidente della World Trade Centers Association. “Arrivai al lavoro alle 7:30 assieme a mio figlio Todd, di 25 anni", racconta a Televideo. "Ero al telefono quando l'edificio fu colpito dall'aereo tra il 90° e il 95° piano. Ero al 77°. Mio figlio, al 105°, morì assieme a tutti quelli sui piani superiori”.

“Ci misi un’ora per uscire dal palazzo e ci volle qualche giorno per accettare la morte di Todd. All'inizio lo andavoa cercare negli ospedali. Poi, furono ritrovati i suoi resti e anche il suo portafoglio. Capii che non c'era più”. Ouida lasciò il suo lavoro e fondò una Associazione benefica a nome del figlio.

Herbert Ouida è un uomo forte e fa commuovere mentre racconta la sua storia personalissima. E’ difficile trattenere le lacrime che gonfiano la gola.

Gli agenti al lavoro tra macerie e choc

La vita di Frank Giaramita, ex sergente della polizia di Port Authority, cambiò da quell'11 settembre, “è cambiata e non sarà mai la stessa” dall’11 settembre, un giorno che gli riappare ancora in sogno a distanza di 10 anni. Fu uno choc quando arrivò la chiamata d'intervento: “Non riuscivamo a capire come potesse essersi schiantato un aereo in una giornata di sole e con il cielo limpido”, dice a Televideo

“Arrivammo al Wtc. La scena era da film dell'orrore. Tutto polverizzato. La gente terrorizzata, non riusciva a respirare. Ho perso due compagni, PO Paul Jurgens e il Capitano Kathy Mazza, e da allora è crollato anche il mio matrimonio. Ora, non prendo più precauzioni per nulla, non indosso neanche la cintura in auto. Penso che se si deve morire si muore”.

”A tutt’oggi ho degli incubi tremendi, ogni settimana, da dieci anni. Non sono più lo stesso, e me lo disse anche mio padre ‘Non sei il figlio che avevo prima’. Aveva ragione”.

“Ma l’11 settembre ha avuto anche degli effetti positivi nella mia vita: cerco di divertirmi il più possibile e di vivere come se dovessi morire da un giorno all’altro. Ho imparato che tutto può finire in un batter d’occhio, quindi mi godo la vita oggi e in ogni momento. Sono più preparato alla morte ora e non ne sono spaventato. Non ho paura di vivere a pieno, e ho fatto tante cose che avevo intenzione di fare”.

Frank Giaramita è stato tra gli agenti che hanno anche estratto i metalli preziosi dai caveau del World Trade Center. Centinaia di lingotti d'oro trasportati con 132 furgoni blindati, in 4 giorni 24 ore su 24.

“Da allora non vado in metro e nei tunnel”

Niente più metro e luoghi sotterranei, inclusi i tunnel che collegano le zone della città di New York, per Walter Lipscomb, un sergente di Polizia alto e muscoloso. L'11 settembre gli ha cambiato la vita. “Sono diventato estremamente cauto e più attento a ciò che mi circonda, anche degli aerei che passano nei cieli della città”,dice a Televideo. “Non andai al WTC, ma al St. Vincent Hospital per accogliere i feriti. Non ce ne furono”, racconta ricordando anche un suo compagno,morto nella Torre Nord.

“Ricordo anche l'esplosione del 1993 al WTC, ero lì. E nel maggio 2010, un'ora prima del fallito attentato a Times Square, passai di lì in bicicletta”.

“Penso che la Comunità internazionale stia lottando bene contro il terrorismo, ma penso anche che sia un enorme problema difficile da contenere e da controllare. Considero gli americani un popolo molto fortunato. E penso anche che siamo un po’ arroganti in un certo senso. Fino all’11 settembre, il terrorismo accadeva solo in altri posti, questo si pensava. Forse sono leggermente paranoico ora ma sinceramente penso che qualcos’altro possa accadere e che stia per accadere”.

“Ho visto le persone gettarsi dalle Torri”

“Ero al 19° piano di un palazzo che affacciava sulle Torri. Abbiamo sentito un forte scoppio. Siamo scesi in strada e ho visto delle persone che si stavano lanciando da una delle Torri e i loro corpi cadevano attorno a me. Pensai: cosa sta succedendo di tanto grave per buttarsi dalla finestra!”. A parlare a Televideo è Chris Hillier, broker finanziario.Ora non lavora più a Wall Street

“Ho continuamente degli incubi a dir poco angoscianti,vado in apnea nel sonno, ho paura delle altezze”,dice parlando delle sue crisi causate dal disturbo post-traumatico da stress, ma si sente “fortunato d'esser vivo.Mai dimenticare chi è morto. Io sono tornato a casa”.

La tragedia vista da Staten Island

“Mio marito mi ha chiamato in choc dal lavoro. Era sulla 23esima a Manhattan e stava per scappare a casa. Ho aperto la finestra con in braccio mia figlia di 11 mesi. Ho visto il secondo aereo colpire la Torre", racconta a Televideo Indira Lopez Campbell che vive a Staten Island, uno dei quartieri di New York. “Sono scoppiata a piangere. Mio marito ha camminato per chilometri per arrivare a Brooklyn e da lì a casa”.

“Ero al WTC durante l'attacco del '93 e non posso credere che il nostro governo abbia pensato che fosse l'unico contro gli Usa", dice Robert Brady, detective del NYPD. "Nonostante questo stiamo rispondendo bene ora al terrorismo”.

“Questo Paese e tutte le altre nazioni del mondo occidentale stavano dormendo in piedi. Avrebbero dovuto prevenire tutti gli altri attentati, come quello in Kenya. Il segnale era chiaro: la minaccia del terrorismo stava crescendo. Il fatto che un Paese grande come gli Stati Uniti, con tutta la nostra cosiddetta intelligence e con la tecnologia di cui disponiamo, viene colpito così dimostra che si deve cambiare il nostro modo di pensare e quello di tutto il mondo riguardo la sicurezza dei propri cittadini. Il futuro non sarà sopportabile se non la smettiamo di cercare di cambiare lo stile di vita di altri Paesi che non vogliono l’interferenza di un Paese come il nostro”.

Pompieri a Ground Zero: 19% di rischio in più di ammalarsi di cancro

I pompieri sopravvissuti che hanno lavorato a Ground Zero hanno il 19% di possibilità in più di ammalarsi di cancro rispetto ad altri colleghi. Lo dice un nuovo studio pubblicato a settembre della rivista scientifica Lancet. L'associazione tra l'esposizione al World Trade Center e il cancro è “biologicamente plausibile”. Lo afferma David Prezant, il medico responsabile del New York Fire Department.

Ma il cancro continuerà a essere escluso dalla lista delle malattie comprese nel programma federale creato per le vittime degli attacchi. Tra quelle incluse: asma e trauma psichico.

“Penso che sia ridicolo che il cancro non sia tra le malattie causate dalla tragedia dell’11/9, ma è una cosa tipica e prevedibile. Sono stato a contatto con Ground Zero per tre mesi e dal 2002 ho problemi respiratori, l’asma e la bronchite cronica. Mai stato male prima di allora. Ma i medici di Port Authority dicono che le mie malattie non hanno nulla a che fare con il tempo che ho trascorso a Ground Zero. Lo trovo disgustoso. Per fortuna sto bene, tutto sommato, e ci sono persone che stanno molto peggio di me”.


Nelle foto (dall'alto al basso): Todd Ouida, morto nella North Tower; a destra nell'immagine Frank Giaramita con il compagno Paul Jurgens, altra vittima del WTC; ancora Giaramita nei depositi del WTC mentre recupera lingotti d'oro; Walter Lipscomb a una cerimonia di premiazione; Robert Brady, detective del NYPD; pompieri al lavoro tra le macerie; nell'immagine della fotografa Gulnara Simoilova, il volontario Joseph Rabito soccorre due donne al WTC.